I SUOI FRAGILI OCCHI VERDI
Le foglie giocavano fra di loro, sfiorandosi, agitandosi. Sembrava quasi che gli alberi, sotto a quel caldissimo sole, tentassero di farsi aria da soli, agitando le mani e le foglie ne godevano, socializzando fra di loro. C'era poco da ammettere, intanto l'estate era più calda del solito, sotto al sole cocente e poi le foglie erano molto più brave di me ad integrarsi. Forse perché facevano parte di una stessa chioma. Ma io facevo parte dello stesso paese degli altri bambini, perché io non andavo così bene?
Stavo seduto sotto ad un albero, vicino alla chiesa solitaria e silente dopo la festa della domenica. I bambini, tuttavia, lì erano pochi, giocare a calcio per i maschi era il rito della domenica. I ragazzini poco più grandi si mescolavano fra i bambini con la stessa popolarità delle star fra le persone normali che un po' le adorano e un po' le ammirano. Avrei giocato, ma quando si tratta di gruppi di amicizie consolidate, la faccenda si fa troppo elitaria e non mi sarei finto uno di loro per giocare un po' a pallone. Io ero diverso, non mi sarei cancellato omologandomi a loro per una palla e qualche tiro. I giochi segreti delle foglie erano comunque sani e i comportamenti bizzarri e organizzati delle formiche in terra sarebbero stati molto più interessanti delle chiacchiere inutili dei bambini. Non mi restava che studiarli, come studiavo le formiche e ammirarli, come ammiravo gli orizzonti infiniti o i confini segnati dalle cime degli alberi.
Cosa c'era da scoprire dietro alle loro abitudini, dietro ai loro movimenti? E le maschere? Quante erano già le maschere?
Poi notai qualcosa di particolare che attirò tutta la mia attenzione. Una chioma dorata si nascondeva dal sole, ad un angolo della chiesa. Lo osservai, ancor più curioso. Sembrava più piccolo di me o forse aveva la mia stessa età. Era un bambino, dal viso tondo e pallido. Era una macchia di colori adagiata alla parete come un'imperfezione o un'animale malamente mimetizzato. I suoi occhi sbirciavano da lontano i bambini giocare, ma non me... rimasi fermo a guardarlo.
Lui si alzò, andò ad un altro lato della chiesa per non farsi vedere dal gruppo, i suoi teneri passi controllavano una palla che non esisteva. Io aguzzai lo sguardo per continuare a seguirlo, da lontano. Poi una palla vera finì tra i suoi piedi, lui la inseguì goffamente nella direzione verso cui era balzata via. Raggiunta si voltò a guardare in direzione del gruppo, due bambini, inseguiti da un ragazzo, gli erano già addosso per riprendersi la palla.
«È vostra?», chiese imbarazzato, quel bambino.
«Ma spostati! Lascia la palla!», gli risposero le piccole pesti, più piccole e fastidiose di lui.
«Posso unirmi a voi?», tentò il biondo con una gentilezza che sembrava finta.
«Non sa giocare!», disse subito uno dei bambini e corse al gruppo.
Giunsi anch'io e chiesi al biondino: «Che problemi hai?».
Ma questo si voltò emozionato e andò via impaurito.
Soffiai, «Biondo! Vuoi farlo un tiro o no?».
Il bimbo mi guardò di nascosto.
«E che vuoi? Chi è questo???», si lamentò il ragazzo vicino a noi.
Io gli rubai la palla correndo rapidamente verso la porta e segnai un goal per il biondo.
«Sei forte!», esultò un bambino. «Puoi entrare nella nostra quadra! Noi siamo quelli che vincono!».
«E quello lì biondo non lo fate giocare?».
«Lui non può giocare, non sa tirare! Ci farebbe perdere!».
Guardai la chioma bionda allontanarsi dalla piazza e dissi al presuntuoso: «Siete dei perdenti... Calci come una bambina!».
«Io sono più forte! Vuoi sfidarmi?», s'intromise quello che sembrava suo gemello.
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IL PIANETA DELL'INGANNO voi non siete soli
Ficção CientíficaThomas è un cacciatore di misteri. Non potrebbe non esserlo, perché qualcosa di terribile ha cancellato il suo passato e ora sta tornando a prenderlo, inarrestabile come lo scorrere delle ore. "Voi non siete soli" ...