Capitolo 12

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Due settimane e due giorni.

Tornata a Cardiff visitò il vecchio edificio, dove per la maggior parte delle volte trascorreva il suo tempo ad osservare le creature che suo padre catturava.

Ora di quella lurida ma accogliente base non erano rimasti nient'altro che le colonne portanti. Nemmeno quel bellissimo pterodattilo che un tempo sorvolava il soffitto, c'era più.

Un senso di tristezza, rabbia e malinconia le attraversarono il corpo,  procurandole una vertigine.

La sua casa, la sua famiglia, tutto cancellato, svanito. Per cosa poi? Gelosia? Invidia? No! Solamente per fondare le dicerie sul conto di suo padre.
Avrebbe voluto vendicarsi ma a che scopo?
Cercare Jack sarebbe stata la sua missione.

Un rumore sinistro alla sue spalle la indusse a voltarsi innescando il suo dono e avvolgendo le mani con una forte polvere ghiacciata. Se avrebbe attaccato? Forse, solo per stretto necessario.

Un uomo dalla pelle scura avanzò nella sua direzione con la pistola tra le mani.
- chi sei? -.

Tessa studiò la sua domanda con attenzione. Chi era lei? Ma chi era lui! Un intruso ecco cos'era! Aveva violato casa sua non ci sarebbe passata sopra con tanta facilità.

Avanzò mantenendo il suo potere attivo.
- tu chi sei? -.

L'uomo si avvicinò cautamente.
- rispondi alla mia domanda, chi diavolo sei? -.

- oh beh non sarò io a rispondere per prima visto che non sono io ad essere l'intrusa -. Alterò la voce.
Per quanto sarebbe durata la questione? Non perché avesse di meglio da fare ma più i suoi poteri erano attivi e più l'allarmava.

Era tentata di colpirlo ma non l'avrebbe fatto, aveva dei prìncipi.
- sono l'agente Rex Matheson della CIA -, si presentò l'uomo arrendendosi.
- oh ma che nome adorabile, avevo un cane una volta, si chiamava Rex -, gli rispose ridendo.
La divertiva ma non più di tanto. La CIA? Perché mai si trovava lì? Dell'edificio non era rimasto che polvere e macerie.

Forse la colpa era di questo agente? Aveva fatto implodere la base?
- allora mi dici il tuo nome? -.
Perché mai doveva?
Si, lui l'aveva fatto e quindi?

Indietreggiò confusa, aveva bisogno di fuggire, di essere lasciata in pace ma quando udì la voce del padre quasi svenne.
- Rex che stai facendo? -.
- il mio lavoro, questa...-. non riuscì a continuare la frase che il Capitano la vide...vide la sua bambina.

Tessa rimase immobile incapace mi muovere un muscolo e non ne capiva il motivo. Voleva corrergli incontro e abbracciarlo ma non ci riuscì.
Fu lui ad avvicinarsi lentamente, i suoi poteri tornarono dentro di lei.

- Tessa? -. lei si limitò ad annuire, persino la sua voce si rifiutò di collaborare.

Si lasciò avvolgere dalla sue grandi forti e calde braccia cariche d'affetto, che tanto le era mancato.

Il Capitano era così emozionato.
La sua dolce e fragile figlia era stretta nel suo abbraccio, di nuovo.
Credeva di averla persa per sempre, di non poterla più rivedere. Di non poter osservare e ammirare quei bellissimi capelli castani scuro e gli occhi di uno splendido color cioccolato...
La sua bambina era nuovamente con lui e questa volta non le avrebbe permesso di lasciarlo andare.
Non poteva perderla di nuovo.

La Nephilim alla fine si sciolse.
I suoi muscoli e la sua bocca, il fiato e tutto il resto di se, reagì a quella dolce e forte stretta. Si lasciò andare liberando le lacrime che aveva cercato di trattenere. La sua testa scivolò nel petto di suo padre, mentre sussurrava papà.
Quella parola che non credeva di dire mai più.

Quest'ultimo le baciò la testa e pianse.
- non ti lascerò di nuovo, ti ho ritrovata. Ti amo piccola mia -.









[...]















Una volta che suo padre le fece il resoconto della situazione, quasi non impazzì. Alieni che si cibavano di gas e che usavano i bambini come fonte di sopravvivenza? La morte sospesa per l'intera razza umana?

E Ianto...

Il suo migliore amico era deceduto.

Rex a quanto pare era immortale proprio come lei e suo padre, solamente perché nelle sue vene scorreva il sangue di Jack per via di una trasfusione. Servita per far tornare la Morte.

Gwen invece aveva avuto una bellissima bambina da suo marito Rhis. Quante cose erano cambiate dopo la sua ibernazione.

Suo padre stava ricostruendo Torchwood da zero. Sperava vivamente riuscisse nel suo intento, di certo non si sarebbe intromessa. Era libero di provarci.

Era seduta su una panchina quando Gwen la raggiunse.
- come ti sei svegliata? Insomma non capire male, sono felice di riaverti qui ma sono curiosa - le chiese.
- non lo so, prima che la base esplodesse mi hanno spostata in un obitorio. Poi due anni dopo, mi hanno scongelato. Ma le cose non sono andare come previsto -.
- in che senso? -, domandò Gwen sistemandosi bene.
- chi mi ha risvegliato si dimenticò di restituirmi alcune cosette fondamentali...-.
- cioè? -

Sospirò.
- ero...morta. Ricordi Owen, dopo che papà lo riportò in vita? -.
- oh mio dio -, rispose la donna.
- già ma poi lentamente, il mio corpo a ricominciato a funzionare -
- quindi ora sei viva? -
- al cento per cento - rise.

Quando tornarono alla base, Jack decise di cenare tutti assieme in un ristorante nei dintorni. Lei accettò di unirsi, nonostante la strana sensazione che l'ha inghiottiva lentamente.
Non sapeva spiegarselo...era come se le mancasse qualcosa.

Mentre erano seduti al tavolo, ripensò al loro abbraccio e di quanto le fosse mancato quel contatto. Ma quando l'ho guardava, sapeva che le cose non sarebbero state più le stesse.

Quanti avvenimenti gli stava nascondendo. Se gli avesse detto che aveva subito torture per giorni, suo padre si sarebbe sentito in colpa per la sua infinita e lunga vita.

Forse glie ne avrebbe parlato, ma soltanto quando se la sarebbe sentita. Non raccontava mai di quello che aveva subito neanche con Dean, sopratutto con lui.
Quel cacciatore era stato all'Inferno e le torture che aveva subito lui in confronto alle sue erano nulla o forse viaggiavano sullo stesso piano.

Risero per la maggior parte della serata mangiando e bevendo del vino. Alla fine Gwen ebbe la meglio! Cena a domicilio a casa sua. Risiedeva in una villetta perfetta per una bambina. Non mancava assolutamente nulla.

La piccola e Tessa presero confidenza subito, si piacevano. Ridevano e giocavano insieme, ogni tanto la Nephilim le mostrava qualche trucco con i propri poteri ma senza esagerare. La bimba promise che sarebbe stato un loro segreto.

Gwen accompagnò sua figlia a dormire seguita da Tessa. Vide la donna baciare la fronte della piccola con dolcezza.
Lei sorrise, vedere la sua amica così felice la rese orgogliosa.

Il cellulare prese a vibrare nella sua tasca dei jeans interrompendole i pensieri.
- scusami un attimo -
- ma certo -, le rispose Gwen sorridendole.

Sì allontanò uscendo in giardino, lesse il nome e rispose.
- ciao -

- ho bisogno del tuo aiuto -.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 07, 2017 ⏰

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