Capitolo 18 - The Masterpiece

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Forse avevo sbloccato il segreto per comprendere l’universo. O, perlomeno, per comprendere la situazione in cui mi trovavo. Safaa e Waliyha stavano pigramente guardando il DVD di “Alla Ricerca di Nemo”, sdraiate sul divano in soggiorno, mentre io, guardando distrattamente lo schermo, riflettevo su tutto. Forse tra me e Harry c’era solo una grande attrazione fisica. Forse io e lui ci desideravamo così tanto perché sapevamo di non poter dare sfogo alle nostre fantasie e, ora che era successo di nuovo, potevamo dormire sonni tranquilli. Quella mattina, a colazione, non mi aveva guardata con il sorriso da furbetto che aveva di solito. Avevamo anche avuto una conversazione normale ed ero rimasta sorpresa. Non avevo nemmeno provato la solita stretta allo stomaco. Certo, avevo cautamente evitato di guardarlo negli occhi, però era già qualcosa, no?
“Rebecca, ci disegni Nemo?” Mi chiese Waliyha quando il cartone animato fu finito.
“Posso provarci.” Risposi, prendendo il blocco da disegno di Safaa e cominciando a tracciare delle linee. Dovevo disegnare un pesce pagliaccio con una pinna atrofica, quanto poteva essere difficile? Invece lo fu più del previsto e il risultato non era esattamente quello che speravo, ma alle bambine piaceva. Lo ricalcai anche sul blocco di Waliyha e le lasciai a colorare i pesci, mentre io mi sgranchivo le gambe in cucina. Mi accucciai di fianco a Chestnut e cominciai ad accarezzarlo. Guardai l’orologio e mi accorsi che Zayn sarebbe stato a casa da lì a pochi minuti.
“Rebecca!” Urlò improvvisamente Waliyha con una nota di panico nella voce. Corsi in soggiorno e mi bloccai alla vista di quello che stava accadendo: Safaa, per qualche motivo a me ignoto, aveva cominciato a colorare il muro, prima candido, con i pennarelli colorati.
“No!” Dissi, correndole incontro e togliendole i pennarelli di mano. “Cos’è successo?” Chiesi poi a Waliyha. “Sono stata di là cinque minuti!”
“Si è arrabbiata perché ho finito il suo pennarello arancione.” Si difese Waliyha. “Così si è alzata e ha cominciato a imbrattare le pareti.”
Guardai il danno, inorridita. La bambina aveva fatto delle linee e aveva cominciato a disegnare una casa e i colori, come per prendermi in giro, erano brillantissimi in contrasto con il bianco del muro. Come avrei potuto risolvere quella situazione? Le bambine erano sempre state due angioletti, non ero preparata a niente di quel tipo!
Dopo essermi assicurata che tutti i pennarelli fossero fuori dalla portata di Safaa, andai in cucina per vedere se, per caso, sul foglio appeso al frigo ci fosse scritto cosa fare in certi casi. Nulla.
Stavo cominciando ad andare nel panico. Era colpa mia, perché mi ero distratta e avevo permesso che Safaa combinasse un casino. Avrei dovuto essere con lei e avrebbero potuto licenziarmi.
“Sono a casa!” Esclamò Zayn dall’ingresso. Mi posizionai davanti all’opera d’arte di Safaa, impietrita.
“Zayn!” Urlarono le bambine e gli corsero in contro. Lui le abbracciò e poi entrò in soggiorno, dove ero rimasta nella stessa posizione, cercando di coprire il danno.
“Cos’è successo?” Mi chiese.
“Nulla.” Mentii, ma la mia voce uscì dalla mia bocca di qualche ottava più alta del normale e sapevo di avere una faccia colpevole. Gran bel modo per dimostrargli che avrebbe potuto fidarsi di me. “Ok, Safaa ha disegnato un Picasso sul muro del soggiorno e stavo cercando di capire come risolvere.” Ammisi poi, abbassando la voce e guardando il pavimento. Mi sentivo colpevole come se fossi stata io ad imbrattare la parete. Mi aspettavo una scenata o una strigliata, invece lo sentii ridere. Alzai lo sguardo su di lui, chiedendomi cosa ci fosse di così dannatamente divertente.
“Hanno usato i colori che ci sono sul tavolo?” Mi chiese, avvicinandosi ai pennarelli.
“Sì.” Risposi.
“Sono lavabili. Non è la prima volta che Safaa si improvvisa Banksy e disegna murales per tutta la casa. Avresti dovuto vedere quando le bambine erano più piccole…” Cominciò Zayn. “E’ per questo che i miei genitori hanno fatto ridipingere tutta la casa con vernice lavabile.” Aggiunse, alzando le spalle.
“Per fortuna.” Dissi e mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo. “Vado a prendere uno straccio.”
Zayn mi seguì in bagno, dove trovai uno straccio. Lo bagnai e strizzai e tornai in soggiorno. Notai che ne aveva preso uno anche lui e si era sistemato di fianco a me.
“Beh dai, almeno è una bambina creativa.” Cercai di scherzare. Zayn sembrava di buonumore e volevo rendere le cose il più normale possibile. Non l’avrei pregato di cambiare idea o niente del genere. Volevo semplicemente mantenere un rapporto normale con lui. Tanto, dopo quello che avevo fatto il giorno prima, non speravo nemmeno più che mi perdonasse.
“Lo siamo tutti in famiglia.” Commentò con un sorriso.
“Disegni murales anche tu?” Chiesi, indicando i muri del soggiorno.
“No, non ho mai disegnato sulle pareti, ma mi piace disegnare in generale.” Mi rispose, alzando le spalle.
Tra di noi scese un silenzio un po’ imbarazzato, così mi concentrai sui disegni di Safaa e finii di pulire il muro.
 
Tornai a casa poco dopo le cinque e mezza, dopo che Tricia mi diede il compenso della giornata e di quella precedente.
“Ciao, Becca!” Sentii tre voci dal soggiorno e infilai la testa per vedere chi fosse. Erano Harry, Louis e Niall.
“Ciao, ragazzi.” Risposi, sorridendo. Esplorai la stanza con lo sguardo, ma non c’era traccia di Eleanor. Comprensibile, visto che i ragazzi erano impegnati a sfidarsi ad un videogame e la cosa era piuttosto noiosa.
“Ho una buona notizia!” Esclamò Louis dopo poco, abbandonando il joystick sul divano. Niall e Harry lo imitarono, probabilmente perché avevano finito la partita. Non riuscii a decifrare chi avesse vinto dalle loro espressioni.
“Sì?” Chiesi, incuriosita. Non conoscevo benissimo quel ragazzo, ma ormai avevo capito che le sue buone notizie equivalevano a pazzie.
“Mia madre e suo marito hanno deciso di portare le mie sorelle in campagna questo weekend, così ho la casa libera.” Rispose il ragazzo.
“Il che significa solo una cosa.” Continuò Niall.
“Party.” Concluse Harry, come se avessero provato la scena migliaia di volte prima di propormela.
“Sei invitata.” Disse poi Louis.
“Non sono sicura che sia una buona idea, ragazzi.” Risposi, arricciando le labbra in un sorrisetto. Il ricordo del weekend appena passato era ancora vivido nella mia memoria e non volevo certo ripeterlo.
“Oh, ma non preoccuparti. La mia casa sarà così piena di gente che non avremo nessuna possibilità di interagire.” Mi spiegò il ragazzo, scrutandomi con occhi divertiti.
“Non lo so.” Ripetei.
“Forza, non darci buca! Sarà come quando andiamo nei locali, solo che saremo a casa di Lou.” Cercò di convincermi Harry.
“Vi farò sapere. Però sappiate che, se deciderò di venire, non berrò nemmeno una goccia di alcool.” Li avvisai. Vidi tre sorrisi comparire sui loro volti. Quello di Louis era trionfante.
“Vedremo.” Rispose. “Comunque El ci tiene che tu venga.” Aggiunse dopo un po’.
“Va bene, va bene, vengo!” Esclamai alla fine, dandogliela vinta.
“Ottimo!” Disse Niall. “Adesso possiamo andare a cena?” Chiese poi, facendo scoppiare tutti a ridere. Osservai il suo corpo minuto, chiedendomi come diavolo facesse a non pesare duecento chili con tutto quello che mangiava.

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