Capitolo 11

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Tutto era immobile.

Come se si trovassero sott'acqua, ogni cosa intorno a loro appariva lontana, ovattata.

Il tempo scorreva in modo strano, sembrava che fossero lì a baciarsi da ore, ma potevano essere passati solo alcuni secondi.

Stefano sentiva ogni sensazione amplificata: la mani di Massimo raccolte a coppa intorno al suo viso, i loro respiri uniti, quelle morbide labbra che sarebbe rimasto ad assaporare per ore.

Era tutto perfetto, quando la suoneria del suo telefono spezzò la magia.

Uscì da quello stato di trans e ritornò alla realtà come se fosse stato strappato dalla sua immersione e violentemente riportato in superficie.

Stefano si affrettò a rispondere, allontanandosi di un passo da Massimo.

-Stefano sto venendo a prendervi, tua sorella mi ha detto che eri con il tuo amico, non ti sei allontanato troppo spero.

Lui cercò di recuperare un po' di ragione e rassicurò la madre:

-No tranquilla adesso... ci vediamo tra poco, davanti al locale.

Fu solo quando riagganciò che arrivò la consapevolezza e Stefano si rese conto di quello che era appena successo.

La sua mente andò di nuovo in tilt.

-Tutto... bene?

Massimo lo stava osservando, preoccupato.

Stefano non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.

-Era mia madre... devo andare ora, scusami.

Senza attendere risposta, riprese la via verso il locale, a passo veloce.

-Stefano!

Lui allungò il passo, rendendosi conto che stava quasi scappando da lui.

Ma tutto quello che la sua mente era riuscita a elaborare era solo una domanda:

È successo veramente?

Si portò una mano sulla bocca, incredulo.

Questo era troppo per lui, aveva bisogno di elaborare i pensieri.

La sorella intanto era già fuori ad aspettarlo.

-Ma dove siete andati? E Max?

-Nel parco. Arriva.- rispose lui sbrigativo.

Giulia lo fissò, incerta.

-Sei sicuro di stare bene? Sei tutto rosso...

-Ho solo un po' corso per fare più veloce, sto bene.- tagliò corto Stefano.

Sapeva che gli avrebbe fatto bene parlare con la sorella, ma prima aveva bisogno di ragionare su quanto accaduto.

Poi avrebbe chiesto aiuto per capire cosa fare.

Lei non insistette e non aprì bocca per tutto il tragitto di ritorno, se non per raccontare velocemente la serata alla madre.

Stefano sapeva che se non lo assillava era perché stava architettando qualcosa.

La conferma infatti gli arrivò alcuni giorni dopo.

Era in camera sua, stava ascoltando la musica, quando sentì un vociare improvviso.

Spense la musica, cercando di capire chi fosse, ma fu ben presto chiaro che si trattava degli amici di sua sorella.

Poi sentì la sorella dire qualcosa e un rumore di passi che cessò vicino alla porta della sua stanza, probabilmente qualcuno era andato in bagno.

-Max, posso parlarti un secondo?

Sentendo quel nome a Stefano gli si mozzò il respiro.

Aprì piano la porta della sua stanza.

Sua sorella e Massimo erano in bagno e Stefano voleva assolutamente sapere cosa avevano da dirsi.

Magari la sorella avrebbe detto qualcosa su di lui.

Aprì ancora un po' la porta della sua stanza e rimase con la testa fuori, ad origliare.

-Dimmi tutto, è successo qualcosa?

-Questo me lo devi dire tu.

Stefano trattenne il fiato alle parole della sorella.

-Cosa vuoi dire?

-Stefano è tornato dalla festa praticamente sconvolto e non mi vuole dire cos'abbia.
Visto che era con te ho pensato che tu potevi sapere cos'aveva.
È successo qualcosa con te quella sera?

Silenzio.

-No.

Stefano si irrigidì, cercando di capire bene cosa voleva dire.

-Max, sai che ti puoi fidare di me.
Mi hai sempre raccontato tutto, ora perché non vuoi parlarmi di mio fratello?

Seguì un attimo di silenzio che sembrò durare un'infinità.

Poi Massimo parlò.

-Non è successo nulla quella sera.
Non voglio parlare di lui perché non ho nulla da dire.
Non c'è stato niente tra noi, puoi starne certa.
Lui per me non è altro che un buon amico.

Stefano all'inizio non percepì il senso di quelle parole.
Cercò di non capire.

Ma poi sentì qualcosa incrinarsi dentro di sé.

Richiuse la porta della sua stanza senza cercare di non fare troppo rumore.

Non gli importava.

Sentì le guance bagnarsi di lacrime, così raggiunse il suo letto e fiondò la testa nel cuscino, per soffocare i singhiozzi.

Sentì la sorella bussare alla sua porta, chiamando il suo nome, per poi urlare qualcosa a Massimo.

Che se ne andasse pure, pensò Stefano.

Ormai a lui non importava più niente.







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È la prima volta che non faccio finire subito bene la storia, mi sento crudele xD
Vuol dire che cercherò di farmi perdonare, sorry ^w^
Alla prossima allora (/^\)

Il patto d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora