Il Mito di Dedalo ed Icaro

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  I due erano in allerta, erano entrati nel labirinto nel tardo pomeriggio e in quel momento era piena notte. Il Minotauro li attaccava di continuo, più o meno una o due volte all'ora e poi tornava a rintanarsi da qualche parte e tutto ciò era estenuante. Athena era tenuta sveglia dalla paura e dall'adrenalina, adesso il suo stato d'animo era più attento e insieme calmo del solito, aveva visto il minotauro, lo aveva attaccato e lo stava aspettando di nuovo ma sapeva cosa aspettarsi, perciò non vedeva l'ora che lui ci rifacesse di nuovo vivo.
-Stavolta morirà.- disse con cattiveria. Era stanca e ferita, e non dava retta più di tanto alla ragionevole clemenza che l'accompagnava di solito. Il Minotauro l'aveva sbattuta a terra violentemente e le corna le avevano lacerato la coscia destra, per fortuna non era tanto profonda ma era molto estesa e sanguinava.
Nel frattempo lei aveva accuratamente collezionato molte pietre e aveva passato le ore ad affilarne qualcuna, non si erano mai lasciati, in quelle situazioni si sa che non ci si deve dividere.
-Ogni quanto i fanciulli nel labirinto?- chiese.
-Circa ogni quaranta giorni.- disse sedendosi.
Guardarono le stelle e lui le insegnò un po' di cose che sapeva, diceva che tutti i fenomeni metereologici erano voluti dagli dei, poiché erano irati o estremamente felici. Athena pensò alle bolle, ma represse il ricordo.
-Non si vede da un po'.- ci pensò Athena dopo mezz'ora di silenzio. Dovevano tenersi svegli, fare i turni per quella notte era troppo rischioso.
-Forse dorme.- propose Teseo, la ragazza sorrise. I suoi capelli ricci e corti tra la bendana erano tutti impolverati.
-Forse ha dei sentimenti.- disse ancora guardando in alto.
-Tutti abbiamo dei sentimenti, i suoi sono solo più.. feroci.- Stavolta Teseo rise.
-Perché nessuno è degno di aspettarti?- chiese all'improvviso.
-Sono io a non essere degna di lui.- mormorò sommessamente.
-Come può essere? – si voltò verso di lei.
-Siamo troppo diversi.- spiegò.
Teseo rise più forte. –Posso confessarti un segreto al patto che tu non ne farai mai parola?- chiese.
-Ovviamente.- Le strinse la mano di nuovo, dolcemente.
-Non mi aspetta una fanciulla a casa, bensì un fanciullo.- confessò. Ecco perché non poteva essere innamorato di Arianna.
-Perché dev'essere un segreto?- gli domandò.
-Ad Atene come in tutte le altre parti che io abbia raggiunto questo può avvenire solo su base di un percorso prima dell'età matura, come se fosse un percorso educativo. Dopodichè non è più concesso.- fece una pausa, -Se uccidessi il Minotauro mio padre Egeo mi darebbe la possibilità di stare con la persona che amo.- concluse.
-Lo uccideremo.- lo confortò Athena e lui sorrise speranzoso. Si sentì un guaito che li riportò alla realtà.


Era tarda mattina quando Athena si svegliò scomodamente con la schiena a pezzi.
-Eravamo d'accordo di tenerci svegli.- protestò Athena nervosa.
-Eri stanca e non ci ha attaccati, inoltre anche io ho dormito circa due d'ore. -
Ormai non si spostavano da quel punto da un po' di tempo, così il minotauro poteva sapere dove fossero e li avrebbe attaccati subito,ma era insopportabile restare lì dentro ad aspettare.
-Ho un'idea.- disse Athena che stava perdendo tutta la sua dose di coraggio assassino di quella notte.
-Salgo sul muro, così posso vederlo dall'alto.- propose. A Teseo sembrava una buona idea così la issò sulle larghe spalle e la spinse in alto, lei si arrampicò e con un po' di difficoltà per la coscia alla fine riuscì a raggiungere un equilibrio. Da lì il labirinto sembrava ancora più vasto ma non riusciva a distinguere i corridoi, così si mise in piedi per guardare meglio e vide qualcosa di molto strano, erano due uomini che stavano scappando in lontananza e venivano dalla loro parte. Il minotauro stava per raggiungerli così decise di aiutarli, -Voi!- li chiamò dall'alto.
Loro la guardarono come si guarda ad una divinità, e forse allora appariva tale.
-Sinistra! Adesso due volte a destra!- gli stava dando delle indicazioni per raggiungere lo spiazzo dove erano loro.
-Con chi stai parlando?- le urlò Teseo sconvolto.
-Ci sono due persone! Due uomini!- gli spiegò velocemente.
-Non è possibile, è troppo presto per altro cibo e solitamente giungono un uomo ed una donna.- protestò.
-Dritto e poi a sinistra.- urlò e scese dal muro con un balzo che impressionò il ragazzo.
I due arrivarono con il fiatone, avevano i pochi vestiti restanti stracciati ed erano sporchi ed impolverati.
Alla ragazza però brillavano gli occhi, non aspettava altro.. voleva ucciderlo, e li stava rincorrendo perciò sarebbe giunto a momenti e lei lo aspettò in prima linea, al lato dell'entrata del corridoio così da coglierlo di sorpresa con il suo pugnale improvvisato. Purtroppo per lei, le arrivò alle spalle e quasi la inchiodò con le corna se non fosse stato per Teseo che inflisse la spada sulla sua schiena, questo mugolò ancora. Athena si rialzò e prima che questo potesse riprendersi lo colpì ripetutamente al collo, ma questo non accennava a morire, lei continuò agguerrita con almeno altre tre pugnalate fino a che Teseo con la spada lo sgozzò e la sua testa le ricadde tra le braccia. Lei cadde sfinita a terra e riprese il fiato. Si guardarono distrutti ma contemporaneamente contenti: erano liberi, ed il prezzo era stato l'uccisione di un animale, e la cosa peggiore era che le era piaciuto ucciderlo. Adesso erano al sicuro e potevano tornare indietro, la ragazza assaporò quell'odore di felicità che era un misto di sangue, sudore e puzza di sterco. Si girò e notò che quei due non si vedevano da nessuna parte. –Dove sono andati?- chiese. Non potevano farli uscire così.
Teseo alzò le spalle. –Dobbiamo trovarli.- disse d'un tratto. Era stanca e voleva andarsene, non aveva proprio voglia di rincorrerli ma non poteva lasciarli lì. Teseo la guardò intensamente, era combattuto.
-Un'ora al massimo, poi andiamo.- Erano d'accordo. Decisero di andare insieme e portare con loro il filo per non perdersi, ma dopo mezz'ora la ragazza capì che avevano più possibilità se si fossero divisi, il patto era non allontanarsi più di una trentina di metri, ed in caso di salire sui muri per trovarsi, il filo lo avrebbe tenuto Teseo. Così Athena andò a sinistra e Teseo a destra, fortunatamente fu lei a trovarli dopo cinque minuti passati a chiamarli e a rassicurarli che il Minotauro fosse morto.
-E' morto? Sei sicura?- chiese il biondo più giovane.
-Si.- affermò sincera. I due, uno più vecchio e l'altro più giovane si abbracciarono.
-Ora dobbiamo uscire!- si affrettò a dire la ragazza.
-Come?- chiese il vecchio.
-Conosciamo la via.- li rassicurò, ma mentre faceva segno di andare i due non la seguirono.
-Subito!- li incalzò, ma non si mossero. –Cosa succede?- chiese incredula.
-Faremo a modo nostro, ho costruito delle ali di cera per fuggire..- Oh oh. Athena stava per dirgli che non avrebbe funzionato, stava per suggerirgli del sole, ma l'anello le bruciò il dito.
-N..- provò a dire ma l'anello le si stringeva così tanto che vide il dito diventare viola.
Sapeva come sarebbe andata a finire, quelli erano Dedalo e suoi figlio Icaro, il padre aveva costruito il labirinto ma vi era rimasto intrappolato dallo stesso Minosse, così per scappare Dedalo costruì delle ali di cera per se e suo figlio ma questo si avvicinò troppo al sole, e la cera si sciolse facendolo precipitare in mare.
-Athena!- urlò Teseo da lontano. Lui aveva il filo, se lui se ne andava lei rimaneva lì dentro. Lottò contro se stessa perché la voce di Teseo la stava chiamando. Ma cosa poteva fare? Presa dal panico corse verso la voce e verso la salvezza.  

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