L'Isola dell'Esilio

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"L'esilio non è mai stato facile per nessuno. Ma se per qualcuno può rivelarsi poi non tanto male, magari anche proficuo e vivificante, per altri può diventare una angoscia senza fine.
(Lucrezia Cipriani Panunzio)"

Appena mi sveglio, Albert non è più accanto a me, ma è affacciato alla piccola ed unica finestrella di questa stanza.
Mi avvicino piano, così da non spaventarlo. Gli metto una mano sulla spalla e lo accarezzo dolcemente.

«Sai, sono venuto qui, da questa signora perché l'ho sempre conosciuta anche se lei non lo sa» mi dice ad un tratto e poi riprende
«Ogni pomeriggio venivo dietro la recinzione di questo orto e la osservavo» dice indicando l'orto.
Affacciandosi dalla finestrella infatti, si vede un grande orto recintato da un muro basso probabilmente di cemento.

«Ma perché venivi a "spiarla"?» chiedo io dubbioso
«La prima volta passai di qui per caso, la vidi che piantava dei pomodori e subito mi ricordò mia nonna. Le somiglia molto»
«Perché tua nonna è... »
«Si, è morta qualche mese fa. Una malattia scoperta da poco, se n'è andata subito. Come tutti gli altri, del resto» dice tutto con un groppo alla gola
«Ehi, ci siamo noi ora. Adesso vivrai qui, con questa signora e tutto andrà bene»
«Grazie Ryan»

Dopo aver fatto colazione ci siamo concessi una "pausa di riflessione": Albert è tornato in camera sua e io, Alex e John siamo qui, nella veranda a parlare con la proprietaria della casa, che abbiamo scoperto chiamarsi Anna.

«Voi siete quindi degli amici?»
«Si, in realtà ci siamo conosciuti per caso ma ci siamo subito affezionati a loro, erano una bellissima famiglia» dice Alex con un pizzico di angoscia nella voce.
«Stavamo cercando Albert perché avremmo delle cose da chiedergli .. Potrebbe chiamarcelo? Così ne parliamo subito» dico vago
«Certo, arrivo subito»

Anna sale e va a chiamarlo.
«Ragazzi, se Albert ci darà qualche informazione, ci potrebbe essere utile anche in futuro. Non può rimanere qui, deve venire con noi» dice intelligentemente John
«Si, però è molto affezionato ad Anna, non credo vorrebbe lasciarla sola. Tranquilli, cercheremo di capire l'indovinello e risolverlo una volta per tutte»

«Va bene, allora vi lascio soli» ci sorride Anna, dopo che io ho chiesto un momento di privacy.
«Allora Albert, non te lo sei ancora chiesto, ma noi ti abbiamo cercato perché abbiamo bisogno di te»
«Per cosa?»
«Vedi, ci è stato dato un indovinello per cercare delle persone con poteri. Dobbiamo trovarli o sarà troppo tardi, Vladimir mi sta cercando e se mi trova mi ucciderà.»
«Io sono uno di loro. Ho il potere dell'Acqua. Comunque piacere, John»
«Piacere. Comunque non ho mai sentito parlare di queste persone con certi poteri...»
«Ah vabbe» dico ormai senza speranze ma lui mi blocca
«Aspettate. Ora che ci penso bene, poco tempo fa è successo un fatto qui al villaggio che però è rimasto quasi segreto, infatti solo in pochi lo sanno. Forse non c'entra nulla ma è sempre qualcosa che ha a che fare con poteri e magia. Potrebbe servirvi»
Mi illumino di speranza e gli accenno a continuare.

«Un anno fa una ragazza del villaggio è stata esiliata e portata su un'isola, dove ancora vive, da sola, perché accusata di stregoneria. I suoi genitori sapevano dei suoi poteri e non l'hanno mai detto a nessuno per proteggerla fino a quando una guardia del re, l'ha seguita e l'ha scoperta. I suoi poteri però non sono stati rivelati, è rimasto tutto un mistero.»
«Una ragazza che potrebbe combattere con noi!? Sciocchezze!» dice ridendo John.
Anch'io sono titubante, ma Alex mi precede prima che possa ridere anch'io.
«Eh allora? Che c'è di male? È risaputo che noi donne siamo più intelligenti di voi uomini, e l'intelligenza è l'arma più potente» dice con orgoglio
«Vabbe. Potremmo fare un tentativo,  chissà, forse è davvero lei quella che cerchiamo»
«Allora oggi pomeriggio presto si parte!» dice allegro Albert
«No tu rimarrai qui con Anna» dico serio
«Ma io...»
«No, tu rimani qui Albert, devi stare al sicuro, dopo quello che è successo. Grazie di tutto, davvero» dico infine.

«Grazie mille Anna, prenditi cura di Albert e inviaci qualche lettera per farci sapere come state» dico alla signora

Ormai mi sono abituato a vivere in questo mondo. So bene che alcune cose come i telefoni o i computer non esistono nemmeno lontanamente, quindi per comunicare non ci sono messaggi o e-mail ma lettere.
Dopo aver salutato e ringraziato Anna per l'ospitalità, Albert ci accompagna al porto, per imbarcarci verso l'isola.

«Venite, su non fatevi vedere!» ci dice Albert correndo dietro una barca abbandonata.
«Perché non dovremmo? Appena ci imbarcheremo ci vedranno...»
«È questo il punto. Non vi ho detto che nessuno può prendere la nave diretta all'Isola dell'Esilio perché ci possono andare solo le guardie del re che si occupano di controllare le condizioni della ragazza, se le serve cibo o se è scappata. Nessuno può vedere o avere semplicemente contatti con le persone esiliate.»
«Merda» esclama John
«Non vi preoccupate, ci imbarchiamo di nascosto»
«Albert tu non puoi venire con noi. Cone facciamo con Anna»
«Tranquillo Ryan, ci ho già parlato prima di venire con voi, l'ho avvisata dicendo che vi avrei seguiti e che, se necessario, sarei tornato a casa sua»
«Bene, allora che aspettiamo?! La nave sta per partire» ci avvisa Alex
«Forza, seguitemi, vi porto all'entrata secondaria, quella riservata al pilota»

Ci muoviamo con cautela, guardandoci sempre le spalle e con l'ansia e la paura di essere scoperti. Alla fine riusciamo senza problemi ad entrare e ci sistemiamo in una cabina, che sembra essere quella del pilota che usa per dormire e altro, dato che c'è una scrivania, una brandina e qualche altro aggeggio.
Dopo dieci minuti sentiamo che ci muoviamo. Stiamo finalmente partendo.

«Allora ragazzi, una volta arrivati sull'isola prendete queste corde, potrebbero servirci» dice Albert, prendendo da un cassetto delle corde.
«Ma se dovessero scoprirci che succede?» dice allarmata Alex, sempre molto coraggiosa.
«E là sono ca...» John non finisce di parlare che sentiamo un rumore.
«Cos'è stato?» chiedo io cercando di mantenere la calma.
Sentiamo dei passi, qualcuno sta scendendo le scale e di li a poco entrerà nella cabina.
«Nascondetevi!» dice Albert, a bassa voce.

Io trovo posto sotto la scrivania, Alex sotto la brandina, Albert in un baule e John, poverino, non ha trovato altro che un telo e si è accasciato dietro la porta mettendoselo addosso. Proprio mentre finiamo di sistemarci si apre la porta. Sentiamo un tonfo, forse ha colpito John che per poco non bestemmia, infatti si sente solo un gemito che per fortuna l'uomo non avverte.
«Chi c'è qui?» dice con voce calma, non ottenendo ovviamente risposte.
«Ho come sentito delle voci. C'è qualcuno?!» dice ora con voce più arrabbiata

Adesso non dice più niente. Si sentono solo dei passi che non preannunciano niente di buono: sta ispezionando la stanza. In questo momento ci vorrebbe John con una delle sue imprecazioni.
Sento che si avvicina alla scrivania, vedo anche la sua ombra accanto ad essa. Ingoio molta saliva, sudo freddo, l'ansia sale e la paura, bhe quella non mi ha mai abbandonato. E se mi scopre? Scappo? Però lascerei gli altri da soli. Mi faccio prendere? Però poi mi uccidono.
Mentre i pensieri mi assalgono, sento suonare una campanella, al che l'uomo torna indietro, chiude la cabina e sale le scale, tutto in mezzo secondo. Siamo salvi, per un pelo. Grazie campanella!
«Potete uscire se n'è andato. La campanella preannuncia l'arrivo. Ora dobbiamo uscire nella stessa maniera con cui siamo entrati» dice Albert e tutti lo seguiamo.

Una volta scesi, corriamo verso quello che sembra un boschetto. Saremo al sicuro qui.
Mi soffermo a vedere il mare. È meraviglioso, è da tanto che non lo ammiravo.
«Bene, ora seguitemi, andiamo a trovare Linda!» dice Albert, svelandoci il nome della ragazza.

Non vedo l'ora di conoscerla e spero sia lei quella che cerchiamo. Incrocio le dita mentre ci avviamo seguendo Albert.

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