03- La mia testa

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Appena la gara termina, vedo il mio allenatore voltarsi verso di noi, e mi fa un gesto per indicarmi di stare ferma, mentre invece Becky scatta e scende giù, per complimentarsi con le vincitrici. Normalmente lo avrei fatto anche io, ma capisco che mettermi a correre da una parte all'altra non sia tanto intelligente; soprattutto dopo quella botta presa. Intorno a me gli spalti si animano e tutti si alzano in piedi, chiacchierano, in un miscuglio multilingue, una Babele a cui già avevo assistito ai Giochi Giovanili; ma devo dire che qui tutto sembra nuovo, diverso, magico. Vedo passare alcuni atleti, alcuni mi domandano come sto, e io rispondo, completamente in trance, mentre sui loro volti sono dipinti allegri sorrisi. Siamo alle Olimpiadi e questo clima di gran festa, al primo giorno, sembra davvero appartenere a una fiaba moderna.

E io sono ferma, seduta al mio posto, piccola tra i grandi.

Mi guardo attorno, imbambolata, e incrocio lo sguardo di Chiara Irsara, la punta di diamante del team azzurro, che mi sorride complice, e quasi mi viene da pensare che lei sappia che cosa mi attraversa la testa, che anche lei, una decina di anni fa, abbia vissuto le stesse sensazioni.

- Come ti senti? - mi chiede, in piedi di fronte a me.

Stringo le spalle, senza sapere cosa risponderle. - La testa non mi fa male, se non la tocco... ma il ghiaccio si è sciolto, forse dovrei prenderne altro.

Lei annuisce, comprensiva, prima di voltarsi verso lo spazio dedicato agli allenatori. - Sandro! A Fiamma serve altro ghiaccio! - grida, per sovrastare i suoni e le voci che ci circondano.

Lui alza lo sguardo dal cellulare e la guarda confuso. - Che? - urla di rimando.

Scoppio a ridere. Agito la busta del ghiaccio secco in direzione del mio allenatore, sperando che capisca che dentro è completamente liquefatto, e in risposta ottengo un pollice alto.

Spio Sandro allontanarsi tra la folla accalcatasi dalle parti della piscina. Troppo casino perché la cerimonia di premiazione inizi presto; d'altra parte siamo in Italia, mica dobbiamo essere puntuali!

- Dai, dopo questa bella figuraccia, ora la tua carriera è tutta in discesa! - ride Chiara, sedendosi al mio fianco, cercando di farmi tornare il buon umore. Ma non mi sento abbattuta, solo un po' rincoglionita... e credo che sia il minimo.

Sorrido per la sua battuta, eppure qualcosa colpisce la mia attenzione: il mio allenatore, in mezzo a tutte quelle persone, mi sembra un po' ingrigito, addirittura... dimagrito, possibile? Non ci avevo fatto neanche caso... Bah, sarà una mia impressione, forse è per la capocciata al trampolino.

- In realtà la mia carriera è tutta in salita, Chià - puntualizzo. - Dopo oggi, sono obbligata a fare meglio. Anche se non sarà troppo difficile.

Lei sorride, e mi stringe a sé, come prendendomi sotto la sua ala protettiva, senza dire nulla. Non mi stupisco, perché Chiara non è mai di molte parole: ma quelle poche che dice non sono mai a caso.

- Non ti sembra dimagrito? - le chiedo, alludendo a Sandro che si sta avvicinando agli spalti.

- Un po' sì - risponde lei. - Ma credo che sia perché ultimamente sta mangiando poco. Forse sente la pressione per l'Olimpiade. Insomma... noi gareggiamo in casa, e tu, Becky e Tommaso siete quasi all'esordio...

- Ma non prendo la tua capocciata come un fallimento personale - la interrompe il mio allenatore, porgendomi altro ghiaccio secco. Ci ha appena raggiunte, risalendo da una delle scale più lontane: per questo l'ho perso di vista.

Afferro la bustina bianca e lascio cadere il discorso iniziale tra me e la piattaformista di Bolzano, perché non mi sembra il caso di parlarne davanti a lui.

Dai tuffi al cuore (Ex "Un tuffo al cuore")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora