Il Mito di Orfeo ed Euridice - Parte I

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 Apollo la issò sulle spalle e la portò al laghetto. Athena era sdraiata a terra, la guancia le bruciava terribilmente e si accorse che anche l'occhio aveva risentito dello schiaffo, perché era molto gonfio.
Apollo le stava facendo degli impacchi d'acqua e glieli poggiava delicatamente sulla ferita, sembrava un gesto istantaneo in cui nemmeno si stava impegnando.
-Sciocca.- la insultava. –Sei proprio una stupida. La più stupida delle fanciulle.-
Se ne approfittava perché lei non poteva parlare per rispondergli. Si addormentò molte volte e  si risvegliò ogni volta che stava sempre meglio. Era di nuovo il crepuscolo ed Apollo era seduto dall'altra parte del laghetto, bagnava le foglie di alloro con cura e poi se le poggiava di nuovo in testa, non si era accorto che la ragazza lo stava guardando.
-Non dire a nessuno che ti ho aiutata, o ne pagherai le conseguenze.- la avvertì. Athena si era sbagliata, lui sapeva perfettamente che lei era sveglia, provò a parlare per rispondergli e stranamente ci riuscì, -Grazie.- disse.
Lui con tutta la calma del mondo, con movimenti spontanei e sensuali camminò verso di lei e la guardò torvo.
–Bevi.- le ordinò.
Athena bevve quella che le sembrava acqua, ma non doveva esserlo dato che dopo poche ore si era quasi del tutto ristabilita.
-Artemide è piuttosto manesca.- ammise. –Ma se la conosci fareste amicizia, siete molto simili.-
-Io non picchio la gente.- si difese, muovendo troppo la bocca, che le fece male.
-Non le piacciono molto le femmine. Pensa di essere un uomo, vorrebbe essere un uomo. Ma non lo è.- spiegò pacato mentre guardava il tramonto.
-Questo glielo hai mai detto?- chiese piano.
-Lo sa.-
-Mi stai dicendo che sono un maschiaccio?- chiese d'un tratto Athena, riflettendo alle sue parole.
-Un cosa?- aveva la faccia sbigottita.
-Che.. ehm.. somiglio a lei perché somiglio ad un uomo nei miei modi?- provò a spiegarsi. O le stava dicendo che somigliava a sua sorella fisicamente?
-Sei impertinente.- disse con aria superiore. –E non te lo puoi permettere.-
-Anche tu lo sei.- gli fece notare.
-Ma io sono bello e divertente. Tu no.- disse serissimo.
-Tu cosa?- ripetè a voce più alta ed esplose in una sonora risata, che fermò subito perché il graffio sulla guancia si stava squarciando di nuovo. Poi vide che lui la guardava interrogativa.
-Oh, si..ehm.. dovrei dire di si perché sei un dio, giusto?- ipotizzò. Lui la fissò sconvolto.
-Ti ho curato e questo è il comportamento che mi riservi?- esplose furioso e balzò in piedi.
-No.. ascoltami..- provò a dire ma lui la interruppe.
-Ho altro da fare che essere insultato da una ragazzina. E ti prometto che se mi offenderai ancora ne prenderai altri mille di colpi!- disse e scomparve. Athena rimase allibita. Che prepotente viziato. Lei era troppo stanca e aveva troppi pensieri per la testa, non fece in tempo nemmeno a pensare di alzarsi che si addormentò tra la morbida erba della radura, al chiaro di luna.


Il giorno seguente si svegliò di prima mattina, era scombussolata e la guancia le faceva più male che mai.
Si costrinse a strisciare verso il laghetto per farsi un bagno e sciacquare la ferita. Le venne in mente però che per disinfettare bene avrebbe dovuto utilizzare l'acqua salata del mare, così facendo pochi passi alla volta arrivò alla spiaggia e si buttò tra le onde. Queste la cullavano dolcemente, anche se sentiva il sale bruciarle tutto il volto, sentiva l'acqua come una dolce carezza ma si convinse che fosse solo una sensazione. Arrivò un delfino vicino a lei che le sguazzò attorno.
-Ehi! – rideva Athena e lo schizzò. Ci giocò per altri minuti e poi sentì una voce provenire dalla spiaggia.
-Athena! Raggiungimi!- gridava Iris dalla riva.
La ragazza purtroppo salutò il delfino di malavoglia e tornò da Iris, si strizzò i capelli e finse di essere normale nei suoi confronti.
-A cosa devo tanta urgenza?-  il tono scocciato si percepiva.
-Terribile! Euridice è morta!- piangeva disperata. Chi?
Aveva i rami appassiti ed alcune foglie che le si staccavano ad ogni lacrima che versava. Athena superò i suoi problemi ed andò ad abbracciarla, la convinse così a sedersi sulla sabbia.
-Calmati, e raccontami.- la incitò massaggiandole il tronco della schiena. Lei smise di singhiozzare e si asciugò le guance.
- Euridice è una delle mie care amiche amadriadi,- tirò su col naso, -da lungo tempo ormai Aristeo bramava a tutti i costi le sue attenzioni, nonostante lei amasse Morfeo. Mi è stato riferito che è..- si trattenne un attimo e poi scoppiò di nuovo a piangere, - è morta mentre tentava di sfuggirgli, morsa da un serpente.-
Il dolore di Iris poteva immaginarlo anche lei, ricordandosi della pietosa morte di Dafne, più o meno la stessa cosa che era successa ad Euridice. Assurdo il numero di morti da quando era arrivata. Impallidì a quel pensiero e pensò che doveva fare qualcosa a riguardo.
Aspettò che Iris si calmasse. –Ma tu stai sanguinando.- disse con gli occhi appannati e si avvicinò a lei.
-Ehm.. un brutto incidente.- ammise. Voleva evitare il discorso.
-Posso aiutarti.- propose ed avvicinò le sue dita al graffio. –La pianta a cui ho dato il nome ha proprietà curative.- spiegò. Fece scorrere il suo dito per tutta la ferita, come a chiudere una zip, e questa si cicatrizzò.
-Per tutti i fulmini, grazie!- Aveva appena detto per tutti i fulmini? Scosse la testa confusa.
-Morfeo ha pianto tutto il dì, senza mai smettere. Canta lamenti funbri, e tutto il bosco è in lutto.- ritornò al discorso.
-Cosa possiamo fare?- Athena cercava frenetica una soluzione, ma a parte impartire una bella lezione ad Aristeo non potevano fare molto.
-Potremmo uccidere Aristeo.- propose Iris quasi leggendole nella mente.
-Iris!- a sgridò. Se non ci fosse stata lei, insieme a quel gruppo di ninfe pazze lo avrebbero fatto eccome. La driade scoppiò di nuovo in lacrime, non sopportava di vederla così.
-Anzi, ci vendicheremo.- decise all'istante. –Arrabbiati. Non troppo però.- aggiunse saggia.
-Cosa intendi?- chiese confusa da quel cambio di piano.
-Aristeo viene venerato per..- Athena non seppe concludere la frase, aspettava lo facesse Iris.
-La pastorizia e l'apicoltura.- concluse lei. Bizzarro, pensò Athena.
-Fantastico.- Athena aveva in mente un piano.

Iris condusse la ragazza dagli alveari di Aristeo, e con un gesto molto immaturo e stupido le due, accompagnate da altre ninfe che rimpiangevano la morte di Euridice, li distrussero tutti quanti e fecero volare via tutte le api. Iris ed Athena fuggirono via, non smisero di correre fino a che non furono di nuovo sulla spiaggia. –Ti senti meglio?- chiese Athena speranzosa.
-Forse.- ammise con un sorrisetto soddisfatto,ma la tristezza nei suoi occhi rimaneva, e sarebbe rimasta.
-Iris!- una voce vellutata chiamò la driade.
-Che succede?- chiese preoccupata. Forse le avevano scoperte.
-Orfeo! E' impazzito. Non vede più la ragione! Vuole scnedere nell'Erebo per trovare la sua sposa!- annunciò una driade amica di Iris.
Iris e Athena si guardarono sconcertate. Non poteva farlo.. o si?
Le due raggiunsero correndo Morfeo per fermarlo: Ade avrebbe applicato sicuramente un altro stratagemma! Ed Athena non voleva altri morti.
Videro Orfeo con un flauto in spalla che si dirigeva verso il lago dell'entrata degli Inferi, mentre cantava e piangeva.
-Fermati! Ade non ti lascerà mai tornare sulla terra!- provò a farlo rinsavire. Ma lui era addolorato e non sentiva spiegazioni.
-Bene. Se non vuoi rinunciare al tuo proposito verrò con te.- annunciò Athena. Orfeo non sembrava nemmeno averla sentita, continuò a camminare seguito dalla ragazza.

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