L'affronto di Niobe

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  -Oh Tesoro, non hai mangiato niente. Stai bene?- si preoccupava la madre mentre erano a pranzo in un delizioso ristorantino francese.
 Athena scosse la testa e tornò alla realtà: doveva concentrarsi.
-Ehm si.. mi sento di nuovo male. Un po' di influenza forse? Sarebbe meglio che restassi nell'albergo.- disse di fretta, colta improvvisamente da una voglia irrefrenabile di tornare ad Atene. La vecchia Atene, s'intende.
-M.. ma e la gita notturna?- balbettava la madre interrogativa.
–Già. E' proprio un peccato, mi dispiace moltissimo.- disse alzandosi dal tavolo.
-Dovevano ancora portarci il dolce.- disse il padre e fece per alzarsi. Athena lo fermò subito.
-No no! Tranquillo vado da sola! L'albergo è a pochi metri da qui.- spiegò frettolosa, e con un bacio sulla guancia li salutò e scappò verso la camera.
Non appena fu in albergo si pettinò per bene i capelli e li lasciò sciolti, sorrise timidamente allo specchio e girò l'anello verso sinistra per poi apparire nella radura dove aveva detto ad Iris il suo segreto.
Era diverso dal boschetto pieno di driadi e naiadi, questo era molto più tranquillo, era pieno di rose bianche e fiori rosa ed inoltre lì vicino c'era il laghetto. Athena si draiò sull'erba e cominciò a guardare le nuvole attribuendogli delle strane forme, anche se era più divertente con Iris.. ma era solo un'impertinente bambina e non le serviva la sua compagnia, poteva benissimo bastarsi. Dopo un po' che cominciava ad annoiarsi sentì delle voci e si alzò immediatamente per ascoltare meglio; si nascose dietro il tronco di un albero ed assistette alla scena.
C'erano sette ragazzi, sicuramente umani, che ridevano e scherzavano con in spalla archi, faretre e lance. Athena non si fece vedere, rimase dietro il tronco per guardare meglio..e dopo alcuni istanti dall'alto volò una freccia che colpì uno dei sette, tutti quanti urlarono: la freccia gli aveva oltrepassato il collo.
Athena lanciò un grido e si portò le mani alla bocca. Cosa stava succedendo? Dalle voci con cui chiamavano il ragazzo morto, l'umana capì che erano tutti quanti fratelli. Dopo pochi minuti di sconforto Athena si chiese se dovesse aiutarli anche se non c'era più nulla da fare.. e proprio mentre stava per andare verso di loro per aiutarli ad issare il corpo sul cavallo altre sei frecce contemporaneamente volarono verso i fratelli e li uccisero tutti.
Athena allora si fermò in preda all'orrore: sei frecce che centrano contemporaneamente il bersaglio.. dovevano nascondersi altrettanti uomini dietro gli alberi da cui provenivano le frecce. La ragazza indietreggiò ed aspettò alcuni secondi, poi decise che non le importava e che voleva provare a salvarne almeno uno che rantolava ancora. Corse verso di lui e con forza gli staccò la freccia dal cuore, ma notò con dispiacere che la punta era densa di una sostanza verdastra che doveva essere qualche specie di veleno: il ragazzo era spacciato.
Mentre stava comunque tentando di tappare la ferita, un piede spinse con forza sopra il petto del ragazzo uccidendolo definitivamente. Athena balzò all'indietro dallo spavento e  guardò in faccia l'aggressore, che aveva tra le spalle un arco.
Era Apollo.
-Ma che fai?!- le ringhiò contro con espressione cattiva. I suoi capelli dorati erano incoronati dalle foglie di alloro e insieme alla veste gialla la sua luce era quasi accecante.
Non appena lo riconobbe Athena si alzò in piedi, -Li hai uccisi!- gli urlò contro con altrettanta ferocia.
-Attenta fanciulla! Sono il dio Apollo, modera le tue parole.- la ammonì severamente.
-Io parlo come mi pare!- sbottò la ragazza. Il dio la guardò incredulo.
-Prima Dafne, poi loro! Ma cosa ti dice il buon senso?!- forse aveva leggermente esagerato, lo riconobbe quando vide la faccia del dio che al suono della parola "Dafne" irrigidì completamente la mascella sbarbata.
-Non osare nominarla.- disse guardandola dritto negli occhi. Athena era arrabbiata, furiosa.
-L'hai uccisa tu.- lo provocò. Lui fece un passo indietro con sguardo vacuo. Adesso la ragazza sentiva un dolore atroce al petto, un senso di vuoto... era terribile.
-Fatti da parte.- disse ignorandola e estrasse la freccia dal cuore del ragazzo.
-Dimmi perché l'hai fatto.- chiese Athena.
Apollo le riservò uno sguardo gelido, e dopo alcuni minuti in cui estrasse tutte e sette le frecce le rispose, - Vendetta.- disse risoluto, come se fosse la cosa più bella del mondo.
Ad Athena uscì un risolino. Lui si girò a guardarla, non aveva mai conosciuta un'umana tanto impertinente. Voleva punirla, le stava incredibilmente antipatica, ma quacosa gli diceva che aveva ancora voglia di sentire come la pensava.
-Non ridere.- le ordinò.
-Non ho mai sentito nulla di più stupido.- spiegò e mise le braccia conserte.
-Perché?- chiese curioso.
-Cosa mai avranno fatto per meritare la morte?- chiese sarcastica. Dopo che avevano ucciso Leucippo perché le aveva viste nude durante il rito, la ragazza non poteva più stupirsi.
-La madre.. ha procurato un grave affronto alla mia.- era in piedi, con il busto girato e solo la testa che dava segno della presenza della ragazza a pochi metri da lui. Athena lo analizzò, era alto ma tuttavia i suoi tratti non sembravano superare in età un uomo di più di venticinque anni. I suoi occhi castani erano tra occhi più belli che lei avesse mai visto. Si creò un momento di tensione tra di loro. Entrambi in piedi l'uno davanti a l'altra, immobili a fissarsi. A metà tra odio e stupore. Nessuno fece una sola mossa, la verità era che erano entrambi incantati e ancora incapaci di ammetterlo, poiché nessuno dei due era così maturo da capire cosa stava accadendo. Il dio si mosse per primo.
-Devo andare.- annunciò sistemando l'arco e la cetra.
-Impara ad essere più degna, la prossima volta.- disse seriamente mentre stava per andarsene.
"Che faccia tosta!"
-Alle persone verrà difficile portare rispetto ad una persona che agisce così immaturamente.- sbuffò la ragazza.
Lui apparve pericolosamente davanti a lei, -e a me verrà difficile non ucciderti se continui ad agire in modo così immaturo.- Pur non volendo la bellezza di Apollo la colpì in pieno, ne rimase estasiata e disgustata allo stesso tempo.
-Santi numi Apollo, smettila di adescare le femmine.- lo sgridò una voce mascolina, forte.
Una ragazza dai capelli corti e mossi apparve da dietro l'albero. Apollo, come se si fosse scottato, si allontanò velocemente da Athena.
-E tu smettila di impicciarti Artemide.- ribattè.
-E' anche umana. Potevi puntare più alto.- disse annoiata la dea mentre passava accanto all'umana. Artemide nella mitologia era la sorella gemella di Apollo, dea della caccia e della Luna.
Athena ribolliva di rabbia.
-Beh? Quanto ci hai messo ad ucciderli tutti?- sbuffò.
-Ho avuto un contrattempo.- disse riferendosi ad Athena. "Un contrattempo"?!
-Ho costatato che il legno d'acero è più veloce di quello di pino..- spiegò Apollo risoluto, e si misero a parlare di come uccidere meglio le persone.
Athena doveva dire qualcosa, non poteva più trattenersi.
-Dato che il vostro passatempo preferito è uccidere gli innocenti, io domando scusa e me ne vado altrove..- disse facendo un inchino e voltandosi, -dove posso rivolgermi a persone più intelligenti.- aggiunse sottovoce.
Artemide si materializzò allora davanti a lei, e sentì un enorme botta preceduta da uno schiocco che la buttò a terra. La dea le aveva appena dato uno schiaffo, e non uno qualsiasi. La ragazza non sentì da subito il dolore, era a terra incredula e spaventata ma l'adrenalina per ciò che era successo durò solo pochi secondi. Portò le dita alla guancia e vide colare del sangue.
-Sciocca umana! Come ti permetti?- aveva l'impressione che la dea non avesse finito, ma Apollo la bloccò:
-Smettila di trastullarti con queste inezie, lì ci sono le altre sette figlie di Niobe.- le suggerì.
Artemide con uno sguardo disgustato la guardò e poi prese l'arco per andare ad uccidere le ragazze.
Apollo la guardò significativo, se lo era meritato.. ma era combattuto, aveva distratto la sorella per impedirle di aggredirla di nuovo. Ma la ragazza si stava già rialzando per fermare Artemide: non avrebbe ucciso altre sette vite.
-Scappate!-urlò per avvertire le ragazze. La dea apparì scocciata di nuovo davanti a lei e le diede un pugno sulla pancia. Athena sputò sangue con un rigurgito e cadde a terra.
-Vuoi morire?!- le urlò Apollo rabbioso mentre tentava di tenere ferma la sorella.
-Artemide! Artemide è solo un'umana, lasciala perdere. Pensa alle figlie di Niobe! Pensa a nostra madre!- le ricordò. Questa piano piano si calmò e non guardò più Athena come un bersaglio da colpire a tutti i costi: adesso il bersaglio era un altro.
La ragazza non riusciva nemmeno ad alzarsi, figurarsi impedire quella barbarie. Sentì uno schiocco di frecce, e poi le urla di altre sette ragazze che stavano morendo.
Niobe aveva osato vantarsi di essere più feconda di Latona, madre di Apollo e Artemide, poichè aveva dato alla luce ben quattordici figli mentre Latona ne aveva solamente due, Niobe aveva inoltre preteso che a lei spettassero onori divini. Così Artemide ed Apollo si vendicarono uccidendoli tutti.  

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