3»𝐒𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐭𝐚'

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Le mani di Dries vagavano sul corpo di Lorenzo.
Lo sfioravano, lo accarezzavano, gli provocavano interminabili brividi.
Stava bene, per una volta.

Fece combaciare le loro labbra, lentamente, in un bacio dolce, che presto si trasformò in qualcosa di più passionale.

Stavolta era Lorenzo ad esplorare il corpo di Dries, mentre lo sentiva emettere mugolii di piacere nella sua bocca.
Stava meglio di prima.

Il belga staccò le loro bocche, e passò subito al collo del napoletano.
Gemeva, incontrollato.
Non aveva mai provato cose del genere.
Sapeva che non era solo sesso.
Era molto altro.
Ma che ne poteva sapere lui, se non aveva mai amato?

E forse era questo il bello: addentrarsi in una nuova avventura, scoprire un nuovo lato di se stesso.
Poteva avere la possibilità di cambiare, di essere una persona migliore.

Lo desiderava si, con tutto il cuore.
E aveva trovato il ragazzo giusto con cui ricominciare.
Era convinto, l'avrebbe fatto e ci sarebbe riuscito.
Perché l'amore è una malattia dalla quale non vorresti mai guarire.
È quella droga di cui non puoi fare a meno.
È una parte della vita di ogni essere umano.

Immaginava il futuro, con Dries al suo fianco.
Lo sognava anche ad occhi aperti.
Quel ragazzo era diventato un chiodo fisso nella sua mente.
Da una parte, questa cosa gli dava fastidio, perché non riusciva ad andare a letto con altri uomini senza sentirsi in colpa.
Aveva il suo corpo in testa, le sue labbra, la sua voce, tutto.

Voleva solo lui.
Lui e nessun altro.
Ma per ora poteva solo sognare.
Ed è quello che fece quella notte.

Si svegliò di soprassalto, con un evidente rigonfiamento nei boxer.
Cazzo, aveva davvero sognato di fare l'amore con Dries?

Si mise le mani in faccia, e respirò profondamente.
Ora desiderava solo andare avanti.
Ma non ci riusciva.
Era come se qualcosa lo tenesse sempre legato al belga.
Ed era forte, forse troppo.
Non si parlava di amore.

Lì era davvero esagerato.

Corse a fare una doccia fredda, nel vano tentativo di dimenticare, cancellare qualcosa di indelebile.
Era semplicemente impossibile.

Non si sarebbe mai arreso all'idea di non poter avere il corpo del ragazzo tra le sue mani.
Doveva farcela, almeno per una notte.
Sarebbe stato suo.
A tutti i costi.
Voleva stare bene, con tutto il cuore.
Anche nella realtà.

Fortunatamente, la moglie non era in casa, la sera prima era andata a casa dei genitori.
Altrimenti, come le avrebbe potuto spiegare il suo sogno?

Si buttò sul letto, ma non si addormentò.
Il sonno era svanito.
E, ancora una volta, nella sua mente si stampò l'immagine di Dries.

Il belga, invece, stava beatamente dormendo con la sua ragazza stretta al petto.
Non l'avrebbe mai lasciata, la amava troppo.

La sua convinzione era quella di sposarla, di avere una meravigliosa famiglia insieme.
Non pensava che la sua vita potesse essere sconvolta.
Non immaginava che la sua vita stesse per essere sconvolta.

Suonò la sveglia, che spense immediatamente.
Odiava quel suono fastidioso.
«Buongiorno amore» l'unica cosa che lo facevano calmare erano le labbra della donna della sua vita sulle sue.

Sorrise, e si alzò, correndo velocemente in bagno a farsi la doccia.
Era tardi.

...

In campo Lorenzo guardava costantemente Dries.
"Ha un culo perfetto" pensò.
Fantasticava su come potesse essere toccarlo.

Scosse la testa.
Doveva fare con calma, o la sua irrazionalità avrebbe rovinato tutto.
La sua mente lo riportò da Marco e Ciro.
Chissà cosa stavano facendo.
Uno a Parigi, l'altro a Roma.
Lontani, ma lontani per davvero.
E nonostante tutto, un po' sentiva la loro mancanza. Si conoscevano da tantissimo tempo, si poteva dire fossero gli unici che riuscivano a capirlo.

Loro non sapevano che lui nel frattempo se la facesse con altri uomini.
Certo, il fatto che anche loro avessero qualcun altro al di fuori di loro tre era solo un pensiero di Lorenzo, che non doveva necessariamente coincidere con la realtà.

Quando negli spogliatoi vide il belga sorridere davanti al telefono e dire che il motivo era la sua ragazza, la convinzione di poterlo conquistare e portare a letto, svanì.

I castelli di sabbia che si era costruito, crollarono.
Ma non si sarebbe arreso.
Lorenzo Insigne non si arrende mai.

«Stasera festa a casa mia?» il Capitano, con "festa a casa mia" intendeva pizza, FIFA e alcool.
Poi non tornavano a casa, restavano a dormire lì.

«Io ci sono» disse Mertens.
Dopo di lui, accettarono tutti.
«Perfetto, alle 20:30 a casa mia» annuirono, e piano piano lo spogliatoio cominciò a svuotarsi.
Rimase solo Lorenzo.

Tirò un pugno al muro, così, senza un apparente motivo.
Lui, invece, sperava di aver colpito quella stupida voglia che aveva di stare dentro Dries.
Ma come si era ridotto?

...

Alle 20:30 in punto, tutti i giocatori si presentarono a casa Hamsik.
Quella sera, a differenza delle altre, c'erano anche i nuovi acquisti, Callejón, Higuaín e Albiol.
Non si erano inseriti bene nel gruppo, preferivano stare con chi conoscevano.

Dries aveva provato a parlarci, ma quasi lo ignoravano.
"Bella gente", aveva pensato.
Lorenzo, invece, li aveva sempre tenuti d'occhio, Gonzalo in particolare.

Con lui non avrebbe mai combinato nulla, era troppo freddo.
Più che altro, era come lui.
Bravo a conquistare, ma non il contrario.
Per un attimo pensò che fosse più bravo a inquadrare le persone che a giocare a calcio, ma subito cacciò quel pensiero.
Non era il momento di farsi prendere dai complessi di inferiorità.

Marek aprì la porta, e invitò gli amici ad entrare.
Quelli appena arrivati, rimasero sconvolti dalla bellezza e dalla grandezza della casa.
Ognuno di loro disse subito che pizza voleva, e cominciarono un vero e proprio torneo di FIFA.

Una delle sfide vide proprio Dries contro Lorenzo.
Quest'ultimo, voleva vincere, e non solo per quanto riguardava il gioco.

Il partenopeo era sempre stato imbattibile a Fifa, era risaputo, e infatti il belga perse.
Sperava che questo fosse la conferma finale del suo trionfo.

...

Il torneo era stato vinto dal napoletano, come tutti si aspettavano.
Arrivò, poi, il grande dilemma: come si dovevano dividere per dormire.

Cinque minuti e alcuni cuscini in faccia dopo, erano riusciti a disporsi.
Una di queste coppie, però, non se la aspettava nessuno: Dries e Lorenzo.

Normalmente, Insigne sarebbe andato con Sepe.
Invece, fu proprio Mertens a chiedere di poter dividere la camera con lui.
Finse titubanza, ma accettò.

Il letto di camera loro era matrimoniale.
Dovevano per forza dormire insieme.
E a uno dei due, questa cosa, non dispiaceva per niente.

Il nuovo acquisto, rannicchiato sul lato sinistro, l'altro sul destro.
Lorenzo aveva una forte voglia di girarsi e abbracciare Dries.
Lui, invece, si stava maledicendo mentalmente, anche se in fondo non gli dispiaceva.

E quella consapevolezza lo fece rabbrividire per un secondo.
Cosa non andava in lui? Che diamine gli stava facendo quel ragazzo?
Possibile che erano bastati due occhi vispi, un accento napoletano tremendamente affascinante e una sicurezza da far girare la testa?

La mattina, si svegliarono con le mani unite.

Amor Omnia Vincit «Mertigne»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora