Capitolo 10

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«I-io» perché tra tutte le persone che c'erano a quella festa quella camera doveva essere proprio la sua? Raccolsi il libro e goffamente lo rimisi al suo posto.

«S-scusami, non avrei dovuto, è che ho visto la tua camera dal corridoio e...» non sembrava irritato o infastidito, anzi, sembrava divertito con un sorriso che si forzava a nascondere.

«Vado...» dissi avvicinandomi alla porta, lui era ancora poggiato allo stipite e mentre stavo per uscire mi sbarrò il passaggio mettendo il braccio sulla parte dello stipite opposta.

«Ottima scelta» mi disse con un ghigno e pensai si riferisse al libro che mi era appena caduto dalle mani. Arrossii violentemente non vedendo l'ora che abbassasse quel maledetto braccio per farmi passare. Eravamo troppo vicini e non potei fare a meno di guardarlo negli occhi, verdi come due smeraldi. Mi scrutò per qualche interminabile secondo, uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita ma me lo meritavo, non avrei dovuto infiltrarmi nella stanza di uno sconosciuto. Finalmente mi fece passare, ne approfittai per scappare e ci mancò poco che scendendo le scale non lanciai un urlo. Decisi di prendere una birra e uscire, volevo solo nascondermi. Tornai nel vialetto dove avevo lasciato la Jeep e notai che davanti a me c'erano degli scalini poco illuminati, decisi di sedermi lì. La testa mi faceva male e per come ero abituata, la festa era durata anche troppo. Una volta seduta con la birra in una mano e il cellulare nell'altra, notai una notifica. Chiamata persa da Mathis. Cosa voleva ancora quel coglione? Ero lì per colpa sua. O per merito suo?

Nel vialetto davanti a me c'erano alcuni ragazzi che evidentemente come me avevano deciso di prendere una boccata d'aria fresca. Troppo presa dall'imprecare mentalmente contro il mio ex ragazzo non mi accorsi che altri due ragazzi erano appena usciti dalla casa. Era lui, il ragazzo a cui apparteneva quella bellissima camera, con una ragazza alle calcagna. Era bassa, con i capelli neri e una coda alta, continuava a ridacchiare ad alta voce. Era distante eppure il suo essere ubriaca si sentiva tutto. Lei gli cinse il collo con le braccia e gli diede un bacio intenso. Non avrei saputo dire come mi sentissi in quel momento, sapevo solo che avrei preferito non assistere alla scena. Mi era capitato di infatuarmi di gente a caso, gente vista una sola volta alla fermata del bus o per le strade della città, e onestamente non sapevo spiegarmelo, voglio dire, nemmeno le conoscevo quelle persone.

Vidi lei salire sulla sua Mercedes decappottabile e partire mentre lui rimase solo. Sarei dovuta andare a chiedergli scusa ancora una volta?

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