Altri cinque mesi sono passati, stava andando tutto a rotoli e quella volta era il turno di Louis di regalare i fiori.
Non fraintendete, i loro cinque mesi dopo il matrimonio sono stati perfetti, Louis si era trasferito nella casa di Harry ed erano semplicemente una bellissima coppia, a parere di tutti e anche agli occhi degli sconosciuti, una coppia felice e che sarebbe durata probabilmente in eterno. Sì, in eterno. Questo è quel che pensarono anche loro due, fino a quel giorno.
Louis era rientrato nella loro casa sbattendo la porta, incazzato come mai in vita sua. Aveva buttato la sua borsa per terra ed il suo PC sul divano, sedendosi su quest'ultimo e prendendosi la testa tra le mani. Harry era appena tornato dal lavoro e stava bevendo un bicchiere d'acqua, ma sentendo tutto quel fracasso corse in salotto per vedere cosa stesse succedendo, trovando Louis sul divano.
“A-amore, che succede?” chiese cautamente, intuendo che fosse successo qualcosa all'Università e sedendosi accanto a lui con l'intenzione di avvolgerlo in un abbraccio, ma il castano si spostò bruscamente da lui.
“No” disse con tono fermo e gelido che fece quasi spaventare il riccio, perché con lui non aveva mai usato quel tono di voce.
“B-boo, che s-succede?” chiese, ora preoccupato come non mai.
“Succede che molto probabilmente l'Università non mi darà la borsa di studio e io, Harry lo sai, io ho lavorato tanto e studiato più di tutti quegli imbecilli messi insieme dei miei compagni, io me lo merito! E invece non l'avrò, anzi, forse non mi diplomerò nemmeno e finiro anche io a lavorare in uno stupido negozio di fiori con il mio fottuto marito che non riesce nemmeno a dire una fottuta frase senza impappinarsi nelle parole come un fottuto autistico!” urlò alzandosi e dando un calcio al tavolino in vetro di fronte a loro, facendolo cadere e rompere in mille pezzi, per poi realizzare quel che aveva detto.
Si girò lentamente verso Harry con gli occhi sgranati ed il cuore a mille. No, non avrebbe dovuto dirlo, non avrebbe neanche dovuto pensare una cosa del genere. Louis non pensava quel che aveva detto, anzi, non stava pensando affatto, era solo arrabbiato con i suoi professori e se l'era presa con l'unica persona che amava, e adesso lo aveva ferito. E non ferito con una stupida offesa su quanto le sue camice fossero orrende o quanto dovesse buttare i suoi stivali perché orribili, no, lo aveva ferito con qualcosa che lo ha tormentato per tutta la sua vita, e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
“Amore, io” ma non finì la frase che Harry era già fuori dalla porta.
Louis lo cercò per tutta la notte a piedi, dato che il riccio aveva preso la macchina. Era andato in ogni negozio in centro, al negozio di fiori e addirittura a casa di sua madre e di sua sorella, ma non era da nessuna parte. Poi però gli venne in mente un posto e non perse nemmeno un secondo di tempo e già era lì. In spiaggia, dove cinque mesi prima Harry gli aveva chiesto di sposarlo. Lo trovò lì, senza scarpe, con i pantaloni fino alle ginocchia e la maglia a maniche corte, perché già si poteva sentire il caldo afoso dell'estate che stava arrivando. Era lì, in tutta la sua bellezza, fisica e non. Era lì, con le lacrime agli occhi mentre guardava il tramonto da solo, mentre l'acqua gli bagnava i piedi. Louis si sedette lentamente e cautamente accanto a lui, mantenendo le distanze e guardando il profilo di Harry.
“Sai” disse il riccio all'improvviso senza staccare lo sguardo dall'orizzonte, “Tu sei stata la prima persone di cui mi sono innamorato, Louis. Sei stata la prima persona con cui ho pensato che avrei passato il resto della mia vita. L'unica persona che mi ha fatto sentire felice. Sai che il giorno in cui ti ho chiesto di sposarmi? Quando non eri ancora tornato a casa? Beh, avevo già programmato di mettere fine alla mia vita perché non riuscivo a pensare ad un mondo senza di te, e guarda dove siamo ora, seduti come degli idioti sulla spiaggia deserta, buffo, no?” disse ridacchiando senza allegria, “Sei tutto per me Louis, sei stato tutto e lo sarai per sempre, ma dicendo quelle parole è come se avessi riportato i periodi peggiori della mia vita, perché detto da uno sconosciuto è una cosa, ma detto dalla persona a cui potresti dare la tua stessa vita è un'altra” finì.
Louis stava singhiozzando silenziosamente, nella sua testa non era nemmeno passata la domanda di come Harry non avesse balbettato nemmeno una volta, c'era solamente quell'orribile pressione e peso che lo opprimeva proprio lì, nel petto, nel cuore, perché non c'è cosa peggiore se non ferire la persona che ami. Si sentiva in colpa ed era tutta colpa sua se adesso Harry era lì con lui.
“Ma non importa” riprese dopo un tempo infinito il riccio, sorridendo tra le lacrime e girandosi verso il castano, “Non butteremo tutto all'aria per un momento di rabbia che ti ha fatto dire cose che non pensi. Quindi ti perdono, Boo” disse sorridendomi, avvicinandosi e pulendogli le lacrime dalle guance che non ne volevano sapere di smetterla di scendere.
“M-mi dispiace così tanto, Harry” singhiozzó buttandosi sul corpo del riccio, che lo prese tra le braccia, continuando a ripetere che non voleva dire veramente quelle cose e e che lo amava più della sua stessa vita.
Così Harry, dato che Louis non smetteva di piangere, lo condusse al negozio di fiori più vicino -evitando apposta quello di Harry- e gli disse semplicemente “Allora comprami diciotto rose”, entrambi sorridendo, avendo un piccolo deja-vu.
Diciotto Rose
e potrete chiedere scusa.
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Thirty Six Roses || Larry Stylinson
Romance[COMPLETA] × Una rosa indica amore a prima vista. Due l'inizio dell'innamoramento. Tre si usano per celebrare il primo mese di fidanzamento. Nove, la volontà di rimanere per sempre legati. Una dozzina dichiarano di voler stare insieme per tutta la v...