Capitolo 7 - Appuntamenti dimenticati

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Marco scese dall'auto e si incamminò verso l'ingresso del palazzo nel quale abitava

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Marco scese dall'auto e si incamminò verso l'ingresso del palazzo nel quale abitava. Non era stato semplice lasciare Greta così, ma aveva percepito in lei qualcosa di diverso dal tipo di ragazze che era solito frequentare. Quel qualcosa lo aveva frenato e non era riuscito a concludere la serata come l'avrebbe conclusa con qualsiasi altra. E il bacio... lo aveva desiderato tanto. Tutt'altro che uno stupido, meccanico preliminare. Avrebbe potuto baciarla per ore. Avrebbe voluto baciarla per tutta la sera, senza rovinare quel momento con il solito e, ormai per lui, scontato sesso.

Entrò nell'atrio. Dal fondo del corridoio una donna gli andò incontro. Il rumore dei tacchi a spillo rimbalzava sulle pareti grigie, le luci s'infrangevano sul vestito nero aderente. Marco salì con lo sguardo lungo il corpo della donna, fino al volto che conosceva molto bene e che in quel momento aveva assunto un'espressione irritata. Ma cosa ci faceva a casa sua?

Poi ricordò. Avevano un appuntamento.

«Sarah!»

Le andò incontro e le cinse la vita. Si era completamente dimenticato dell'amica e per di più in quel momento non aveva nessuna voglia di trascorrere il resto della serata con lei.

«Ma dove eri finito? Sono due ore che ti aspetto, hai anche il cellulare staccato.» Lei lo abbracciò e gli diede un bacio sulle labbra.

«Scusami.» Marco si scostò. La lasciò andare e si incamminò verso l'ascensore.

Sarah lo seguì. «Dove sei stato? Hai dimenticato il nostro appuntamento, vero?»

«Sì» ammise Marco. «Sono stato impegnato in ufficio. Mi dispiace che abbia dovuto aspettare tutto questo tempo.»

Sarah lo scrutò. «Con una donna?»

Premette il pulsante per chiamare l'ascensore. «Come?»

«Hai il profumo di una donna addosso.»

Marco sospirò. «Ero con una donna, sì.»

Le porte si aprirono immediatamente. La ragazza sbuffò ed entrò. «Saliamo e offrimi qualcosa da bere. Devi farti perdonare per avermi fatto aspettare tutto questo tempo.»

Marco la seguì e una volta dentro la baciò sulle labbra. Era un po' corrucciata, ma si lasciò cingere i fianchi e passò le mani tra i suoi capelli.

«Resti stanotte?» chiese lui, dopo qualche bacio.

«No. Umberto torna domani mattina presto.»

Non voleva che restasse. Non voleva nemmeno averla lì in quel momento. Ma non poteva mandarla via. Sarah era una sua cara amica. Si conoscevano dai tempi della scuola. Da un po' avevano cominciato ad avere una relazione sessuale, anche se Sarah aveva un compagno, Umberto, un imprenditore di Milano trasferitosi a Firenze per stare con lei. Era spesso in viaggio per lavoro e lei ne approfittava per vedere Marco. La loro era una relazione senza pretese, nessuno dei due voleva di più dall'altro. Si vedevano quando capitava, trascorrevano delle piacevoli ore insieme e poi ognuno ritornava alla propria vita.

L'ascensore li lasciò direttamente nell'attico di Marco. Sarah si tolse il cappottino di pelliccia e lo gettò sul divano. Portava un abito lungo con un profondo spacco al lato destro. Si sedette e accavallò le gambe, lasciando che lo spacco si aprisse a mostrare tutta la gamba. Era bella e ne era consapevole. Faceva girare la testa a molti uomini, compreso Marco. Probabilmente, se non avesse perso interesse per le relazioni sentimentali le avrebbe chiesto di lasciare Umberto. Le voleva bene. Ed era l'unica donna con cui era andato a letto per più di una volta negli ultimi periodi.

A Marco erano sempre piaciuti quegli incontri, tuttavia in quel momento provava un leggero fastidio a vederla lì. Il pensiero di Greta non lo abbandonava.

«Cosa vuoi da bere?» le chiese, dirigendosi verso l'angolo bar.

Sarah non rispose a quella domanda. «Chi è questa ragazza che ti ha fatto dimenticare il nostro appuntamento?»

«Vodka va bene?»

«Sì. Rispondi alla mia domanda.» si tolse le scarpe e si accoccolò sul divano.

Marco prese la bottiglia e i bicchierini. «Sei gelosa?» si sedette accanto a lei.

«No. Sono solo curiosa», prese il bicchiere che le veniva offerto. Poi allungò una gamba su quelle di Marco.

Marco riempì entrambi i bicchierini e buttò giù il suo tutto d'un fiato. Lo riempì di nuovo e fece lo stesso.

«Ehi.» Sarah ridacchiò. «Vacci piano, ti voglio lucido.»

Marco posò la bottiglia sul tavolino e afferrò la gamba della ragazza, facendola scivolare sul divano. Si chinò e prese a leccarle la parte di gamba scoperta dallo spacco, fino all'inguine. Sarah gemette.

«Ti ho mai delusa?» scostò la mutandina di pizzo rosa e affondò la lingua tra le pieghe delicate del suo sesso.

«No, mai» fece lei e premette la testa di Marco tra le sue gambe. «Continua, ti prego!»

Marco la stuzzicò con le dita, con la lingua, con la bocca, leccandola, riempiendola. A poco a poco l'alcol fece il suo effetto, calmando i pensieri e relegando l'immagine di Greta, del suo bacio, in un angolino. I gemiti di Sarah lo eccitarono. Si rimise seduto, trascinandola a cavalcioni su di sé.

«Dio, Marco, c'ero quasi» ansimò Sarah, mentre armeggiava con i pantaloni e gli accarezzava il membro turgido.

Marco le sbottonò il vestito e l'aiutò a toglierlo, le strizzò le natiche, i fianchi, l'accompagnò mentre calava su di lui bagnata e bollente. Entrambi gemettero.


Quando ebbero finito Marco rimase seduto, rovesciò la testa all'indietro e chiuse gli occhi. Sarah si distese sul divano e si versò un bicchierino di vodka.

«Allora adesso mi vuoi dire chi è questa ragazza?»

«Come mai ti interessa tanto?» Marco prese ad accarezzare la gamba che Sarah aveva sulle sue.

«Perché ti ha fatto dimenticare l'appuntamento che avevi con me.»

«Mi sembra che ci siamo visti lo stesso.»

Sarah si alzò e iniziò a vestirsi. «Va bene, se vuoi fare il misterioso continua pure. Devo scappare, ma la prossima volta mi trattengo di più. Promesso.»

Marco si alzò. «Salutami Umberto» le diede un bacio sulla guancia mentre lei faceva finta di essere arrabbiata, poi la vide prendere il cappottino ed entrare nell'ascensore.

Bevve un altro bicchiere di vodka. Per fortuna Sarah era andata via presto. Non avrebbe retto un minuto di più. Si sentiva stanco e confuso. Si tolse i vestiti. Una doccia era tutto quello di cui aveva bisogno.

Un quarto d'ora dopo sedeva sul divano e fissava la parete di fronte senza sapere che fare. In genere la sera era sempre in giro e quando non usciva lavorava, ma quella sera non ne aveva particolarmente voglia.

Pensò di invitare Santi. Con molta probabilità l'amico era con la sua fidanzata Veronica.

Pensò di chiamare Greta, per sentire la sua voce, per darle la buonanotte.

Prese il telecomando e accese la tv. Un film, avrebbe guardato un film. 

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