Capitolo due - EHI, FIORELLINO-

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Lavoro. Senza quello non avrei i pochi spiccioli che riesco a racimolare per permettermi, appena raggiunta la maggiore età, una casa in affitto. 

Diamine ma quando diventerò diciottenne ????? 

Lavoro in un disco-pub in periferia , il datore di lavoro non sa che sono minorenne ma d'altronde
non è che gli interessa più di tanto la mia età effettiva. Da tre anni lavoro incessantemente per avere quei soldi.
Il pub è abbastanza grande, su una parete della pista da ballo c'è una gigantografia di Charlot. 

Mi capita spesso di perdermi nei suoi occhi così dolci e malinconici. Io la Charlot dei tempi nostri...AH!AH! Nell'aria c'è un costante profumo di alcool e di fumo, anche se a dire la verità non mi dà fastidio, anzi, mi piace. Dietro il bancone di ferro scuro ci sono un' infinità di bevande alcoliche di diversa misura. Fuori dal pub c'è qualche tavolo con delle sedie sempre sparse in modo disordinato per colpa dei clienti poco educati. Che rabbia rimettere a posto quelle sedie.... mica sono la loro serva. Il pub non è dei più raccomandabili soprattutto per le per la gente che lo frequenta ma a me non importa sono abituata a vivere fra questa marmaglia. Iniziai a lavare i bicchieri fin quando una voce roca non mi fece sobbalzare. 

<<Ehi, fiorellino me la versi una birra?>>.Questa voce la riconoscerei a km di distanza. Una voce che mi è mancata terribilmente. <<Ma ce li hai i soldi?>>chiesi. <<Certamente fiorellino,non ti fidi di me?>>rispose malizioso il ragazzo. Mi girai guardandolo negli occhi. Occhi profondi come il mare. <<Pensi davvero che ne avrei motivo, Leo?>>. 

Mi squadrò per un attimo ed incrociò le braccia al petto. Restò in silenzio a fissarmi . 

Leonardo Di Mattia, un ragazzone di un metro e novanta con fisico scolpito da cui traspariva un passato turbolento. Un passato che conosco molto bene. Una massa disordinata di capelli corvini gli incorniciavano un viso dai lineamenti efebici che si scontravano con la durezza del suo carattere.  Un paio d'occhi azzurri con quella piccola pagliuzza castana capace di rendere quegli occhi strafottenti, speciali. La pelle particolarmente abbronzata era abbellita da tatuaggi rappresentanti ognuno momenti significativi della sua vita. Le sue labbra carnose accoglievano un piccolo percing argentato. Ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato tra noi ci pensò lui dicendo con un po' di rammarico nella voce<<Hai ragione ... non dovresti! >>. Gli sorrisi<<Smettila di fare il musone non è da te, fratellino>><<Leila,cara, non mi avevi raccontato di avere un fratello>> si intromise una voce cristallina . Ma questa non sa proprio farsi i cavoli suoi? <<Infatti non è mio fratello,ma lo considero tale, siamo amici di lunga data.>> <<Scusa se mi permetto ma come vi siete conosciuti?>> Da queste domande si è capito subito che è una pettegola una pettegola di prima categoria. Peggio di quelle vecchiette che si riuniscono in piazza per parlare dei fatti altrui.(Leo le definisce malefichevezzoghe) <<A scuola...secondo te dove?>> dissi un po' acida. Di certo non posso dirle che ci siamo conosciuti all'orfanotrofio. Leo ci guardò con uno sguardo divertito. Cavolo che razza di stupido, uno stupido che mi è mancato da morire. Uno stupido che è finito in riformatorio.

Spero vi sia piaciuto il secondo capitolo.E soprattutto Leo😏
Ditemi cosa ne pensate💕💕

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