Volare

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Non era mai riuscito ad averne uno tutto per sé, mai. Sapeva che Darren li utilizzava, li studiava, sapeva dove li custodiva con gelosia e sapeva anche che gli era proibito leggerli. Ma la sua curiosità era sempre stata più forte del suo buon senso. D'altronde quella vita da garzone, da aiutante, era davvero noiosa: le uniche mansioni di cui doveva preoccuparsi erano ramazzare i pavimenti, preparare i pranzi frugali, tenere a bada i topi, studiare e, di tanto in tanto, aiutare il maestro con qualche commissione. Anche quel giorno sarebbe dovuto trascorrere come tutti gli altri, se non fosse stato per Darren che era stato costretto ad uscire velocemente di casa per una questione urgente. Così Carr si ritrovò tutto solo, pieno di cose da fare ma completamente solo, una condizione non comune nella sua vita. Darren, infatti, usciva di rado dalla dimora e quando lo faceva, Carr veniva riempito di compiti da svolgere prima del ritorno dell'uomo. Ma quel giorno aveva un sapore diverso e il ragazzo si ritrovò pieno di curiosità e di voglia di scoprire cosa contenessero i tomi che il suo maestro custodiva con tanto mistero. Lo studio era al piano di sopra. La porta non era mai chiusa; i libri, infatti, erano riposti in teche che Carr non era mai riuscito ad aprire: stranamente non avevano neanche una serratura. La particolarità di quel luogo lo attirava quasi magneticamente. Una volta aveva provato addirittura a lanciare un candeliere contro il vetro di una bacheca, con l'unico risultato che questo gli rimbalzò pericolosamente indietro. Ma quel giorno aveva visto il proprio maestro lasciare la casa in gran fretta e in cuor suo sperava davvero che nella premura un piccolo, insignificante libricino fosse stato lasciato incustodito...era una speranza che solleticò tutti i suoi sensi. La porta, come si aspettava, si scostò con facilità e un odore di chiuso lo investì: era per lui un odore familiare, che lo faceva sentire tranquillo, sicuro, ovattato. Come se quel luogo fosse protetto dal mondo esterno. E davanti a lui, proprio vicino ad una finestra dai vetri logori c'era il leggio di Darren. Era un leggio di noce, alto sì e no un metro, finemente intarsiato ed appoggiato ad esso c'era ciò che il ragazzo stava cercando: un corposo libro incustodito. Si sarebbe accontentato di qualsiasi cosa, anche di un foglio: mai avrebbe sperato in tanta fortuna! Un tomo intero! Spesso, polveroso, magnifico! Aspettò qualche secondo prima di avvicinarsi, voleva essere davvero sicuro che in casa non ci fosse nessuno: fece qualche passo che permise al pavimento di assestarsi, scricchiolando mollemente, poi stette in ascolto. Nulla. Nessun rumore. Solo un vociare indistinto dalla strada. Era davvero solo. Si fece più coraggio e si avvicinò al leggio. Era lì, davanti a lui. Gli bastava allungare la mano, poteva già immaginare la sensazione della rilegatura in pelle sotto le sue dita....

«Non avvicinati mai ai miei libri!» Sentì distintamente con le orecchie della sua fervida immaginazione.

«Sono libri che non ti devono interessare! Solo io posso leggere ciò che vi è scritto!»

Aveva sentito quelle parole tante di quelle volte che mentre le pensava poteva immaginarsi il suo maestro lì presente, con quell'espressione seria e imperscrutabile che lo osservava mentre allungava le dita su quel bellissimo tomo. Aveva immaginato quel momento molte volte: la tensione era palpabile, le giovani mani tremavano mentre si avvicinavano furtivamente al compendio. Sapeva che Darren gli diceva di non toccare i libri per paura che si rovinassero, che qualche pagina potesse strapparsi, ma in quel momento, solo, nello studio del suo maestro percepì che quelle minacce non fossero solo l'espressione forzata di una vecchiaia di solitudine e segregazione. Ormai, però, il più era stato fatto, tanto valeva andare fino in fondo. Il suo battito accelerò mentre le punte delle sue dita sfiorarono la ruvida pelle della copertina e... niente. Non successe niente. Prima una dito, poi un altro, poi l'intera mano. Ora accarezzava con reverenza il tomo, lo toccava, ne sentiva la polvere accumulata sotto i polpastrelli. Ed era ancora tutto intero! Ogni timore svanì e cominciò ad esplorare il manufatto in ogni sua parte: era rilegato in pelle pregiata, l'odore che emanava gli riempiva con prepotenza le narici, ma era un profumo che al contempo lo inebriava. Non c'era alcuna scritta, né davanti, né dietro e questo rese il contenuto del libro ancora più interessante. Il pensiero che poteva anche ritenersi soddisfatto lo accarezzò solo per un istante, per poi svanire quando la sua curiosità si fece sentire spingendolo a scoprire cosa contenesse l'imponente libro. Era riuscito ad entrare nello studio, a prende un tomo, a toccarlo, ma ora il pensiero di poterne leggere anche solo una pagina gli faceva esplodere il cuore nel petto: chissà cosa avrebbe scoperto, cosa avrebbe imparato in quelle pagine! I suoi genitori lo lasciarono al servizio di Darren quando era ancora piccolo e l'uomo gli aveva insegnato negli anni a leggere e a scrivere. Era una consuetudine, per famiglie poco abbienti, lasciare alcuni figli al servizio di facoltosi maestri. Non si poteva ritenere un allievo modello, soprattutto la scrittura gli dava qualche problema, ma se la cavava abbastanza bene in entrambi i campi. Era dotato, a detta del maestro, di un'incredibile memoria. Ricordava tutto ciò che gli veniva detto. In modo preciso e puntuale. Non avrebbe fatto molta fatica a leggere le pagine contenute nel libro e comunque gli sarebbe bastato anche decifrare una sola parola. Il gioco era diventato una sfida. Si decise: una mano si accostò al bordo del tomo, e sfiorò il lungo susseguirsi delle pagine, la fece muovere avanti e indietro per sentire la consistenza della carta. Poi prese delicatamente la copertina e la voltò. Per un secondo rimase immobile, qualcosa non andava. Si guardò intorno, si strofinò gli occhi e osservò nuovamente la pagina bianca che gli stava davanti. Forse era un'usanza che non conosceva, una consuetudine che Darren non gli aveva spiegato, voltò allora un'altra pagina....ancora in bianco. E un'altra, poi un'altra ancora, tutte inesorabilmente in bianco. Un brivido lo percorse, il pensiero che avesse fatto qualcosa di sbagliato e che il libro in quel modo si fosse rovinato, lo paralizzò. Il panico sopraggiunse: aveva rovinato un tomo di Darren! L'immagine del proprio maestro che si alterava gli fece tremare le ginocchia.

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