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Anni a non sentire niente e invece adesso tutto è sofferente,
come se mi si fossero ristretti i vestiti addosso. Tutto è strappo o costrizione.
Anni a sentire la sola mancanza di me stesso; poi a forza di cercarmi, è finita
che mi sono regredito.
Ed ecco che ogni cosa torna ad essere una mancanza indicibile, infantile.
Era meglio non camminare all'indietro. Anni a non lo so che cazzo, mica erano poi così diversi da questo mio oggi. Sentivo, ho sempre sentito. Ma ora è tutto rincarato.

Non è qui che dovrei stare, adesso,
non con me, da solo,
non qui, a darmi in pasto a me medesimo - a me soltanto.
E le indicazioni meteo figurati se danno conforto, sono sconcertanti: un po' come questi miei dolori articolari che non diventeranno mai un'influenza, nonostante fingano di preannunciarla.

Adesso, penso:
la pioggia batterebbe sulla finestra, ma non qui.
Adesso qualcuno mi batterebbe sulla spalla, ma non qui.
Io tenterei di battere la mia stanchezza adesso, ma non qui.
Forse neppure avrei le ossa indolenzite. Altre parti del corpo forse, mi farebbero male.
Altre parti del corpo, penso, batterebbero: ma non qui.

"Eri proprio tu!".
"Scusa Jungkook, non reggo la conversazione".
"Suvvia Tae, apri gli occhi, che son pure belli, aprili".

Poche parole da sputare, al vuoto di un allegria depressa, che a spiegare di essere dettagli trascurabili, non c'è alcun bisogno, tanto è cenere la nostra storia. Nessun bisogno, di spingere il domani, tanto va avanti comunque, nella fosse da solo, di quello che si è potuto far rimuovere.

Realizzare, ma restare svegli, attivi, atroci: è fondamentale nel gioco, altrimenti si perde.
Che d'altronde dovrebbe essere, normale, naturale per un senso di umanità, che dov'è poi più? A vincere son bravi tutti, soprattutto oggi, nel secolo della fregatura cordiale.

"Posso darti un bacio?"
"Quando duverrò verde, o magari giallo. Ora lo sai che son bianco, e non voglio macchiarti. Ho sentito dire che il bianco poi non va più via".

Prendere i giorni in faccia, come schiaffi. Avrei bisogno di fare una muta, come i serpenti.
Lo strazio di guardarlo e non vederlo, come ridicolo equivoco sentirlo.
Infilo la testa in un angusto spazio, sperando nell'assenza dell'ossigeno.
Resta l'infinito che consola e disperde.
Sputo insoddisfazione,
intrappolato timoroso, in ingiallito presente, in cui è notte, giorno, gabbia intorno.
Che in qualche modo dovrà pur venire, nonostante l'appassire,
e incrollabili palpitazioni crudeli.
Lascio nelle tasche del cielo, le carezze che mai l'hanno toccato.

"Scrivo poesie, poesie salate.
Le scrivo con l'acqua del mare, perché l'inchiostro, spesso racconta bugie".
"Se scrivessi il tuo nome adesso, con l'inchiostro, saresti forse una bugia?"
"Più una fantasia".

Nelle ore mute, nelle ore lente,
ho osservato fin troppo le crepe di un vivere a pezzi, che negli angoli echeggia e si nutre d'ogni ombra d'albero e precipizio. Non sentire la nenia struggente di un'esistenza malata di schegge e disillusione.

"Disgusto consumato,
all'ombra di un giorno, tra speranza umiliate".
"Da dove salta fuori questo decadente pessimismo?"
"Guardami Taehyung".
"Sei tanto bello".
"No, guardami! Devo camminare con un fottuto bastone, perché le gambe mi si spezzano un po' di più ad ogni passo. Ho la pelle così fredda che toccarmi mi fa ribrezzo.
Riesco a sentire tutte le mie ossa con una sola carezza. Ho un corpo malato!"
"Sei tanto bello". Allora lui si faveva vicino e nascondeva il viso in qualche angolo di me, che sempre coincideva con qualche sua tristezza. Lasciava una scia di cristallina acqua marina, sulle mie magliette mai stirate.
Non avevamo altre visioni d'amore tangibili.

Stava già morendo Jungkook, in ogni caso, ma io facevo finta di niente.
A volte è più facile chiudere gli occhi.
È una battaglia contro la fragilità, senza innocenza, da una povera pelle aperta che accoglie l'esterno tutto.
Ma nella strada dell'illusione dove tutto è possibile e appassisce in fretta, ho gli occhi incastrati al cielo e non c'è né tempo né modo. Resta un pianto interno, come tic tac di gocce di pioggia contro tetto, che cadono nere come inchiostro e pesanti come malinconia, di fronte all'oceano.

C'è un'amore che mi brucia nelle vene
e che non si spegne mai.

"Tè e tabacco, letto sfatto, armonica blues. Un annullamento ideale."
"Un giorno me la farai sentire una delle tue poesie salate?"
"Oh no, le mie poesie non parlano".

Ieri, l'ho aspettato sotto casa,
per dirglielo che mi mancava,
che volevo baciarlo ancora,
e che le sue poesie mi andavano bene anche se non riuscivano ad emettere suono. E lui, lui non c'era.
Dicono che solo il tempo può spiegare, ma non sanno se risponderà.

Ho cercato forma di cura,
nell'ordine esterno, che è un disordine costante; pazzia da attraversare. Per dare parvenza di equilibrio tra avvilenti faccende, irrisolte ansie, automatiche conclusioni aride.
Cerco, credo, faccio; e mai trovo ciò che possa realmente aiutare.
Dovrei cercare altrove? E dov'è che non si trova qualcosa, che sia altro da ciò che si sta cercando?
Così resto nel temulto e nel paradosso, che ogni giorno potrò avere, qualcosa da buttare; fare meglio ma restare nello sbagliato,
almeno subire e accendermi.

"E tutte le cose che non ho scritto,
dove andranno a finire, Tae?"

Io vivo in balia di un passato che non riesco a rammentare.
Immagini opache.
Eppure, tutte le sue poesie,
sapevano bene dove sarebbero andate a morire. Me ne ha anche lasciata qualcuna; non le ho mai lette.
La mia voce, si spezzerebbe alle settima parola, e dunque, in ogni caso, solo lui ne conosceva il segreto.
Io non me la sento proprio di deturpare e seviziare la sua dolce acqua marina.

"Quando ti fermi al centro della stanza, e spegni ogni riflesso visivo, a cos'è che pensi?"
"Alle cose che mi son perso per guardare un'alba in più; sono tutte uguali, un fregatura primordiale".

Lunghe ombre e rozzi echi, mentre salvo quel poco tempo, che come possibilità di rimedio resta nell'usara quotidiana. Un cimitero di ideali, nei ricordi.

"Domani mi incidono; mi squartano la pelle e toccano le mie interiora.
È una cosa terribile Taehyung.
Terribile".

Cuori uccisi sul nascere.

Spero vivamente che sia meno orribile di come appare a me.
Lo spero.

RESCRUDESCENZA kth jjk Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora