Capitolo 4

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Erano passati un paio di giorni da quando si erano masturbati a vicenda per la prima volta. Itachi si stava prendendo molta cura di Gaara e si erano verificate altre situazioni hot tra di loro.

Il rosso sentiva che si stava legando molto all'altro. Ormai nei suoi sogni sempre di più la figura di Naruto veniva sostituita da quella dell'Uchiha. Continuava, però, ad essere diffidente nei suoi confronti. Itachi aveva affermato che lo avrebbe aiutato a scappare ma, fino a quel momento, non aveva accennato nessun piano. Stava pensando che avrebbe dovuto in qualche modo, pensarci lui a un piano, ma tutti quelli che gli venivano in mente non lo convincevano particolarmente.

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Itachi era disteso sul suo letto e stava riflettendo sul Kazekage. Non riusciva a pensare ad altro che non fossero le gote rosse del più piccolo, le labbra leggermente aperte e gli occhi leggermente dischiusi mentre arrivava all'apice del godimento, o i gemiti che tendeva a trattenere non riuscendoci.

Si era molto probabilmente innamorato di lui, doveva assolutamente portarlo via dall'organizzazione e metterlo nelle mani sicure di Konoha, anche se pensare il suo Gaa-chan nelle mani del Jinchuriki della volpe gli faceva rivoltare le budella.

Era sempre lui a prendere l'iniziativa, Gaara corrispondeva i suoi baci e prendeva per un periodo le redini dei giochi ma mai una volta era stato lui a incominciare.

"Sto diventando un'idiota. Sembro una ragazzina alla prima cotta. È meglio che non si innamori di me. Dovrei vivere questo breve periodo fino in fondo. Sarà l'ultimo sereno prima che il mio otouto mi uccida"

Purtroppo la sera prima aveva sentito rientrare Deidara e Sasori dalla loro missione e si doveva comportare come al solito per non farli insospettire, decise di alzarsi e preparare la colazione per tutti. Era l'unico, insieme a Konan, a sapere cucinare o meglio, a saper cucinare senza distruggere la cucina e qualsiasi cosa al suo interno. Preparò cioccolata calda e brioches per Deidara e Gaara, caffè amaro e focacciette per lui e Sasori

Mangiò insieme ai suoi compagni, poi prese la porzione per il rosso e andò da lui.

Arrivato lo vide già alzato. Lo stava aspettando.

– Stavo morendo di fame. Sei in ritardo – lo accusò Gaara.

Itachi anzi che controbattere e prendersi gioco di lui, si avvicinò silenziosamente, gli alzò il mento e lo osservò. Gaara per istinto chiuse gli occhi attese un bacio, ma questo non arrivò. Il moro aveva interpretato i gesti dell'altro come segno che avesse paura di lui e per questo decise di non andare fino in fondo.

– Deidara e Sasori sono rientrati ieri sera non potevo venire qui prima – informò l'altro – Ti lascio mangiare in pace. Vengo più tardi. –

Gaara lo vide uscire mogio mogio.

"ma che cosa ha? Sembra strano. Desso mi è rimasto l'amaro in bocca".

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Itachi se ne andò in palestra e incominciò ad allenarsi per tenere la mente lontana dall'oggetto dei propri desideri. Passata mezz'ora ritornò da Gaara.

Lo vide seduto sul letto con le gambe chiuse al petto e con la faccia nascosta tra di esse.

– Ohi, ti senti male? Gaara? Cos'hai? – chiese Itachi raggiungendo l'altro e posandogli una mano sulla testa.

Gaara dopo che il più grande lo aveva lasciato da solo aveva cercato di mangiare la sua colazione ma non ci era riuscito e ,anzi, aveva cominciato a piangere non sapendo per che cosa di preciso.

Appena Itachi era ritornato il perché gli fu chiaro come il sole. Voleva quel bacio e non solo quello. Voleva rimanere per l'eternità con il moro. Sentiva di amarlo, di amarlo più di qualunque altro. Il suo corpo da adone, i suoi capelli lunghi, i suoi occhi scuri come la notte senza stelle ma pieni di sentimenti che non mostrava, amava ogni piccola parte di lui. Forse erano da poco che si conoscevano ma si era preso cura di lui come solo suo zio precedentemente aveva fatto.

La soluzione per le ore di Filosofia? Un pò di YaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora