È troppo

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Dormo nella stanza degli ospiti. Mi addormento verso le 22:05. Ho pensato tutto il tempo al progetto e a Ottaviano. Come ho fatto ha trovare piacevole la sua compagnia?

Mi sveglio sudata e con le lacrime agli occhi. Ottaviano è vicino a me.
Cos'è successo?
Respiro a fatica. Ho fatto un incubo tremendo. Le lacrima continuano a scendere.
-Rachel calmati. Era solo un brutto sogno in fondo-
Ha ragione. Era solo un brutto sogno. Pian piano il respiro si regolarizza. Mi passa un bicchiere d'acqua che bevo tutto.
-Certo che urli forte. Ti ho sentito da camera mia- mi dice. Tu non hai avuto un incubo del genere. Mi asciugo le lacrime. Non gli rispondo. Ripenso all'incubo e mi ritornano gli occhi lucidi. Era tutta finzione infondo.
-Va meglio? Posso tornare a dormire?- dice sbadigliando. Guardo l'orario sull'orologio che sta sul comodino. Sono le 03:43.
Io annuisco. Mi sono davvero spaventata stavolta. Ed ho anche fatto una figura di merda davanti a questo coglione. Sfiga ti voglio bene anch'io. Torno a dormire. Stavolta l'incubo mi fa svegliare senza farmi urlare. Sono le 07:28. Vado nel bagno e mi faccio una doccia lampo. Esco e mi rivesto. Scendo sotto e trovo Ottaviano già preparato. Non parliamo durante la colazione.
Usciamo e camminiamo finché non è lui a rompere il ghiaccio.
-Che hai sognato?-
-Niente di che-
-Stavi urlando e piangendo nel sonno. Non puoi dire 'niente di che'. Ma se non vuoi dirmelo fa niente-
Bene. Seconda figuraccia. Arriviamo davanti alla scuola e solo ora mi accorgo che gli altri mi fissano per essere venuta con Ottaviano. Lui entra in classe e io cerco Pip e Annie con lo sguardo.
-Cos'è successo?- dice una voce alle mie spalle che mi fa sobbalzare.
-Jas mi hai spaventato-
-Cos'è successo?- ripete.
-Niente. Perché?-
-Sei venuta a scuola con quello- dice un'altra voce alle mi spalle.
Mi giro e veso Pip.
-Ahhh. Ti risci a questo.... Niente l'ho incontrato per strada e abbiamo parlato del progetto-
-Sicura?- chiede Jas.
-Tu ci nascondi qualcosa- continua Pip.
-Ragazzi andiamo. Cosa pensate sia successo?-
Loro si guardano e sospirano e poi entriamo in classe. Vedo Percy e Annie intenti a parlare con Ottaviano. Che anche loro gli stiano facendo il terzo grado?
Aspetta....
Se io ho usato una scusa e lui ne usa un'altra e Percy,Annie,Jas e Pip parlano tra loro capiranno che abbiamo mentito. Cazzo. Mi siedo appena loro due se ne vanno.
-Tu che hai detto?- chiedo appena mi siedo.
-Che ci siamo incontrati per strada e che abbiamo iniziato a parlare del progetto-
Sospiro.
-Tu?-
-Anche io ho detto così-
Non parliamo per il resto delle lezioni. Esco con Pip e Annie. Metà tragitto lo facciamo insieme, poi ognuna va per la prorpia strada.  Torno a casa e trovo mio padre al telefono.
Quando mi vede fa la tipica faccia che usa quando vuole che vado con lui a qualche cena di lavoro. Voglio morire.
Salgo in camera e sto al telefono con Annie. Parliamo del più e del meno finché una cameriera non mi chiama per il pranzo.
-Rachel Elizabeth cara,domani sera ho una cena di lavoro e verrà un ragazzo della tua età. È il figlio di un mio amico. Perché non vieni a fargli compagnia?-
-Perché dovrei?-
-Andiamo cara. Dammi una soddisfazione una volta nella vita-
L'ha detto davvero. Ha detto che sono una delusione praticamente.
-Okay-
-Brava-
Il pranzo continua in silenzio finché non salgo in camera. Non ho compiti quindi prendo la tela, i colori e i pennelli e mi metto a dipingere. Ho sempre amato l'arte. Mi affascina e mi ispira. Finisco di dipingere e mi lavo. Sono sporca di pittura. Mi vesto e guardo l'orario. Sono le 19:45. Non ho voglia di vedere mio padre a cena quindi prendo un po di soldi ed esco. Ceno in pizzeria e poi faccio due passi.
Quando questo progetto sarà finito non dovrò più rivedere Ottaviano se non a scuola. Forse la prof cambierà qualche posto ma con la sfiga che ho in questo periodo non credo proprio che....
I miei pensieri si interrompono quando qualcuno mi mette una mano sulla bocca e mi trascina in un vicolo.
-Ehy bella calmati- dice la persona dietro di me. Insieme a lui ci sono altri due ragazzi.
-Che ne dici di vedere quanto è resistente il tuo corpicino gracile?- dice e gli altri due iniziano a ridere. Uno di loro mi si avvicina e mi leva la maglia. Sono in canottiera. Cerco in tutti i modi di liberarmi ma è tutto inutile. Non posso gridare perché ho ancora la bocca tappata. Mi stanno levando le scarpe. Ho paura. Non sono mai stata in una situazuone del genere. Non voglio che succeda. Mi stanno levando la cintura. Ad una certo punto la mano che mi teneva chiusta la bocca mi lascia e una mano mi prende il braccio e mi trascina via. In un secondo vedo i due che mi stavano spogliando intenti ad aiutare il loro amico che ora è svenuto a terra. Guardo davanti a me e vedo che ad aiutarmi è stato Ottaviano.
Dopo che ci siamo allontanati abbastanza ci fermiamo.
-Che ci fai fuori a quest'ora?- mi chiede con voce quasi....arrabbiata?
-Potrei farti la stessa domanda-
-Mio padre mi ha trascinato ad una riunione. Mi ha detto che sarebbe finita tardi e che era meglio tornare a casa. Quindi mi è toccato andare a piedi visto che non ho la patente. La tua scusa qual'è?-
-Non volevo vedere mio padre e allora ho cenato fuori. Mi sono messa a passeggiare e quei i tre hanno tentato di...- le parole mi muoiono in gola.
-Stai tremando e stai in canottiera. Casa tua è distante?-
-No-
-Allora andiamo. Ti accompagno-
Sto tremando, è vero. Ma per la paura,non per il freddo. Non usciró mai più di casa da sola. Prendo il telefono. Sono le 23:42 e ho 6 chiamate perse da mio padre. Non voglio vederlo. Spero che stia dormendo.
-Eccoci. Grazie di avermi aiutata e accompagnata. Ci vediamo domani a scuole-
Non gli lascio il tempo di rispondere che entro dentro in fretta e furia. E questa è la terza cosa gentile che fa per me da quando lo conosco. Che gli prende?

Octachel||Storia di una ragazza che amava l'arte||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora