Capitolo 11 - Fight For This Love

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Il giorno seguente fui costretta ad aiutare Anne a pulire tutta la casa da cima a fondo. Mio padre mi svegliò alle otto del mattino e non mi disse una parola per tutta la giornata. Anche Harry sembrava intenzionato ad ignorarmi così, approfittando del fatto che Anne e mio padre erano andati ad accompagnare Elizabeth a casa di un’amichetta per giocare, quel pomeriggio entrai in camera del ragazzo.
“Cosa vuoi?” Mi chiese.
“Una spiegazione.” Risposi.
“Su cosa?”
“Su ieri sera. Sei sparito, mi hai fatto fare tardi e quando mio padre mi ha messa in punizione non hai detto una parola!” Sbottai. Ero furiosa.
“Non c’è nulla da dire.”
“Invece sì. Per colpa tua oggi non posso uscire!” Esclamai.
“Dovevi andare ad un appuntamento con Zayn?” Mi chiese, alzando per la prima volta gli occhi verso di me.
“Dovevo andare ad Hyde Park con lui.” Ammisi.
“Oh, mi dispiace di aver rovinato i piani con il tuo fidanzatino.” Disse, quasi sputando l’ultima parola.
“Non è il mio ragazzo! E, anche se fosse, non dovrebbe importartene nulla!”
“Come a te non dovrebbe importare nulla delle ragazze che voglio portarmi a letto.” Ribatté lui.
“Come quella di ieri sera?” Chiesi sbuffando.
“Perché, sei gelosa?” Mi schernì.
“No.” Risposi velocemente, mentendo. “Però forse sei tu quello geloso.” Aggiunsi.
“Sì, ti piacerebbe.”
Ci guardammo negli occhi e, in un secondo, capimmo che eravamo entrambi arrabbiati per lo stesso identico motivo: la gelosia.
“Sai una cosa? Sei uno stronzo egoista. Pensavo che potessimo essere amici, ma evidentemente mi sbagliavo.” Dissi infine, uscendo dalla sua camera e tornando al piano inferiore. Mi sedetti sul divano e cominciai ad osservare il criceto di Elizabeth. Beato lui che non aveva altri pensieri oltre a mangiare, dormire e a correre sulla ruota.
“Io sono uno stronzo egoista?” Mi chiese Harry. Mi aveva raggiunta in soggiorno.
“Sì.” Risposi semplicemente.
“E sentiamo, perché lo sarei?”
“Perché mi hai rifiutata e non vuoi nemmeno che io stia con qualcun altro.” Risposi, incerta.
“Tu non stai facendo la stessa cosa con me? Sbaglio o non hai voluto che ti baciassi domenica scorsa?”
“Sì, ma non sto facendo nulla per impedirti di stare con altra gente! Mi pare che tu ti sia divertito ieri sera.” Lo accusai. Harry chiuse gli occhi e scosse la testa.
“Certo che mi sono divertito. E anche lei.” Disse poi, riaprendoli e puntandoli su di me. Volevo alzarmi e tirargli un ceffone, ma mi trattenni. Non ero mai stata una persona violenta e non volevo cominciare ad esserlo per colpa sua.
“Sei patetico.” Dissi invece, passandogli di fianco per andare in cucina. Non volevo più vederlo, mi stava facendo innervosire troppo. Improvvisamente mi bloccò, prendendomi per un polso. “Ma che… lasciami!” Esclamai, voltandomi verso di lui.
Non stava stringendo la presa e non mi stava facendo male, ma volevo che mi lasciasse andare perché sentivo come una scossa elettrica che partiva dal polso e si estendeva in tutto il mio corpo.
Harry lasciò il mio braccio, ma io non riuscivo lo stesso a muovermi. Ci stavamo fissando con aria di sfida, come se entrambi volessimo scoprire chi avrebbe ceduto prima alla tensione che era tanto tangibile in quella stanza. Come la sera in cui ci eravamo quasi baciati sul divano, eravamo ipnotizzati l’uno dall’altra. Non importava quanto fossimo arrabbiati, non importava il litigio che avevamo appena avuto. Tutto alimentava quella maledetta attrazione che non riuscivamo a spegnere.
Volevo toccare il suo viso, lasciare che le sue labbra trovassero le mie e ripetere quello che avevamo fatto in quel pub. Invece distolsi lo sguardo al pensiero di quello che avrebbe pensato mio padre se avesse scoperto quello a cui stavo pensando. Chiusi gli occhi e pensai a Zayn, ai suoi occhi color caramello e alla sua espressione dolce. Pensai a come si sarebbe sentito se avesse saputo che provavo attrazione per Harry che, oltre ad essere quasi il mio fratellastro, era anche suo amico.
Senza dire una parola, lo superai e andai in camera mia, dove chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai contro. Sentivo il cuore che batteva a mille nel mio petto e non riuscivo a smettere di pensare all’incredibile attrazione fisica che provavo per Harry e all’espressione di Zayn se avesse scoperto che razza di persona orribile fossi.
Frugai nel cassetto del comodino e recuperai il pacchetto di sigarette che avevo portato da Los Angeles. Non fumavo spesso, solo quando sentivo di essere al limite e avevo bisogno di calmarmi. Aprii la finestra, mi sedetti sul davanzale interno e accesi la sigaretta, inspirando profondamente. Perché, per quanto mi sforzassi di odiarlo, riuscivo solo ad alimentare la voglia di stare con lui?
 
“Rebecca, volevo dirti che domani non sarai in punizione.” Mi disse mio padre quella sera a cena. Lo guardai sorpresa.
“No?” Chiesi.
“Harry mi ha detto che siete tornati a casa in ritardo perché non riusciva a trovare il suo telefono e l’hai aiutato a cercarlo.” Rispose. Mi girai a guardare Harry, che teneva lo sguardo fisso sul piatto.
“Grazie.” Dissi. “Quindi domani posso uscire?”
“Sì, ma tornerai per cena.”
“D’accordo, grazie.” Risposi. Non vedevo l’ora di andare in camera mia e dare la bella notizia a Zayn.
Per il resto della cena non riuscii a non pensare a Harry, che aveva mentito a mio padre per farmi togliere la punizione. Certo, era colpa sua se eravamo tornati in ritardo, ma non aveva perso il telefono e io non l’avevo aiutato a cercarlo. 

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