CAPITOLO 4: (parte prima) il commerciante.

12 1 0
                                    

Ed era cosí che si svegliò mio fratello Luca, con un occhio nero e la fronte sanguinante, per terra, tra i cartoni, pezzi restanti di qualche scatola per imballaggio. Dolorante, aprí gli occhi di scatto come dopo un incubo.
Era stato massacrato e picchiato, in seguito ad una rincorsa per alcuni metri, Luca, cercava di dimenarsi ed il barbone lo aggredí violentemente dalla rabbia. Dietro la scheda c'ero io ad osservare, di violenza in quei giorni ne avevo vista forse troppa, era ingiusto anche questo.
Presi affannatamente una Petra da terra, la guardai e la impugnati come un martello. In poco tempo lo scaraventai addosso al malvivente che cadde a terra poco dopo. Teneva ancora le mani strette attorno ai polsi di Luca. Lo trascini fuori dal vicolo cieco fino a trovare una fontana con alcuni pezzi di cartone attorno e molte bottiglie vuote, era piena fino a metá, e anche se c'era un cartello con scritto "non potabile" bevvi due sorsi, avevo troppa sete e bere era essenziale in quel momento, o sarei morto di sete, forse avevo esagerato, infatti avevo mal di stomaco, ma resistetti, attendendo che Luca si sentisse meglio. Quell'uomo, pur avendo intravisto sotto il cappotto un dimagrimento impressionante, era molto forte e teneri il peggio per noi due. Ma tutto si risolse in qualche ora.
Ora Luca era lí, sdraiato sul bordo, era mattina, e ricordando tutto ciò che era avvenuto la sera precedente tirai un sospiro di sollievo. Lo svegliò un raggio di sole, che di quei tempi era raro, si strinse le spalle fino a scrocchiare la schiena, e mi guardò spento.

IO: Hey, siamo qui, tranquillo, non c'è piú.

LUCA: fratellino...

IO: stai sdraiato, sei ancora a pezzi.

LUCA: grazie.

Capii che mi voleva bene e che era grato per quello che avevo fatto. Io lo proteggevo, anche se nella maggior parte dei casi era lui a difendermi dai problemi. Ero piú piccolo, questo è vero, ma ero molto simile a lui.
Lo aiutano a sollevarsi, per poi metterlo seduto sul bordo in pietra.

LUCA: dobbiamo ripartire, di questo passo la polizia ci troverá.

IO: si, ma come farai? Stai male.

LUCA: no...non ti preoccupare per me, sto bene.

Mi sorrise, sapevo che aveva male alla testa e alle spalle, ma stetti in silenzio e mi misi in piedi.

IO: e ora dove si va?

LUCA: non ne ho idea, dobbiamo cercare qualcuno che ci possa aiutare.

IO: si ma...chi?

LUCA: te l'ho detto, non ne ho idea.

IO: dovremmo anche trovare una zona appartata dove dormire la notte. Sarà come un campeggio, solo che se ci trovano mi sbattono in orfanotrofio, e tu in prigione.

scoppiammo in una risatina isterica, che ben presto finí.
Dopo una sosta di fiato, a Luca venne un'idea, avremmo potuto pernottare in una chiesa, e rifugiarci li, per fortuna era lunerdí è in chiesa non c'era nessuno.

LUCA: ma ne dobbiamo trovare una con poca gente, di quelle non molto appariscenti, piccole.

IO: un mese fa circa, mi ricordo di essere andato in gita con la scuola fino in piazza della Vittoria, poco prima il.centro di Firenze. E avevo visto una chiesetta buia e piccola. Possiamo provare ad andare lí, almeno per una notte possiamo dormire lì dentro.

LUCA: idea geniale, ma dobbiamo entrare di nascosto prima che chiuda il portone e andarcene di nascosto la mattina dopo.

IO: giusto, sarà un impresa difficile, ma ce la faremo.

LUCA: mettiamo in cammino, allora, dov'è questa chiesa?

Cercando di ricordare il tragitto in autobus della gita, ci dirigemmo in quel posto, ma non ero certo fosse la strada giusta. Camminammo per ore, i piedi di nuovo a pezzi, ormai erano passati due giorni dalla fugha dall'ospedale, ed avevamo una fame indescrivibile. Per la strada vedemmo Delle bancarelle, ci affrettammo a raggiungerle fino ad essere certi fossero bancarelle. Vi era una vasta esposizione di formaggi e salumi, mortadella, lardo, gorgonzola, e altri mille tipo di meravigliosi formaggi.
Luca si leccò le labbra, secche per la sete e la fame.

LUCA: al mio tre prendiamo tutto quello che possiamo prendere e scappiamo, ok?

in men che non si dica ci buttammo sui formaggi e sulla mortadella esposta, presi un bel pezzo di mortadella. Il commerciante ci squadrò da capo a piedi senza capire cosa stesse succedendo.
Corsimo via, come ladri, ma dovevamo farlo, o saremmo morti di fame. Ci gridò addosso, come un cane rabbioso, l'accento non era fiorentino, e neanche lontanamente nordico.
Ci rincorse per metri, era molto impacciato, per la sua etá avanzata.
Guardai a terra per non inciamparmi, ma mi scontrai con alcune persone, non avevo tasche, e ci tenemmo il cibo tra le mani, come bottini d'oro.

AndreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora