Storie di un tempo lontano

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"La lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri.
(Luigi Pirandello, Sogno)"

Pov.s Raffaello

Questa è la storia di un orfano.
Adottato dal proprietario di una locanda;

Un buon uomo.. penserete, ma come da prassi, tutto era fuorché buono, aveva infatti, trovato assai benefici nello sfruttare il bambino, che ormai ragazzo era diventato il tuttofare della locanda;
Il ragazzo ne passò davvero tante lì, ma un particolare episodio risulta difficile da dimenticare:

Un giorno in cui, come ogni volta (o quasi), il ragazzo, senza un reale motivo o comunque per una qualsiasi sciocchezza, era stato deriso e picchiato davanti al pubblico presente;
e poco chiaro risultò inizialmente il motivo, ma nella lite, la mano dell'aggressore poco prima di tirare l'ennesimo pugno al ragazzo comincio a fumare e prese fuoco.

Il caso volle, che quel giorno i rinomati cavalieri degli Elementi erano di ritorno a palazzo e si erano ritrovati ad assistere alla scena.
Questo gruppo di cavalieri era composto da 4 uomini dotati di un dono, ovvero il controllo di uno dei quattro elementi, tra cui: aria, acqua, terra e fuoco.
A loro erano affidati i compiti più importanti ed erano secondi solo ai sovrani.
Questo potere si tramandava di generazione in generazione quindi
immaginate ora lo stupore di questi ultimi.

Fatto sta che preso atto delle poco chiare abilità del ragazzo, il comandante dei 4 (colui che controllava il fuoco) gli si avvicinò:

«Vidi poco chiaramente il suo viso, forse a causa del mio occhio nero, o forse per la botta ricevuta, ma potrei giurare d'averlo visto per un attimo splendere»

Si,
sono sempre io;
vi stavo raccontando di me e di quella che fu la prima impressione dell'uomo che mi avrebbe cresciuto e allenato, dell'uomo che mi avrebbe dato un posto da poter chiamare casa.

Mi insegnò come difendermi e come farmi valere, mi istruì nell'arte della spada e nella cultura.
Fu il mio maestro e gliene sarò sempre debitore, nonostante, anche se credo per il mio bene finì col mentirmi.

Solo dopo venni infatti a sapere che era mio padre (le informazioni sui cavalieri non sono poi così diffuse, e allora non sapevo che il potere fosse necessariamente ereditario)
pare che da ragazzo avesse avuto una relazione clandestina con mia madre (i matrimoni dei 4 erano combinati) che scoperta la gravidanza era stata costretta a fuggire e alla nascita mi aveva dovuto abbandonare.

Non ebbi modo però, di passare molto tempo al suo fianco.
Un giorno partì per una spedizione e non ne fece più ritorno, e per quanto lontano e sfocata mi risulti la sua memoria,
ricordo attentamente le sue ultime parole.

Eravamo sulla collina a ovest del palazzo, quella più bassa, dove non batte il sole;
stavamo parlando del dovere di un cavaliere e di ciò che comporta:
«È fondamentale essere coraggiosi e..»
«forti» dissi io
«no,
Leali» disse lui
«non c'è nulla di più importante; ricorda Raffaello, non importa cosa, devi essere leale e servire il regno, devi avere fiducia nei nostri sovrani e permettere che loro ne abbiano in te, la lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi, anche prima che verso gli altri, non c'è uomo al mondo che possa coesistere con se stesso se non lo accetta.»

Grande discorso, degno di un grande uomo del resto;
In ogni caso saranno questi i principi che in futuro mi guideranno e accompagneranno; e che mi spingeranno a fare di tutto pur di salvare il regno e proteggere Ryan.

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