Uno

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Solitamente Clarissa avrebbe passato la giornata a rilassarsi nella biblioteca della sua villa a Vancouver a leggere libri sulla guerra, su come combattevano nell'antichità e soprattutto su Sparta, la sua città preferita in fatto di combattenti, se non fosse stato per il suo superiore che l'aveva contattata per una missione speciale.

"Presentati alle 11:00 in punto alla base, è importante" le aveva detto, e così adesso stava indossando la sua tenuta mimetica nera e si sistemava i capelli neri come la pece in una perfetta coda alta accompagnati da un cappellino da baseball blu scuro, si allacciava gli stivali in pelle alti, indossava il pesante giubbotto antiproiettile nero che fungeva da copertura anche dal freddo dell'inverno che si avvicinava, caricava in macchina le armi e partiva sfrecciando per le strade della città fino ad arrivare in centro, dove risiedeva la base militare di cui il suo plotone faceva parte.

Erano una squadra speciale incentrata su missioni quasi suicida per le quali passavano mesi, se non anni, ad allenarsi.
Erano cinque in totale: Clarissa, Silena, Melissa, John e Kevin; andavano tutti d'accordo, anche se gli altri erano più grandi di Clarissa, ma lei si sentiva comunque a suo agio. Le loro missioni consistevano quasi sempre nel fermare geni del male che architettavano piani malvagi per impadronirsi del mondo, o spacciatori assetati di soldi o semplicemente di fuggitivi che pensavano di farla franca scappando dal Canada, ma che ovviamente non ci riuscivano con una squadra super preparata alle calcagna.

Ovviamente le relazioni amorose tra compagni di squadra erano assolutamente vietate e sinceramente era una cosa che a Clarissa non interessava, nonostante gli insistenti flirt di Kevin che sembrava molto interessato a lei, cosa che al contrario non la sfiorava minimamente perché lei lo vedeva solo come un amico e niente di più.

Era stato molto strano quando Clarissa era entrata nella squadra speciale, non se lo sarebbe mai immaginato; aveva sempre voluto fare il militare per portare la pace e l'ordine nel mondo, così a diciassette anni si era arruolata abbandonando la scuola superiore e aveva fatto i due anni obbligatori, ma essendo che la vita al campo militare le piaceva aveva deciso di continuare e dopo altri quattro anni di duro addestramento, senza poter vedere la famiglia per lungo tempo e con viaggi in posti dove la guerra era in ogni angolo aveva fatto un test per essere presa ufficialmente con il grado di tenente e si era ritrovata in questa squadra speciale con cui lavorava ormai da due anni. Era stata come una sorpresa, se lo ricordava bene: lei era lì con i suoi genitori e suo fratello più grande, il quale era in marina, e indossava la tenuta verde da tenente con le stelle e le medaglie d'onore appuntate con orgoglio dalla madre sul petto, la quale insieme al marito piangevano orgogliosi del successo della figlia; quello era di sicuro il giorno più felice della vita di Clarissa, suo fratello l'abbracciava e le diceva che sarebbe stato felicissimo di averla come alleata sul campo di battaglia.
Ma Clarissa non partecipava alla battaglie anche se era quello per cui si era allenata e aveva studiato, ma nella sua squadra speciale fermavano solo i criminali più pericolosi e raramente venivano mandati in Asia e quando ci andavano non erano lì per prendere parte alla guerra, ma per scovare grandi cattivi da giustiziare sul posto o da portare in manette fino in Canada.
Era questo il loro compito: avevano il permesso di uccidere, ma non di aiutare i compagni di altri plotoni impegnati nella guerra, e questo irritava un po' Clarissa perché si perdeva molte delle emozioni della battaglia che venivano sostituite dall'adrenalina che aveva in corpo mentre rincorreva un pazzo crudele e gli sparava nel cervello.

A questo pensava Clarissa mentre saliva fino all'ultimo piano di un enorme edificio nel cuore di Vancouver e armata fino ai denti, tanto da fare quasi paura anche alle persone che la vedevano tutti i giorni.
Arrivata alla sala centrale passò il suo bedg per entrare e la trovò vuota, così chiese a un tecnico dove fossero i suoi compagni e in quel momento una delle guardie del corpo del suo superiore le apparve dietro chiedendole di seguirlo.
Mentre camminava dietro alla guardia, Clarissa si guardava attorno ammirando la tecnologia della base: era veramente bene equipaggiata per sembrare solo uno dei soliti studi di avvocati, o almeno, era quello che facevano credere ai civili che ovviamente non l'avrebbero mai vista, come non avrebbero mai visto una ragazza di ventiquattro anni camminare per i corridoi di quella base imbracciando un M16 carico e pronto a sparare al minimo segnale di pericolo.

Arrivarono davanti a una grande stanza e la guardia apri la porta con il suo bedg facendo passare la soldatessa e seguendola all'interno dove c'era solo il suo superiore: il generale Frank Alleward, un uomo proveniente dal Quebec ma di origini tedesche.
Clarissa alzò il braccio sinistro e portò la mano aperta e con le dita unite sulla fronte nel saluto militare, sostenendo con il braccio destro l'arma e rimase in posizione finché il generale si girò e le ordinò il riposo:<<Generale, qual'è il motivo della sua chiamata? E dov'è il mio plotone?>> chiese la ragazza stando perfettamente dritta al centro della stanza e imbracciando nuovamente l'arma con entrambe le mani <<Non avrai bisogno del tuo plotone, tenente Jacksonville, è una missione che affido a te sola.>> disse in un tono che una persona normale avrebbe detto con voce tranquilla, ma che l'accento francese e tedesco del generale la facevano sembrare una cosa spietata <<Come mai solo a me? Io ho meno esperienza dei miei compagni.>> ribatté la ragazza <<Perché mi fido di te più che degli altri tuoi compagni; devi capire, tenente Jacksonville, che tu sei nella tua squadra quella più pura, più sincera e quella che per niente al mondo tradirebbe la sua squadra, tu esegui con cuore il tuo lavoro perché è quello che hai sempre desiderata fare, non è così Clarissa?>> le chiese il suo superiore facendola rabbrividire pronunciando il suo nome, cosa che non faceva mai con nessuno <<Sissignore.>> rispose Clarissa ferma nonostante i brividi le stessero percorrendo la schiena <<Quindi accetti la missione che ti è stata proposta, tenente Clarissa Jacksonville?>> chiese il generale <<Accetto signore.>> rispose il tenente <<Allora seguimi, che ti illustro in cosa consiste.>> le disse accendendo un power point sullo schermo alle sue spalle.

<<Bene, la tua missione consiste nell'acciuffare Shakers; come ti ho appena detto, pensiamo si trovi nel laboratorio del dottore Jake Morgan. Vai lì e scovalo, voglio che tu lo tiri fuori di lì anche a costo di stanarlo come un ratto.>> le ordinò il generale dopo averle spiegato la situazione <<Signore, avrei una domanda. -iniziò Clarissa e aspettò che il generale le diede il permesso di continuare- Abbiamo notizie dal dottore Morgan?>> chiese speranzosa di sapere qualcosa sul ragazzo che aveva studiato con lei al campo militare per poi diventare un famoso scienziato appassionato di storia le cui ricerche erano tutte prove per spiegare i fatti avvenuti nel passato <<Si, come penso tu sappia, si trova nella Sparta della Guerra Persiana dopo la sua invenzione per viaggiare nel tempo e ha trovato un modo per comunicare con noi dalla Grecia del quarto secolo avanti Cristo.>> rispose il generale <<Grazie per l'informazione signor generale.>> disse Clarissa <<Bene, e adesso va a compiere la tua missione, non mi deludere, tenente Jacksonville.>> le disse, lei si congedò in un saluto militare e uscì dalla stanza con la guardia che le augurava "buona fortuna".
<<Pensa che il tenete ci riuscirà signore?>> chiese la guardia al generale <<Ne sono più che certo, Towson.>> gli rispose il generale con una grande fiducia nella ragazza che era la più giovane di tutti i suoi sottostanti ma anche la più coraggiosa.

Born to be a fighterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora