Due amici molto stretti di Lorenzo Insigne erano Ciro Immobile e Marco Verratti, rispettivamente giocatori della Lazio e del PSG.
Purtroppo, i momenti per vedersi erano rari, il loro unico punto d'incontro era la Nazionale.Ma anche lì era difficile poter stare da soli, c'era un via vai continuo di gente, e non riuscivano mai a stare in camera per più di quindici minuti senza essere interrotti.
Così, quando tutti e tre avevano un giorno libero in comune, anche durante la settimana, non perdevano tempo per vedersi.
I loro incontri erano principalmente svolti in casa di Lorenzo, con tornei a FIFA, birra, pizza e tanto su cui parlare.
Erano peggio delle pettegole.Poi arrivava il loro momento preferito.
Quello dopo che le parole venivano esaurite.
Cominciavano a guardarsi, in modo provocante.
E non resistevano per molto tempo.Cominciavano a scambiarsi baci poco casti, a toccarsi, ne avevano quasi un disperato bisogno.
Tutto cominciò quando si trovavano tutti e tre nel Pescara, e da allora non smisero più.
Era diventato quasi un vizio, come il fumo, l'alcol, la droga.Però non se ne vergognavano, in molti sapevano di questa cosa, e nessuno li giudicava.
Fu proprio Ciro a proporre di cominciare con questo rapporto in tre, come fosse una sorta di esperimento.
E piacque molto.
A quei tempi, quando erano in squadra insieme, era diventata un'abitudine.
Perché Ciro ancora non sapeva cosa voleva dalla vita, ancora non era riuscito a capirsi, e sperava che gli altri potessero farlo al posto suo.Ognuno di loro aveva una donna al proprio fianco, e quello che facevano non era corretto nei loro confronti.
Non hanno avuto mai rimpianti, non si sono mai sentiti in colpa.
Era una cosa che li faceva stare bene.Marco, poi, non la chiamava "relazione", ma considerava questo rapporto come un sigillo alla loro profonda amicizia.
Come se nessuno gli avesse mai detto che l'amicizia non ha bisogno di quelle cose, che per essere amici basta esserci.E infine, Lorenzo.
Lui lo considerava uno svago.
In quello stesso anno, si era sposato con Genoveffa Darone.
Se ne pentì presto.
Non pensava che una persona sarebbe cambiata così tanto nell'arco di poco.Gli stava costantemente col fiato sul collo, pretendeva di andare sempre con lui agli allenamenti, oppure, quando proprio non aveva voglia, si faceva lasciare la carta di credito.
Bella vita, eh?Perciò, i due amici, erano davvero un modo per fargli staccare la spina e distrarsi.
Di lei non gli importava.
Preferiva mettere se stesso prima degli altri.
Perché doveva essere infelice lui?
Poteva risultare egoista, è vero, ma dopotutto era una sorta di modo di autoconservazione, e soprattutto di sopravvivenza.
Un po' come la mentalità dei napoletani: abbandonati a loro stessi, la gentilezza, in certi ambiti, non è permessa.
Non è cattiveria, non è natura ad imbrogliare: è la consapevolezza che la legalità ti può uccidere più dell'illegalità.Tutto, poi, cambiò con il trasferimento dei ragazzi in squadre diverse.
La vita di uno di loro venne sconvolta un anno dopo, con l'arrivo di un nuovo calciatore nella Società.
Bene, allora, sto praticamente cambiando tutto perché ho riletto questa storia e non ho idea di cosa mi sembrasse.
Sto cercando di renderla più sensata e, soprattutto, scrivere quel benedetto finale che manca da tre anni(😇)
Speriamo che non l'avete abbandonata🥺
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Amor Omnia Vincit «Mertigne»
FanfictionSi amavano, forse troppo. Al cuor non si comanda, d'altronde.