Capitolo 4 - Don't Stop The Party

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Ero sopravvissuta alla prima giornata di lavoro ed ero anche riuscita a tornare a casa senza dover chiamare Harry per farmi recuperare da qualche parte. Ringraziai mentalmente l’applicazione delle mappe sul mio telefono. Ero seduta sul letto della mia nuova camera e stavo osservando la banconota da cinquanta sterline che Tricia mi aveva dato prima che tornassi a casa. La guardavo con sentimenti contrastanti. Una parte di me era quasi orgogliosa: quelli erano i primissimi soldi che avevo guadagnato da sola. L’altra parte di me era perplessa. Cinquanta sterline per passare la giornata insieme a due bambine erano troppo poche. Come potevo spenderle? Era venerdì sera, volevo andare in un locale, ma non ne conoscevo nessuno e non sapevo dove andare da sola. A Beverly Hills uscivo quasi ogni sera perché i miei amici organizzavano costantemente feste ed io ero sempre invitata.
Pensai alla sera del Prom dell’ultimo anno scolastico e sorrisi malinconica. La scuola aveva affittato la sala da ballo dell’hotel Loews ad Hollywood per l’evento ed era stata una serata magica. Dopo essere stata incoronata Reginetta del Ballo, avevo proposto di spostare l’afterparty al Level3, un club under 21 ad Hollywood & Highland poco lontano dall’hotel e avevamo ballato fino all’ora di chiusura. Nick, il ragazzo con cui uscivo all’epoca, era stato incoronato Re del Ballo ed era venuto con noi al locale. Aveva anche prenotato una suite all’hotel, dove festeggiammo l’after-afterparty con Rachel, Melanie e Adam. Mi addormentai all’alba sfinita dalle ore sui tacchi alti, dallo champagne che avevo bevuto e dalle risate.
Anne mi riscosse da quei pensieri entrando in camera. Non l’avevo nemmeno sentita tornare a casa.
“Tra poco vado a prendere Elizabeth all’asilo. Vuoi venire con me?” Mi chiese. Mi fermai ad osservarla per qualche secondo prima di rispondere e mi ritrovai a pensare che fosse davvero una bella donna. Sembrava quasi la sorella di Harry, non la madre. Mio padre aveva scelto bene.
“No.” Risposi.
“E’ andato tutto bene dai Malik?” Chiese ancora, sedendosi sul letto di fianco a me.
“Sì.”
“Ok, io torno tra poco. Harry è in camera sua, tuo padre dovrebbe tornare a momenti.” Disse rialzandosi. Probabilmente aveva capito che non volevo parlare con lei.
Annuii, tornando ad osservare la banconota di fronte a me.

Improvvisamente sentii delle voci sconosciute provenire dalla stanza di Harry e decisi di indagare. Bussai alla sua porta e aspettai che mi invitasse ad entrare.
“Ciao.” Mi salutò un ragazzo seduto sul letto di Harry. Aveva gli occhi azzurri e i capelli castani con un ciuffo pettinato a regola d’arte. Di fianco a lui c’era una ragazza con occhi e capelli castani.
“Ciao.” Risposi, incuriosita. Harry mi stava guardando con aria inquisitoria. “Mi stavo chiedendo se per caso conoscete un locale dove posso andare stasera.” Aggiunsi dopo un po’.
“Noi pensavamo di andare al Cuckoo. E’ un locale nel Mayfair. Tutte le mie amiche ci vanno e mi hanno detto che è fantastico.” Rispose la ragazza, rivolgendomi un sorriso. Una veloce occhiata al suo abbigliamento mi confermò che aveva un ottimo gusto in fatto di moda ed era anche apparentemente ricca. Avrei potuto andare molto d’accordo con lei.
“E’ lontano da qui?” Chiesi. “A proposito, io sono Rebecca, piacere di conoscerti.” Aggiunsi porgendole la mano.
“Eleanor, piacere mio.” Rispose e me la strinse. “No, non è eccessivamente lontano, però noi andiamo in taxi perché non ci sono parcheggi.”
“Perché non vieni con noi?” Suggerì il ragazzo di fianco a lei. “Io sono Louis, comunque.”
“Piacere, Rebecca.” Mi presentai. Lanciai un’occhiata ad Harry e notai che non era per niente contento.
“In realtà non penso che tu possa.” Intervenne. “Non so fino a che punto James…” Cominciò a dire, ma lo interruppi.
“Andiamo, è il mio primo venerdì sera a Londra e sono sicura che non avrà nulla da ridire se sarò con te. Mi sembri un ragazzo responsabile.” Dissi con un sorriso che voleva ricordargli che, in realtà, sapevo benissimo che non era responsabile, visto quello che avevamo fatto cinque minuti dopo esserci conosciuti.
“E poi, se c’è un’altra ragazza, abbiamo più possibilità di entrare tutti gratis.” Aggiunse Louis. “Non so te, ma io non ho voglia di spendere venti sterline solo per entrare.”
“Ok.” Disse Harry dopo un po’. Aveva un’espressione rassegnata. “Parlerò con James e mia madre.”
“Grazie.”
“Non ti assicuro nulla, però.” Mi avvertì prima che potessi uscire dalla sua stanza. Io stavo già pensando a quale favoloso vestitino potevo mettere quella sera. Sapevo come vestirmi per andare in un locale. Era una delle mie specialità.

Quella sera a cena si fermarono anche gli amici di Harry. Louis aveva suggerito che, se ci fossero stati ospiti, mio padre ed Anne non avrebbero potuto dirmi di no. Infatti aveva ragione. Mio padre non sembrava per niente contento, ma alla prima minaccia di fare una scenata di fronte agli altri ragazzi, mi disse di sì.
“Solo perché sei con Harry e so che è una persona responsabile.” Mi avvertì. “Non voglio che tu beva e devi essere a casa per l’una.” Aggiunse.
“Ma papà, usciamo di qui alle undici e mezza!” Protestai. “Dai, ti prometto che non berrò nulla e farò la brava. Posso tornare alle due? Non vorrei mai rovinare la serata agli altri con il mio coprifuoco.”
Mio padre guardò Anne, che annuì.
“D’accordo, le due. Non un minuto più tardi e, se quando torni sei ubriaca, ti metto in punizione.” Mi minacciò.
“Ok, come vuoi.” Risposi e sorrisi ad Eleanor, che mi stava guardando. Visto che le persone con cui uscivo a Beverly Hills non erano con me – e non ero più tanto sicura che fossero miei amici – dovevo trovare qualcuno con cui passare il tempo, altrimenti sarei morta di solitudine.
Dopo cena aiutai Anne a pulire la cucina senza protestare e mi offrii persino di portare Elizabeth in camera. Era una bambina tranquilla e si lasciò cambiare ed infilare a letto senza dire niente.

Arrivammo davanti al locale e trovammo una fila di persone che aspettavano di entrare.
“Non ce la faremo mai, non siamo in lista.” Si lamentò Louis. Mi guardai intorno e studiai la situazione. Mi erano capitate cose del genere anche a Los Angeles e Rachel ed io avevamo studiato un modo per passare sempre davanti a tutti.
“Ho in mente una cosa che ci farà entrare senza problemi, ma voi dovete stare al gioco. Chiamatemi Kaya.” Dissi e cominciai a camminare verso il buttafuori, ignorando gli sguardi perplessi degli altri.
“Kaya?” Domandò Eleanor con voce incerta. Ormai eravamo molto vicine al buttafuori ed ero sicura che avrebbe potuto sentirci.
“Lavorare con Robbie è stato bellissimo! Candy è la canzone più bella che abbia mai fatto e sono stata abbastanza fortunata da essere scelta per quel video!” Esclamai ad alta voce, fingendo l’accento inglese.
“Giusto!” Rispose Eleanor, probabilmente intuendo le mie intenzioni. Le sorrisi per incoraggiarla a perdere l’espressione spaventata e si rilassò un pochino.
“Signorina Scodelario?” Domandò il buttafuori. Sorrisi trionfante, pensando che ero riuscita a fregarlo.
“Siamo in quattro.” Risposi e lui ci fece entrare senza dire una parola.

Rachel cominciò a notare la mia somiglianza con Willa Holland, quell’attrice che aveva avuto parti in The O.C, Gossip Girl e altri telefilm popolari in America, qualche mese prima della mia partenza per Londra. Ero tornata dal parrucchiere con un nuovo taglio di capelli e lei era rimasta a bocca aperta.
“Dobbiamo assolutamente provare questa cosa! Altro che carta d’identità falsa! Willa è maggiorenne e potremmo entrare nelle discoteche senza problemi!” Aveva detto. E così avevamo fatto. Eravamo andate allo Chateau Marmont a cena – locale frequentato da celebrità di ogni tipo – e, sfruttando la mia somiglianza con l’attrice, eravamo riuscite a passare la serata in discoteca gratuitamente e senza controlli di documenti. Quella sera ero stata scambiata anche per Kaya Scodelario, un’attrice inglese che, da quanto avevo scoperto dopo averla cercata su Google, era quasi identica a Willa Holland e a me. Kaya, a quanto sembrava, era molto popolare in Inghilterra per aver recitato in un telefilm chiamato Skins e, soprattutto, per essere stata la protagonista dell’ultimo video musicale di Robbie Williams. Era un piano perfetto!

“Come hai fatto?” Mi chiese Louis appena entrati nel locale.
“Storia lunga, ti spiegherò.” Lo liquidai e mi fiondai al bancone, dove una ragazza sorridente mi diede il benvenuto dopo aver parlato brevemente con il bodyguard che ci aveva fatti entrare.
“Signorina Scodelario, che piacere averla qui con noi! Mi permetta di mostrarle il suo tavolo.” Disse e ci accompagnò all’interno del club. Non solo eravamo riusciti ad entrare gratis, ma al tavolo c’erano anche bottiglie di ogni tipo!
“Tu devi uscire con noi più spesso!” Esclamò Louis entusiasta. Si accomodò sul divanetto e prese una bottiglia di vodka e quattro bicchierini da shot.
“Brindiamo a Rebecca!” Suggerì Eleanor, alzando il suo bicchiere. La imitai e lanciai un’occhiata ad Harry, che sembrava tutto tranne che felice di essere lì con noi.
“A Rebecca!” Esclamò Louis. “O Kaya.” Aggiunse poi, facendomi l’occhiolino. Brindammo e buttammo giù l’alcool in un sorso.
“Perché questo posto è così triste?” Chiesi quando notai che tutti erano seduti e nessuno ballava.
“Tranquilla, succede sempre così. Durante la prima mezz’ora sono tutti seduti a giudicarsi l’uno con l’altra, poi si ubriacano e cominciano a ballare. Tra un’ora non ci sarà nemmeno un centimetro libero sulla pista.” Mi spiegò Eleanor.
“Beh, ok, allora un altro shot!” Suggerii e versai altra vodka nei bicchierini.

Avevo bevuto parecchio. Più del previsto, in realtà. Gli Inglesi erano estremamente generosi e più di un ragazzo mi aveva offerto un cocktail e chi ero io per rifiutare alcool gratis? Stavo ballando in piedi su un tavolo insieme a ragazzi sconosciuti e mi stavo divertendo come non mai. In quel momento non mi mancava Beverly Hills. Non mi mancavano Rachel, Melanie, Adam o nessun altra persona con cui uscivo in America. Eleanor e Louis erano impegnati a ballare e a baciarsi, mentre avevo perso di vista Harry. La testa cominciava a girarmi, quindi decisi di scendere dal tavolo per evitare di cadere e rompermi qualcosa.
“Hey, attenta!” Esclamò Harry, prendendomi per un braccio quando appoggiai male un tacco e rischiai di volare in mezzo alla pista. Mi girai a guardarlo e incrociai di nuovo quegli occhi verdi. In un istante decisi che lo volevo. Al diavolo il matrimonio di mio padre e sua madre, non eravamo seriamente parenti. Avvicinai il mio viso al suo e…
“Rebecca?” Mi chiamò Harry allarmato, allontanandomi leggermente da lui.
“Cosa c’è?” Chiesi, infastidita. Le sue labbra erano state così vicine alle mie, dov’erano andate?
“Cosa stai facendo?” Mi domandò.
“Secondo te?”
“Mi stavi per baciare.”
“Ma va? Possiamo riprovarci adesso?” Chiesi e cercai di riavvicinarmi. Mi allontanò di nuovo da lui e il movimento mi causò un giramento di testa. “Dai, non siamo davvero parenti.” Cercai di convincerlo.
“Non è solo quello…” Cominciò a spiegarmi. Lo interruppi sbuffando e rimettendomi dritta di fronte a lui. Ma ero io o era la stanza che era storta? Non riuscivo a capirlo.
“E allora cos’è? Mi pare che tu ti sia divertito al pub.”
“Certo che mi sono divertito, ma io… Non avevo in programma di rivederti, figuriamoci addirittura di vivere con te!”
Per un secondo la stanza smise di girare e lo guardai negli occhi. Mi stava rifiutando? Non sapevo cosa dire, cercavo di aggrapparmi ad uno dei mille pensieri che vagavano veloci nella mia mente, ma non riuscivo ad aprire bocca. Harry si girò e se ne andò, lasciandomi in mezzo alla pista come un’idiota. Nessuno mi aveva mai rifiutata prima d’ora. Di solito ero io quella che diceva di no ai ragazzi, non il contrario.
Abbassai lo sguardo e notai la bottiglia di vodka sul nostro tavolino. La presi e la portai alla bocca, bevendo un lungo sorso. Il liquido bruciava scendendo nel mio stomaco, ma non mi importava. Volevo solo dimenticare quello stupido episodio imbarazzante.
“Rebecca, vieni!” Esclamò Eleanor quando cominciò una nuova canzone. “Questa è la mia preferita, la devi ballare con me!” Aggiunse e mi trascinò di nuovo in pista.
Quando la mia testa cominciò a girare ancora di più, mi fermai e cercai Harry con lo sguardo. Era avvinghiato ad una bionda in un angolo. Sentii un nodo allo stomaco. O forse non era un nodo? Era la vodka? Inspirai profondamente e mi sedetti sul divanetto. La musica mi rimbombava nelle orecchie. Mi si chiudevano gli occhi, non riuscivo a stare sveglia.

“James ti ucciderà.” Sussurrò Harry. La terra si muoveva sotto di me e non riuscivo a capire dove fossi. Aprii gli occhi e notai le mura di casa. Stavamo salendo le scale per andare in camera mia.
“Perché siamo tornati?” Chiesi. Avevo la bocca impastata e sentivo il bisogno disperato di bere dell’acqua.
“Perché Louis mi ha fatto notare che sei praticamente svenuta sul divano e avevo promesso a tuo padre che non ti avrei fatto bere.” Rispose scocciato. “Sei un disastro.”
“Senti chi parla, Mister ho-la-lingua-in-gola-ad-una-bionda.” Dissi sottovoce e richiusi gli occhi.
“Una bionda che mi sarei anche portato a letto, se solo tu non avessi avuto la brillante idea di fare l’idiota e svenire.” Ribatté roteando gli occhi al cielo.
“Mi stai facendo venire voglia di vomitare.” Dissi ed Harry si fermò in mezzo alle scale, in panico.
“No, non addosso a me. No. Stai male?”
“No, ma se nomini di nuovo la bionda potrei pensarci seriamente.” Risposi e lo vidi tirare un sospiro di sollievo. Ricominciò a salire le scale e arrivò in camera mia, dove mi abbandonò sul letto.
“Mi aiuti?” Lo richiamai prima che potesse uscire dalla stanza. Ero ubriaca, ma riuscivo ancora a formulare qualche pensiero di senso compiuto. Se mio padre mi avesse trovata conciata così la mattina dopo, sarei stata nei guai. Seri.
“Ma chi me l’ha fatto fare?” Lo sentii sussurrare e tornò indietro. Mi aiutò ad uscire dal vestito che avevo addosso e andò in bagno a recuperare una salviettina struccante. Me la porse e la passai su tutto il viso. Ero sicura che sarei risultata un panda, ma avrei potuto dare la colpa alla stanchezza.
“Hai finito? Hai bisogno di altro o posso finalmente andare a dormire?” Mi chiese Harry dopo qualche minuto.
“Ti hanno mai detto che sei odioso?” Domandai prendendo una bottiglietta d’acqua dal mio comodino e bevendone il contenuto in pochi sorsi.
“Senti chi parla.” Rispose e se ne andò dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.

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