A Sammy ci vollero dieci minuti buoni per arrivare al parchetto vicino al centro della città. Si sedette su una panchina e a si guardò intorno. Poi si annoiò, quindi prese il cellulare e cominciò a scorrere le notifiche e le chat di scuola. Sentì dei passi che si avvicinavano velocemente sempre di più e scorse una ragazza inseguita da altri quattro ragazzi molto strani che avevano i vestiti strappati e pieni di terra. Sammy notò che non avevano la pelle rosata, bensì grigia chiara. E sembravano arrabbiati. Per qualche strana ragione, i quattro ragazzi correvano in fila indiana. Sammy decise di aiutare la ragazza. Prese qualche sasso da terra e lo scagliò contro il quarto ragazzo, che cadde a terra. Gli altri non si accorsero di niente. Raccolse altri sassi e li lanciò contro il terzo e il secondo ragazzo e caddero a terra anche loro. Sammy non credeva ai suoi occhi : tutti i sassi che aveva lanciato erano andati tutti a segno. La ragazza e il tizio strano si avvicinavano sempre di più. Lui allora lasciò passare la ragazza e quando passò il ragazzo gli fece lo sgambetto e quest'ultimo cadde a terra miseramente. Lei corse per un altro paio di metri, poi si girò e vedendo tutti gli 'assalitori' a terra, si sedette. Sammy le si avvicinò. Lei si alzò velocemente, si spazzolò i vestiti e lo guardò in faccia. - Grazie. - sussurrò. "Certo che è di poche parole,eh?" pensò lui. Poi la squadrò : a occhio e croce aveva la sua età. Aveva i capelli bianchi e argentei ( si. Argentei. E bianchi. Avete capito bene. ) E dei grandi occhi neri come la pece. Indossava una maglietta bianca con dei ricami d'oro, dei jeans strappati azzurri, delle sneackers fuxia e una felpa con cerniera del medesimo colore. Certo che anche lei era molto strana. - Che hai da guardare? - sbottò la ragazza. - N... Niente... - Sammy distolse lo sguardo in fretta. - ...Io mi chiamo Kaya. Kaya Nakamura. Piacere. - disse. - E scusa se sono così scontrosa.- si strinse nelle spalle.
- Io sono Sammy Evergarden. Hai idea di chi fossero quei tizi? Vecchie conoscenze o roba simile? -
Kaya scosse la testa. - No, ma è già il secondo giorno che mi inseguono. E devo dire che sono abbastanza strani. -
- Hai provato a chiamare la polizia o... - chiese Sammy.
- Si. Hanno fatto ricerche, ma dicono di non aver trovato ragazzi così. - rispose lei. - Ah, e se vuoi ti posso offrire qualcosa da bere o quello che vuoi, per ringraziarti... Abito a quindici minuti da qui. -
- Accetto con piacere - disse.
Kaya sembrava essersi tolta un peso enorme dalle spalle. Camminarono per un po', poi arrivarono davanti ad un palazzo. Lei gli fece cenno di seguirla dentro. Presero l'ascensore e salirono. Le porte si aprirono e loro uscirono. Kaya cercò nella sua tasca e tirò fuori delle chiavi. Si diresse verso l'appartamento numero 207. Aprì la porta, fece un inchino e sorrise dicendo : - Benvenuto nella mia umile dimora -
Sammy rimase lì fermo. - Vuoi rimanere là tutta il giorno? Dai, entra! - esclamò lei. Entrarono.Era un piccolo appartamento con tre stanze: un salotto, una cucina e una stanza da letto. In ogni stanza c'era un tappeto che copriva il pavimento. Il salotto era la prima stanza e c'erano una poltrona, un divano, un televisore, un tavolo e quattro sedie. La camera da letto aveva la porta spalancata e Sammy poté intravedere un un armadio, un letto e un comodino su cui c'erano appoggiati una lampada, un bicchiere e un coltello molto affilato. - Invece di chiederti perché tieni un coltello sul comodino ti chiederò se posso avere un bicchiere di coca cola. - disse Sammy.
- Arrivo subito. Vuoi anche delle patatine? -
Il ragazzo annuì. Dopo qualche secondo Kaya tornò con una bottiglia di coca cola, due bicchieri, un sacchetto di patatine, due piatti e una ciotola. -Come...- cominciò lui. -come faccio a tenere tutto questo in mano? lavoro come cameriera in un pub. - disse lei. Un telefono squilló. Kaya tirò fuori il suo telefono - Scusami un attimo. Serviti pure. - E entrò nella camera da letto chiudendosi la porta alle spalle. Sammy non sentì la conversazione ( era troppo occupato a mangiare le patatine ), ma Kaya urlò così forte che era impossibile non notarla.
- TI HO DETTO CHE NON TI VOGLIO PIÙ SENTIRE!!! IO HO CHIUSO CON TE!!! TI ODIO!!! NON FAI PIÚ PARTE DELLA MIA FAMIGLIA!!! -
Poi ci fu un'altra voce che con tono supplichevole diceva : - Ma... Perfavore... Ascoltami... -
- NO! - sbraitò lei.
Chiamata chiusa. Discussione finita. La porta si riaprì e Kaya tirò un sospiro profondo. - Scusami. Era mio fratello. -
- Deduco che voi non siate in buoni rapporti. -
Era evidente. La ragazza scosse la testa, cupa. - No. -
Sammy chiese : - Vivi da sola? -
- Si. - tagliò corto lei.
- E i tuoi genitori ? - insistette lui.
- S... Sono... Morti nell'incendio di casa mia quando avevo sette anni. - rispose. Fece un ampio gesto con la mano. - Ma non ci penso più. Sono passati dieci anni, ormai. -
- Oh. Scusami. Non avrei dovuto fare questa domanda. Piuttosto, dov'è il bagno? -
Kaya scoppiò a ridere.
Sammy alzò un sopracciglio : - Cosa c'è ? - Lei, ancora ridendo rispose : - Stavamo parlando di 'cose serie' e tu hai chiedi dov'è il bagno? Mi fai ridere... Comunque, la vedi quella porta socchiusa? È lì. -
Lui andò in bagno e chiuse la porta. Quando tornò, non vedendo Kaya esclamò : - Kaya? Dove sei? -
-Sono qui - La voce proveniva dalla stanza da letto, che aveva la porta socchiusa. Dentro c'era Kaya seduta sul letto, vestita da cameriera, con un vestito corto e nero, con una gonna ampia e corta e con un grembiule bianco con pizzo. Si stava rigirando il coltello tra le mani.
- Ma cos... -
Lei si indicò da sola : - questo è il mio vestito da cameriera. -
- E il coltello? A cosa serve? -
La ragazza sembrava non essersi accorta di avere un'arma in mano. Si alzò. - Oh. Questo? Ti faccio vedere. Esci da questa casa, poi dopo un paio di secondi entra senza bussare. -
Sammy, anche se non aveva capito a cosa servisse, fece quello che gli era stato chiesto. Quando stava riaprendo la porta per tornare dentro sentì un fischio acuto e un coltello si conficcò nel muro a tre centimetri dalla sua testa.
Questo succedette in meno di cinque secondi.
Pensò di aver cacciato un urlo, ma non ne era sicuro.
- COSA?! STAVI PER UCCIDERMI CON UN COLTELLO CONFICCATO IN TESTA!!! - Sbraitò il ragazzo subito dopo. Era furioso. Kaya, la ragazza che aveva aiutato, aveva cercato di ucciderlo.
- No. - disse lei calma, in piedi in fondo al salotto. - COME NO?! - Sammy era confuso.
- No. - ripeté lei, tornando a riprendere il coltello. - No, era tutto calcolato. Sono brava a lanciare coltelli. Mi alleno da quando avevo undici anni.-
Sammy si calmò. - Certo che tu sei strana. Come mai te lo tieni? -
Mentre parlavano, cominciarono a camminare per tornare al tavolo.
- Ho paura di essere soggetta ad attacchi da quando è morto mio padre. Perciò dormo con il coltello sul comodino. Era di mio padre. Sopra ci sono scritte le iniziali della mia famiglia. Guarda. - Gli porse il coltello. L'arma aveva il manico in pelle nera, il coltello era argentato e sul manico c'era incisa una lettera d'oro, una F. -Ma scusa, se tu ti chiami Nakamura, perché c'è una F?- chiese Sammy. Kaya lo guardò, inclinando la testa. Sospirò, poi disse: - oh... Te lo spiegherò un'altra volta...- discorso chiuso. Sammy si guardò intorno e notò che in un angolo della stanza, impossibile da vedere se non si entrava a nella stanza, c'era una scrivania con sopra appoggiato un casco con un cavo per attaccarlo alla corrente.
- Hai... Ce l'hai? - chiese Sammy.
Kaya aprì le braccia, esasperata. - Ovvio che ce l'ho!!! Sammy, dovresti saperlo! Ormai tutti ce l'hanno!!! -
- Allora... Sono le sette, quindi io ora devo tornare a casa, vorresti giocare con me ad Apocalisse Zombie ( A.Z.O. ) tra mezz'ora? -
Lei ci pensò per qualche secondo. - Mh... Va bene... Ciao. -
Sammy se ne andò.~ Neko Shiro-Chan
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Apocalisse Zombie
Science-FictionApocalisse Zombie è un gioco virtuale, ma è molto, molto pericoloso. All'interno di questo gioco, ma anche all'esterno, sta succedendo qualcosa, e sarà compito di Sammy e Kaya, due liceali che si sono conosciuti per caso, salvare l'umanità da un per...