Erano passati un po' di giorni dal suo ritorno a casa, le giornate erano trascorse tutte uguali dopo le prime due per abituarsi; anche perché in pratica non faceva nulla a parte dormire, leggere, mangiare e tornare a dormire.
Le sue giornate si erano ridotte a quello: una serie di azioni ripetitive e senza scopo, fatte per occupare il tempo da un momento di noia all'altro.
Continuava a vivere le sue giornate senza un vero scopo o ragione, si era totalmente abbandonato alla sua solitudine; ma come avrebbe potuto far qualcosa se ora come ora si sentiva inutile e senza obbiettivi? Come poteva fare dei progressi personali, quando l'unica cosa che riusciva a fare era restare sdraiato e fissare con sguardo vuoto il soffitto?
Aveva anche pensato più volte di andare in città e guardare un po' come le cose fossero cambiate, ma c'era sempre qualcosa che lo bloccava, non riusciva a trovare le forze o il coraggio di uscire. Spesso si rigirava tra le mani il pugnale e la fiala che era solito portarsi dietro da qualche tempo, guardandosi le mani umane, senza alcun segno della trasformazione. Era strano, aveva scoperto da poco di essere per metà Galra e da quando era successo, si sentiva sempre più estraneo ai suoi compagni di squadra.
Loro erano tutti convinti di ciò che stavano facendo, lottavano contro la dominazione dell'universo da parte di un folle, salvavano pianeti dalla schiavitù; ma per lui era diverso, non che non fosse felice di essere un paladino, ma c'era anche il fatto che stava lottando contro quella che era per metà la sua specie, senza sapere se tra quelle schiere di nemici forse ci fosse stata sua madre o un qualche parente che sapesse della sua esistenza, anche se ne dubitava fortemente, altrimenti l'avrebbero cercato, e invece no, era sempre lì, da solo in una casa sperduta nel mezzo del deserto ad annoiarsi guardando il soffitto e riascoltando per l'ennesima volta il Cd della sua Band preferita.
Se qualcuno lo avesse guardato in quel momento da fuori avrebbe di certo pensato che fosse uno di quei tipici ragazzini depressi, ma non lo era, forse, cioè okay che si sentiva giù, solo e sperduto, ma non si sentiva di essere arrivato a quel livello, o almeno sperava.
Non che ascoltare i MCR per l'ennesima volta lo salvasse da quello stereotipo comunque, ma decisamente non si sentiva di essere depresso.
Spesso di lasciava andare ai ricordi di quando nel castello si ritrovavano tutte le sere in sala a parlare ridere e scherzare; ricordava Hunk in cucina che provava a cucinare qualcosa di commestibile, Pidge che giocava col suo computer, Allura e Coran che parlavano dei vecchi tempi sul loro pianeta, Shiro che li guardava con sguardo orgoglioso e Lance...lui con il suo modo allegro di fare, i suoi scherzi, le battute e i flirt non ricambiati.
Dio, quanto gli mancava quel rompi scatole.
Gli mancava anche solo il modo con cui, solo con uno sguardo, riusciva a capirlo perfettamente e avesse sempre le parole giuste da dirgli.
Gli mancavano tutti.
Senza loro che erano diventati la sua famiglia si sentiva perso, solo.
La loro mancanza gli creava dentro un enorme buco, ed una sgradevole sensazione di gelo che non sapeva mai come colmare o scaldarsi, quindi alla fine si ritrovava a piangere raggomitolato su se stesso.
Keith si stava rigirando per l'ennesima volta tra le lenzuola, annoiato più che mai e stanco di guardare il suo banale soffitto grigiastro, cantando a squarciagola Afraid dei The Neighborhood, quando di colpo sentì uno strano rumore sotto di sé, spaventandolo leggermente.
Bip bip
Lo sentì per altre due volte, e non capendo da dove venisse, pigramente e col corpo dolorante, si alzò andando alla ricerca della fonte di quel fastidioso rumore.
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A Reason To Stay
Fanfiction|| Klance || Zarkon è stato sconfitto e la pace è tornata. Arriva, per i ragazzi del castello, il momento di tornare a casa e godersi un po' di riposo. Ma "casa" non sempre significa famiglia, non per tutti e non per Keith, che la sua, l'ha trovata...