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«You aren't selfish for
putting yourself first»

Era ormai passata una settimana da quando Zayn aveva varcato la porta di casa e non si era più fatto vedere

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Era ormai passata una settimana da quando Zayn aveva varcato la porta di casa e non si era più fatto vedere.
Lo stesso valeva per me, in quei giorni mi ero totalmente dedicata a mia figlia, a me stessa e alla nostra casa, cose che non facevo da ormai tempo.

Avevo trovato il modo di far coincidere gli impegni con la mia vita quotidiana e non potevo far a meno di esserne felice; avevo anche deciso di non voler vedere nessuno, compreso Harry, almeno fin quando non fossi riuscita a mettere un po' in ordine la mia vita.

Anche se, nonostante tutto, ci eravamo sentiti spesso, soprattutto su FaceTime, dove aveva anche visto e "parlato" con Grace. Stava cercando di rimediare gli errori fatti in passato e di essere un padre più presente e la sua decisione mi rese la persona più felice del mondo. In quel periodo sentivo di star confondendo un bel po' le idee della bambina e, anche se era ancora troppo piccola per capire, avevo intenzione di provare a far chiarezza su chi fosse suo padre.

Avevo anche parlato con Louis, subito dopo la discussione con Zayn e mi disse che era davvero dispiaciuto, ma riteneva fosse la cosa giusta da fare e non me la presi con lui, anzi. Magari se non gliel'avesse detto, quella sera non avrei avuto il coraggio di dirglielo e termelo ancora dentro, sarebbe stato peggio.

Mi stavo anche dedicando alla mia carriera musicale, della quale non mi occupavo più così tanto da ormai tempo; la musica era l'unico metodo che avevo per lasciar andare i pensieri e per sfogarmi, ma avevo abbandonato anche quell'attività dopo l'uscita del mio primo album.

E fu proprio quando ricominciai a scrivere testi, che mi resi conto di aver sbagliato dall'inizio. Avevo sempre messo al primo posto la mia situazione sentimentale, che era un vero e proprio disastro e le persone che mi circondavano, trascurando me stessa e il mio lavoro. Così, di punto in bianco, mi balenò in testa un'idea totalmente assurda.

Preparai una borsa con all'interno i vestiti di Grace e mi diressi a casa dei miei genitori.

«Mi amor» mi accolse mia mamma, con un sorriso a trentadue denti, stringendomi tra le sue braccia.

«Ho bisogno di un favore» le chiesi se potesse tenere Grace con sé per una settimana o poco più ed accettò senza esitare. Da quando avevo ripreso i rapporti con i miei genitori biologici, la mia vita era cambiata radicalmente. Avevo una famiglia eccezionale; una madre e un padre sempre allegri, che mi supportavano costantemente ed una sorellina adorabile, che mi sembrava di conoscere da sempre.

Avevo bisogno di staccare definitivamente la spina, così mi diressi nuovamente nel mio appartamento, preparai le valigie e mi diressi all'aeroporto; avevo voglia di viaggiare, di stare completamente da sola e di scoprire nuovi posti.

Avevo due destinazione tra cui scegliere: Parigi e Dubai e nonostante fosse una meta cliché, scelsi Parigi. Non avevo mai visitato la famosa città dell'amore e non avevo mai visto dal vivo la tour Eiffel, quindi decisi sarebbe stato il posto giusto.

Dopo esser finalmente riuscita a salire sull'aereo, presi posto e quando l'aereo decollò, mi sentii più leggera, in pace con me stessa.

Credevo fortemente che ogni cosa accadesse per una ragione e forse in quel momento della mia vita avevo solo bisogno di dedicarmi a me stessa, senza nessuno al mio fianco.

___________

La voce robotica che stava ringraziando i passeggeri, mi svegliò e strizzai gli occhi, in modo da abituarmi alla luce.

Una volta arrivata, la prima cosa che feci, fu cercare un hôtel, anche se, fu abbastanza difficile comunicare, dato che il francese non era mai stato il mio forte. Mi affascinava davvero tanto l'eleganza e la classe di quella lingua, ma non ero mai stata in grado di mettere due parole in fila.

Dopodiché comprai una mappa e iniziai a vagare in quella immensa città; c'erano una miriade di pasticcerie, negozi di vestiti e tanto altro. Per non parlare dei musei e dei vari monumenti, che mi lasciarono a bocca aperta.

Era da tanto che non facevo un viaggio improvvisato, da sola e tutto ciò mi sembrò letteralmente surreale.

Stavo guardando la mappa e stavo cercando di capire come arrivare alla torre Eiffel, dato che era ormai sera e mi sarebbe piaciuto davvero tanto vederla per la prima volta, illuminata, fin quando per sbaglio non urtai qualcuno di spalle. Mi girai immediatamente, pronta a scusarmi, ma ciò che vidi, mi lasciò a bocca aperta.

«Pardo- tu?! Cosa ci fai qui?»

«Pardo- tu?! Cosa ci fai qui?»

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SPAZIO AUTRICE:

Fatemi sapere chi pensate abbia incontrato Camila e se vi va, passate a leggere la mia nuova storia, chiamata "Only you".

From the dining table.  #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora