Il Toro Bianco

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 Athena stavolta si svegliò di nuovo sulla spiaggia, era il mattino seguente e potè godersi tutta l'alba. Tentò con tutta se stessa di non pensare a quello che era successo il giorno prima, ma non ci riuscì, la melodia di Orfeo risuonava ancora nelle sue orecchie. Il dolore di Athena stava diventando insopportabile, la ragazza provò una mossa disperata e si tuffò in mare in preda ai singhiozzi, almeno così avrebbe potuto nascondere le lacrime. Mentre urlava e piangeva sfogandosi sotto la superficie dell'acqua sentì qualcosa accarezzarle i capelli: era Alana.
Athena le fece segno di salire a galla.
-Oh Athena, perché gridi?- chiese preoccupata la nereide. La ragazza non seppe darle una spiegazione precisa.
-Sono triste.- concluse. Alana continuò ad accarezzarle i capelli, -Non c'è rimedio alla tristezza a volte.- disse sconsolata, poi il suo volto si illuminò, -O forse si.- sorrise raggiante.
I suoi occhi speziati di turchese si illuminarono gioia: era la creatura più bella che avesse mai visto. –Ti andrebbe un giro al castello?- chiese entusiasta.
-In realtà.. si.- ci ripensò la ragazza. Non vedeva l'ora, sarebbe stata di nuovo al castello e avrebbe di nuovo visto..tutto il popolo marino.
-Bene, allora ti trasformerò.- disse la nereide, ed in un secondo Athena aveva di nuovo preso forma di una nereide.
-Questa veste non ti si addice.- storse il naso. Le tolse sbrigativa il vestito che le copriva il corpo.
-Ma..ehm, non posso indossare qualcos'altro?- chiese timidamente, non se ne sarebbe certo andata in giro nuda. Alana, che invece come il resto delle altre creature lo era, la guardò confusa ma non si perse d'animo.
Prese due conchiglie dal colore giallo e gliele sistemò sul petto e queste le restarono attaccate senza muoversi. Alana le fece l'occhiolino e sorrise. Finalmente le due nuotarono parlando verso il castello e la nereide la accompagnò al palazzo per annunciare l'ospite.
-Aspetta.- le disse sorridendo e spostandole i capelli tutti da una parte, poi le attaccò un fiore rosso al lato della testa, incastrato sopra l'orecchio e i capelli.
-Così sei perfetta.- disse sorridendo e dandole un dolce bacio sulle labbra, che lasciò l'umana abbastanza sorpresa. Athena stava per entrare quando il mare venne scosso da una violenta ondata.
-Oh oh.- esclamò la nereide. –Qualcuno è più nervoso del solito oggi.-
-Beh, forse non dovrei..- Athena stava già per rinunciare.
-Si invece, vai!- la incoraggiò ridacchiando. La ragazza di ritrovò nell'atrio del palazzo del dio del mare. Era tutto di marmo bianco e di madreperla, milioni di fiori e alghe marine ornavano le scale e le colonne corinzie, altrettanti cavallucci marini e delfini scorrazzavano di qua e di la, era un'esplosione di colore e vitalità. Nuotò verso il piano superiore seguendo il percorso delle scale e tramite molti corridoi ed indicazioni riuscì a raggiungere la sala del trono. Bussò producendo un suono sordo, ma le porte si aprirono da sole subito dopo e diedero la visuale di Poseidone seduto su un grande seggio dorato con in mano lo scettro.
Di nuovo Athena fu invasa dalla sensazione di indecisione e di perenne insoddisfazione, con continui cambi d'umore non appena si posarono gli occhi addosso a vicenda.
Lui si alzò dal trono e le sorrise. Lei con tutto il coraggio andò verso di lui e fece un inchino.
-Benvenuta.- disse.


Nemmeno cinque minuti che la stanza venne invasa da migliaia di consiglieri dall'aspetto di pesci e di tritoni.
-Non è stato sacrificato il toro bianco.- continuavano a dirgli. Lui preoccupato ed irato allo stesso tempo fece più volte scuotere il mare per le sue violente emozioni contrastanti.
-E che sia,- decise dopo un momento di riflessione, -che Pasifae partorisca una creatura mostruosa nata dal toro bianco.- annunciò e con immensa potenza prese in mano il tridente e lo sbattè con forza sul terreno. Questo emanò una luce dorata più intensa del solito e un raggio si elevò dalla punta al centro per finire verso l'alto. Dopodichè Poseidone con un cenno mandò tutti via.
Athena comprese che era un cattivo momento e si voltò imbarazzata per seguire tutti gli altri.
-No!- le ordinò lui fermandola. Lei sorrise piena di speranza. –Resta.- le disse.
La ragazza si girò lentamente e non appena lui scese dal trono lei lo sentì più vicino ed il respiro le mancò di nuovo.
-Posso andare se..- disse ma lui scosse la testa tanto severamente che lei non osò più parlare.
-Una faccenda di lontano tempo, ma di grande importanza. – disse solennemente, era preoccupato.
La ragazza non parlò per farlo proseguire con la sua spiegazione. Lui si muoveva inquieto, poggiando la sua attenzione su oggetti sempre nuovi, alla ricerca di qualcosa di impreciso.
-Un giorno molto lontano, si narra che mentre Europa era intenta a giocare con le sue ancelle le apparve un torello candido come la neve che altri non era che mio fratello Zeus. Questo la portò a Creta dove si unì a lei e poco dopo da questa unione nacquero Minosse, Radamanto e Sarpedone. Quando Zeus lasciò Europa, quest'ultima sposò Asterione, re di Creta, e poichè le loro nozze si rivelarono sterili, Asterione adottò i tre figli di Europa e li nominò suoi eredi legittimi. Alla morte del padre, Minosse rivendicò per se il trono di Creta affermando che era il volere degli dei e mi pregò di fare uscire qualcosa dalle acque del mare con la promessa di offrirmelo poi in sacrificio a testimonianza del volere degli dei.- fece una pausa dove strinse i pugni. -Accolsi le preghiere di Minosse e feci uscire dalle onde del mare un magnifico toro bianco che valse a Minosse il regno di Creta,ma lui non me lo sacrificò mai, dicendo che esso era troppo bello per ucciderlo ed offrirmelo.- finì con gli occhi pieni di rabbia.
Athena che era a pochi metri da lui, sentì montare in lei un'ira feroce di distruzione data dall'offesa subita, ogni azione era giustificata in quel momento. Si girò verso di lei col fare disperato, adesso era disperata anche lei. La cercava con gli occhi, cercava di capire se anche lei si sentisse così, e lei non poteva farne a meno, lei sentiva le stesse cose che provava lui.
-Chi è Pasifae?- chiese con la voce bassa.
-E' la moglie di Minosse.- disse alzando lievemente il lato destro delle labbra, un sorriso amaro.
-Si, è terribile ciò che ho fatto.- trascrisse i pensieri d'orrore di Athena: il dio del mare aveva appena fatto concepire alla moglie di Minosse una creatura mostruosa, nata dall'ossessione di lei per il toro bianco che Minosse non voleva rendere al dio. Ed Athena sapeva come sarebbe andato a finire questa storia? Se non poteva fermarla perché non poteva venirne fuori?
-Ha recato una grande offesa al dio del Mare,- sospirò come se avesse dovuto farlo contro la propria volontà, -e deve essere punito.- concluse.
Era giusto? No. Athena doveva fermare quella barbarie? Si. Ma poteva? No, e soprattutto non voleva. Lei voleva stare dalla sua parte, voleva appoggiarlo, consigliarlo.
-Io devo confidarti che non ho fatto altro che cercarti questi giorni.- disse il dio all'improvviso. Il mare si scuoteva dolcemente, ansioso. Athena arrossì e guardò subito in basso, stava per rispondergli.. aveva appena alzato lo sguardo e la lingua stava per formulare un altrettante dolce frase quando un orrendo pensiero le venne subito in mente.. il tempo. Quanto ne era passato? Athena lo guardò allarmata, tutto quello che stava per dirgli si trasformò in un suono muto, in mille bolle di poco ossigeno che le uscivano dalla bocca: non aveva più le branchie.

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