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"Chiudi gli occhi"

Avete mai avuto l'orrore di percepire, quella sensazione di dolce malessere - o per essere chiaramente attento alla fusione del sentimento - la delicata mutazione di impenetrabile tristezza, che ti avvolge la mattina presto, ancor prima che l'iride possa affogare nel colore?
Ha il sapore del caffè,
o almeno per me comunque -

Mi si incastra tra la gola e l'epicentro del mondo - ed io, chiudo gli occhi.
Per non vederla,
non è solo una sensazione.
Mi piace comunque far finta di niente,
perché sono uno così io,
le mie paure son la mia cecità - a volte, ho come il presentimento che continuando ad ignorarle esse vadano via, e quando apro gli occhi quasi sorrido; non le vedo più.
Poi, mi accorgo dei punti di satura,
sullo stomaco, e il ventre sfigurato,
le labbra sigillate, il fiato pesante,
le budella straziate.
Non hanno bisogno che tu le veda,
le senti, il terrore vive di siccità.
Puoi chiudere gli occhi,
puoi anche caverteli.
Ma li senti, perché ti sbranano dall'interno.

"Non aver paura Taehyung,
chiudi gli occhi"

È facile dirlo,
immensamente tanto facile.
Però io di lui mi fidavo,
è questo che mi ha fregato.

"Staremo bene,
ascoltami Tae, lo prometto,
staremo bene, e le stelle non ti sembreranno mai più lontane,
staremo bene, e nulla ti farà mai più male, staremo bene amore, ti prego chiudi gli occhi, io ti prometto ora, che staremo bene, devi credermi, perché te l'ho promesso con queste labbra Tae,
ogni bacio era vero, io non ti mento con questa labbra!"

Rabbia,
provava questa giovane rabbia,
appena nata, debole d'angoscia.

Io i miei occhi,
per lui li ho chiusi.
L'ho visto sotto le palpebre,
con le iridi nere e la lebbra tragicamente dolci.

Staremo bene

Quando mi chiedo?
Ho aspettato così a lungo,
ma le stelle mi son lontane,
e tutto mi fa così male.
Erano veri i suoi baci,
quindi io aspetto.
Staremo bene.

"Perdonami per il bianco"
"Il bianco è luce, Jungkook"
"Su di me, è solo malattia"

Non era vero,
la malattia, non ha colore.
L'ho realizzato quando ho dovuto posare le mie mani sui suo occhi,
per chiuderli,
ma chiuderli per sempre.

"ho cercato, di motivare questo dolore"
"cos'è che hai ricavato dunque?"
"incubi"
"ne è valsa la pena?"
"son la parte bella della storia, si sieda"

Il suo fiato dolce, soffice,
vivo di questa omertà,
innamorato della dolcezza del suo respiro, ed estasiato dall'amarezza dei suoi sorrisi.

Se non chiudo gli occhi,
si fa più nitido il sapore della sua voce,
ma lui me lo chiede di nuovo
"chiudi gli occhi"
preferisco morire di nostalgia e lasciarmi andare a questa nauseante malinconia, che svegliarmi e scoprire d'esser già morto.

Lo chiamavo per nome.,
solo per nome. Non perché non mi sentissi abbastanza in confidenza con lui per attribuirgli un soprannome, bensì; il rumore che causava il suo pronunciarsi, metteva a tacere tutto, ed esisteva solo lui, per chilometri e chilometri di terra, si udiva solo di lui, ed io amavo dirlo, sentivo di poter spostare la terra sussurrando la breve eternità di un nome.

Facciamo del nostro meglio per scacciarla via,
ci rifuggiamo dentro bicchieri di vetro e ovattiamo ogni suono,
spegnamo la luce,
chiudiamo gli occhi,
puoi cantare per me? No, non ho paura,
la paura è cieca.

Convalescenza pura.

"Scometto che sono più veloce di te" Il suo sorriso, come fosse ieri, mi traccia i contorni d'ogni singola percezione.
"Oh andiamo, sono più vecchio"
"Solo scuse, tu sei nato stanco"

È quasi nauseante,
un giorno ti sembra di afferrare le stelle, e il giorno dopo scivoli lento, lontanto da tutto quel suono.
Non so cosa sia meglio per me,
non mi fido del possibile,
è nel debole fantasticare d'una morte indolore che ripongo ogni speranza.

Ho nascosto i numeri,
mi son rimaste le lancette.
Ma dov'è che vai? sempre in giro per queste stanze bianche, a trascinare cadaveri di porcellana.
"Me n'è caduto uno!"
"Raccogline i cocci e dagli fuoco"

Un po' mi mancano le sue mani;
sarebbe bello averle intorno alla mia gola; glielo urlerei come un cane: "stringi!" fino a tramutarmi in lamenti lascivi. Rosso carminio, come il sangue che tiravo via dalle sue labbra.

"Ci ho pensato in questi giorni"
"Scusa?"
"A come si ci sente a morire"
"Stupido, sei solo uno stupido"
"Signore deve lasciare la presa dal paziente!"
"Secondo te, fa tanto male?"
"No"
"E come si ci sente, cosa devo fare quando sarà il momento?"
"Devi solo.."
"Perfavore lo lasci!"
"È difficile"
"Sarò costretto a usare la forza"
"Chiudere gli occhi, devi solo chiudere gli occhi"
"Mi dispiace così tanto"

Il suo fiato dolce,
i respiri deboli,
e poi le sue dita sui fianchi,
tutto andato.
È stato sopravvivenza.

I sedili dell'auto,
macchiati si sangue e birra; affondo il viso su di essi.
C'è ancora tanta da preservare.
Poi con i polpastrelli delle dita, sfioro le molecole di quest'aria cupa.
Lento, che potrebbe venir spazzato via tutto, in un battito di ciglia.

Chiudo i finestrini,
voglio una morte angusta.

"Com'è che inizia la storia?"
"C'era questo ragazzo, che voleva raggiungere le stelle.."
"E poi?"
"E poi le raggiunse"
"Fine?"
"Certo che no"
"Prosegui allora, te ne prego"
"Prima promettimi una cosa?"
"Di che si tratta?"

"Qualunque cosa accada, dovrai tenere i tuoi occhi, chiusi."

RESCRUDESCENZA kth jjk Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora