Inghilterra, 860.
L'esercito norreno di Äbres l'orgoglioso avanzava con passi pesanti verso quello inglese.
Il sovrano, in prima linea, cavalcava a petto in fuori, fiero dei suoi guerrieri e certo della vittoria.
Al suo fianco vi erano gli uomini di cui lui si fidava maggiormente: Argan, colui che per primo ha confidato nelle intenzioni del re, e Osen, che non si fidava pienamente di Äbres, ma, avendone paura, non obbiettava alle sue decisioni.
Dietro di loro, un'orda di mille uomini copriva le verdi colline di quella terra dove, a breve, il sangue avrebbe creato pozzanghere dalle quali quei fili d'erba non si sarebbero potuti nutrire.
La sfiducia nei confronti del loro capo attanagliava le menti dei soldati. Ma lui controllava raccolti, commerci e allevamenti e possedeva fonti inesauribili di seguaci pronti a saccheggiare le sue stesse terre pur di mostrare al popolo quello di cui era capace.
Ambizioso, orgoglioso e menefreghista, quell'uomo, per molti, controllava già da troppo tempo le loro vite.
Molti lo definiscono un pusillanime. Altri un Dio.
Ma non si può comunque dire che fosse un buon re.I guerrieri, armati di tutto punto, intravedevano i nemici in lontananza. Davanti a questi, un uomo portava la bandiera che identificava il regno.
La stoffa ondeggiava attaccata ad un lungo bastone che terminava con una punta simile a quella di una lancia, ma con rifiniture scolpite sulla lama.
Il sole, alto nel cielo, dava luce ad ogni soldato colpendoli da sopra le loro teste con i suoi raggi dorati.
Il rumore dei passi si faceva sempre più forte e rimbombante man mano che le due armate si avvicinavano l'un l'altra.
Entrambe si fermarono nel momento in cui riuscirono a identificare i volti dei propri soldati.
Un silenzio assordante infestò all'improvviso quei terreni irregolari.
Poi un boato.
Delle urla.
Asce che battevano sul centro in metallo degli scudi.
Erano gli atteggiamenti che preparavano i vichinghi allo scontro.
Gli schieramenti confluirono l'uno nell'altro diventando un'unica orda di guerrieri ed Amazzoni.
Placche di ferro urtavano tra loro in una battaglia all'ultimo sangue per aggiudicarsi le terre della regione.
Grida di diverse consistenze e lame affilate tagliavano ad una ad una le vite degli uomini, mentre Odino raccoglieva le anime dei mal capitati.La battaglia stava per giungere al termine con la schiacciante vittoria del popolo norreno finchè, davanti a loro, non videro aggiungersi alla battaglia i rinforzi inglesi.
Più di due mila uomini corazzati di ferro e coraggio stavano scendendo contro il popolo estraneo che minacciava le loro terre.
I vichinghi, prima tanto frenetici in battaglia, ora erano statue di marmo spaesate.
Äbres fece un passo indietro, incredulo di ciò che stava constatando. Ma non poteva accettare una sconfitta.
Non chiamò alla ritirata i suoi uomini, per la maggior parte straziati e feriti, ma al contrario ordinò loro di andare avanti e continuare a combattere.
Mai scelta fu stata più ingrata.
Sotto i loro piedi, ora, giacevano ammassati centinaia di uomini esanime. Molti riconobbero in quei visi pallidi parenti, amici ed amanti.
La guerra finì in rovina per entrambi i battaglioni, ma il popolo nordico, quel giorno, non perse solo una battaglia, ma quasi un intero esercito.
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Tra Sangue E Ossa - L'Esercito Norreno -
Historical FictionSvezia, 865 le terre sono popolate dai vichinghi. Il re di Garnøm, Äbres l'orgoglioso, è uno dei meno affidabili di tutta la penisola. Suscettibile e assetato di sangue, spingerà spesso il suo popolo a guerre basate su falsi princìpi che li porteran...