Mio fratello ha due difetti in particolare:
ha il difetto di essere mio fratello,
ed è vittima di un perfezionismo invalidante.
Stasera ha combinato un guaio, si sente in colpa e non vorrei infierire, ma siccome m'incazzo quando non m'ascolta, lo rimprovero e lui pensa ch'io sì, infierisca.Mio fratello ha tre anni più di me
ed è una persona cui non manca l'intelligenza
- questa cazzo di intelligenza,
facile da mortificare. -
Ma quando lo trovo col capo chino,
lo tratto come se fosse piccolo e sfortunato. Diventa mio fratello minore, quando si china.
Avrei voluto tirargli un pugno in testa, stasera. Invece gli ho solo detto: "Ma cazzo, dammi retta ogni tanto!"
Poi gli ho anche detto: "Tu pensi che io sia incazzato con te,
e invece sono incazzato per te, perché mi dispiace" e lui ha detto: "Ho sbagliato io, pagherò" e parlava proprio di soldi; e so che non ne ha molti, e se io ne avessi molti
glieli caccerei in mano e gli direi:
"Yoongi, Adesso piantala e vattene a dormire"
e invece no, mi toccherà strozzarlo
e poi rianimarlo, e dirgli: "Perché non m'ascolti mai, pensi ch'io mi diverta
a romperti i coglioni?"Per tanti motivi uno ama vivere da solo, uno di questi è che preferisco non ascoltare all'essere inascoltato,
un altro è che non mi piace vedere mio fratello grande, diventare piccolo
e averne pena, non mi piace dirgli: "Stronzo te l'avevo detto" e non mi piace strozzarlo, e non mi piace dirgli: "Perché non m'ascolti?" anche perché la prossima volta, tornerà a non ascoltarmi, come del resto faccio io con me stesso; però io le amo tutte, le mie stronzate invalidanti,
anche quando fingo di combatterle -
e poi io non mi strozzo,
a meno che non mi vada qualcosa di traverso - e non mi compatisco.Allora mi lasciano tutti stare, dicono proprio testuali parole: "lasciamolo stare" e io me lo chiedo proprio, perchè dovrebbero lasciarmi su un campo d'ortica "ha la depressione Taehyung, lasciamolo stare" e allora sì, lasciatemi proprio stare.
Che poi io mica l'ho ancora capita com'è, la depressione, che un giorno ti si siede di fianco, l'altro ti monta in piedi sul capo manco volesse spezzarti il collo. Un giorno ti tende la mano,
- Ti lascio in pace, - mormora
- sei stanco.
L'altro è sul piede di guerra
- Solo un giorno di tregua, - ghigna
- t'avevo dato
un giorno ti dice:
- Dai, almeno sei vivo.
Così l'indomani ti mette sotto terra,
il giorno prima è una stretta al costato
quello dopo, un calcio all'osso sacro
mentre alle spalle sibila
- Pensavi ti avrei risparmiato?Se ieri era sprone a scrivere,
oggi è paralisi dell'esprimere,
oggi promessa del ritorno,
domani, conferma della distanza,
oggi attesa del tempo mancante,
domani, fardello del tempo mancato.
Un giorno certezza di conservarsi
un altro giorno, timore di guastarsi,
oggi è sapere
domani ignorare,
come quando fuori non piove
ma nessun sole, nessuna stella;
solo una notte col cielo ad altezza uomo, come i proiettili alla Kent University, notte paradossale,
che addossa ombra su sé stessa
quanto più bianca, tanto più buia
la notte! Con le luci gialle, sospese per aria, lanterne senza palo
lampioni senza uno stelo
sotto neanche un cane, sopra nessun cielo.Nebbia fitta, tal è, come la mancanza, quando alza la voce
e ti tappi le orecchie,
ma quella parte dal centro
del corpo
parla da dentro, dall'altra parte dei timpani così tu non senti niente,
a parte quello che manca
così non hai niente, sei solo quel che avanza di un buco più capiente di una bottiglia,
già, un vuoto a perdere
o un vuoto a rendere?
comunque c'è una resa o una sconfitta, non so, so solo che qui
proprio qui, sì, si discute sul mettere i puntini fra le i.Pare un castello, un rudere,
due ormeggi sul molo, due pali nel mare - io so solo che oggi è già domani,
se la mancanza non mi manca,
se l'assenza è presente
e si fa pressante
preme
sulla schiena
fino a curvarla
finché non geme
spinge sulle vertebre
fino comprimerle, come fanno gli anni. Una vecchiezza precoce
che indebolisce le ossa fino a farne briciole. Quello che adesso non c'è
manca più dell'erudizione che mi manca, e va da sé che è tutta
non so un cazzo
non ho un cazzo
al più, lo sono
quindi vi lascio immaginare
la voragine, il senso del vacuo.Un male laido,
male che non ha nemmeno
il coraggio di far bene il suo male,
un male che bisbiglia: "c'è di peggio".
Male che ti fruga nelle tasche,
male che taglieggia ma non taglia,
male che non lo puoi provare,
in fondo non stai poi così male.Soffocamento silenzioso e incidentale,
corda di seta col nodo scorsoio
no no no, non sono io il male,
ma sono io che lo lascio entrare,
io l'epiglottide che il male lo spinge
fuori dall'esofago, dentro la laringe.Tanto lo so che bene o male,
va a finire che mi trovo a impazzire,
ma se quest'acqua torbida è male,
allora in modo limpido voglio soffrire,
e se pazzo devo diventare,
allora io adesso voglio crollare
senza questo malaticcio aspettare
senza dover scrivere o favellare
senza dovermi pure scusare
con chi davvero ce lo ha, il male.Non voglio niente,
ma che il niente,
dica il suo nome.E in questo fuggire dalla realtà,
con la sua inutile lotta, un pensiero trova, spesso per caso, uno spiraglio di luce che rincuora per un attimo col suo bagliore illusorio.
Ed è come morire per sempre,
un pezzetto alla volta.Questa storia avrà mai una svolta? La risposta è: no.
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RESCRUDESCENZA kth jjk
Fanfiction❝ ma tu sei pesante e senza riparo per l'anima. e chiedi, chissà cosa mi chiedi; cosa splende, non ci riguarda. e la mia unica colpa è farti credere che sia giusto così. ❞