Greta parcheggiò l'auto e guardò l'orologio. Era in perfetto orario. Si sistemò i capelli già perfettamente ordinati attraverso lo specchietto retrovisore e fece un bel respiro. Il suo primo incarico importante da quando era arrivata in città.
Pochi mesi prima aveva aperto una agenzia di investigazione a Firenze, una filiale dell'agenzia che suo padre e suo fratello avevano a Roma. L'idea del trasferimento era maturata pian piano da una voglia di evadere e cambiare vita che l'aveva assalita dopo la rottura del fidanzamento con Lorenzo. Amava troppo quel lavoro per poter pensare di abbandonarlo completamente e ricominciare daccapo. Così, dopo averne parlato a lungo con la famiglia, aveva fatto le valigie ed era partita a cercarsi un appartamento ed un nuovo ufficio. Per iniziare si era portata alcuni dei suoi collaboratori più fidati. La scelta della città era ricaduta su Firenze perché da qualche anno la sua migliore amica Anna viveva lì e poi era una città affascinante, piena di posti tutti da scoprire.
Il primo mese le cose non erano andate molto bene. Aveva avuto un solo cliente. Anche il secondo mese si era avviato su quei binari e Greta era stata sul punto di ammettere il proprio fallimento e di far ritorno a Roma. Poi le cose erano cambiate: Ascanio, il suo più stretto collaboratore, aveva conosciuto un giovanotto benestante ad una festa privata il quale gli aveva confidato di avere dubbi sulla fedeltà della sua futura moglie. Non ci aveva messo molto a farsi ingaggiare dal giovanotto, i cui sospetti purtroppo si erano rivelati fondati ed il matrimonio era saltato, ma grazie al passaparola i primi clienti erano arrivati e Greta aveva iniziato finalmente a lavorare. Tradimenti, figli indisciplinati che davano filo da torcere ai genitori e adesso questo. Era la prima grande azienda che la contattava.
Il signor Paoletti l'aveva contattata nella mattinata ed aveva chiesto un incontro nel suo ufficio situato nell'immediata periferia della città per poterle illustrare meglio la situazione.
Greta scese dall'auto ed entrò al civico 107. Il palazzo si trovava in una zona residenziale all'apparenza tranquilla, con pochi altri palazzi di una decina di piani e molte villette. All'interno c'era un signore ad attenderla. Indossava un completo rigido scuro da cui spiccava la camicia bianca immacolata è una cravatta blu, dello stesso colore degli occhi.
≪Signorina Greta? Sono Gianfranco Paoletti, grazie di essere venuta. Prego, da questa parte.≫
Greta lo seguì ed imboccarono un corridoio sulla destra. Lo percorsero per una ventina di passi, poi sbucarono in un ampio spazio circondato da porte, tutte chiuse, e al centro una sala con le pareti interamente di vetro ed un enorme tavolo anch'esso dello stesso materiale. Dal soffitto pendevano due maxi schermi situati alle estremità del tavolo, spenti in quel momento. A sinistra li accolse una graziosa ragazza dai capelli corti biondissimi ed un paio di occhiali eccentrici, con la montatura spessa color rosso fuoco. Salutò cordialmente e tornò a battere le dita sulla tastiera.
≪Spero non sia stato un problema per lei venire fin qui≫ l'uomo aveva un'andatura decisa e svelta.
≪Affatto≫, rispose Greta. ≪È una zona molto carina, non avevo ancora avuto modo di conoscerla.≫
≪È qui da poco?≫
≪Cinque mesi.≫
≪Beh, allora ha ancora tanto da scoprire. Mi perdoni, lei è giovanissima.≫
Greta arrossì un poco sotto quello sguardo intenso. ≪Lo sono, però non vorrei che pensasse ad una mia ipotetica inesperienza. Ho sempre lavorato nell'agenzia di mio padre, anche durante il percorso di studi. Adesso era giunto il momento di fare qualcosa per conto mio.≫
≪Ottimo, ottimo≫ rispose Gianfranco sorridendo. Non gli era sfuggito l'atteggiamento fiero della ragazza. ≪Mi piace lavorare con giovani motivati. Venga, andiamo nel mio ufficio così le illustro il problema.≫
Tutt'intorno si udiva il vociare delle persone, qualche cellulare che squillava qua e là ma nessuno era fuori dal proprio ufficio. Gianfranco condusse Greta all'interno di una di quelle porte. Un divano di pelle nera era addossato alla parete di fronte all'ingresso, sotto un quadro dai toni caldi e brillanti. Sulla destra c'erano due poltrone dello stesso colore del divano e una scrivania di legno massiccio dall'aria molto antica. Dietro, una vetrata dava la vista sul giardino.
I due si accomodarono.
≪Signorina, veniamo subito al dunque.≫
Greta annuì e rimase in silenzio. La leggera tensione provata poco prima di entrare aveva ormai lasciato il posto alla concentrazione.
≪La nostra società si occupa di sviluppare app e software per computer, smartphone e tablet. Il mio socio ed io stiamo pensando di ingrandirci e acquisire altre due piccole società. Vorremmo che lei indagasse su queste per scoprire se la fusione potrebbe portarci dei problemi.≫ Prese dal tavolo un fascicolo e lo porse a Greta. ≪Queste sono tutte le informazioni che possediamo sulle società.≫
La ragazza prese il fascicolo ed annuì. ≪Quanto tempo ho?≫
≪Tre settimane. Pensa di farcela?≫
≪Me le farò bastare≫ rispose lei. Le scadenze pressanti la spronavano a dare il meglio di sé.
Gianfranco lesse la sicurezza negli occhi della ragazza e sorrise. ≪Mi sembra molto motivata, Greta. Sono felice di aver scelto lei.≫
≪La ringrazio, signor Paoletti.≫
≪La prego, mi chiami Gianfranco.≫
≪D'accordo, Gianfranco. Se non c'è altro, io andrei.≫
≪Un attimo≫ l'uomo aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una busta color avorio. ≪Vorrei invitarla al cocktail di beneficenza che terremo domenica pomeriggio a Palazzo Pitti. Porti chi vuole.≫
Greta ringraziò e uscì dall'ufficio. La sua amica Anna sarebbe stata felicissima di accompagnarla al rinfresco ma probabilmente sarebbe stato più saggio portare Ascanio. Avrebbe potuto scoprire qualcosa di importante se, come immaginava, ci fossero stati anche i dirigenti delle società interessate dalla fusione. Ne avrebbe parlato con lui quel pomeriggio stesso.
Mentre attraversava il corridoio una delle porte si aprì e due ragazzi si diressero verso l'ufficio di Gianfranco. Uno di loro le si avvicinò. Greta trovandoselo di fronte rallentò il passo fino a fermarsi. Il ragazzo non doveva essere tanto più grande di lei, moro e con un corpo ben definito. Le ampie spalle erano fasciate da una maglia nera e i jeans mettevano in evidenza una vita stretta e delle gambe muscolose come quelle di un calciatore. Gli occhi avevano catturato tutta l'attenzione della ragazza: neri; due magnetiche pozze che la stavano scrutando con curiosità.
≪Eri dal capo?≫
≪Sì≫ rispose lei, domandandosi come mai le avesse fatto quella domanda.
≪A fare cosa?≫
≪Per... Una questione di lavoro.≫ Ma chi diavolo era?
Lui la guardò da capo a piedi e accennò un sorrisetto malizioso.
≪Questione di lavoro, eh... E bravo zio Gianfranco. Ci vediamo domenica.≫ Indicò l'invito che Greta aveva in mano ed ammiccò. Poi, con calma raggiunse l'altro ed entrarono nell'ufficio di Paoletti.
Greta era stata presa alla sprovvista dall'allusione del ragazzo ed il fatto che si fosse riferito a Gianfranco come "zio" l'aveva spaesata quel tanto che bastava per farle fare la figura dell'idiota e rimanere a bocca aperta. Pensava forse che lei e suo zio avessero...?
Quel pensiero la fece sorridere e senza perdere il buonumore si incamminò verso il suo studio, con la testa già concentrata sul lavoro da fare.
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The stars in your eyes [SOSPESA]
RomanceDecidere di partire e vivere per conto suo è stata una delle migliori decisioni che Greta abbia preso. A ventisette anni finalmente si sente libera e felice. Dopo un iniziale periodo non facile, anche la sua agenzia di investigazione inizia ad ingra...