4»𝐌𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢

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Passarono i giorni, i mesi, gli anni.
E il rapporto tra Lorenzo e Dries cambiò drasticamente.
Il primo capì che le speranze di poter passare una notte con lui erano vane.
Si era pure sposato.

Così, decise di avvicinarsi a lui in altro modo, da amico.
Non l'aveva mai fatto con nessuno.
Però stava bene, anche se avrebbe preferito fare altro.
Certo, meglio quello che niente.

Si divertiva ad insegnargli parole in napoletano, e si sbellicava dalle risate quando lo parlava.
La sua voce già era buffa di suo, poi a parlare in dialetto era fenomenale.

Dries adorava il rapporto con Lorenzo.
Stare con lui gli faceva tornare sempre il sorriso.
Poi sapevano tutto l'uno dell'altro.
Gli piaceva non avere segreti con il suo ormai fratello.

«We Ciro, Carmine e Cristian t' vonn vrè, vien tu a casa mij o aggia purtà e' criatur ca?» il belga aveva capito poco, ma dai nomi dei figli dedusse che lo volevano vedere.
Amava i bambini, per lui era sempre un piacere poter stare con loro.
Avrebbe tanto desiderato dei figli suoi, ma Kat non era della stessa opinione, e determinate cose o si fanno in due, o non si fanno.

«Vengo io alle sette, okay?» aveva promesso alla moglie di stare un po' con lei, non poteva dirle che non ci sarebbe potuto essere.

«No ja, vien nu poc prim, tanto ceni da me» Lorenzo insisteva.
Voleva stare con lui il più tempo possibile, sapeva che non poteva costringerlo a trasferirsi da lui, però c'era vicino.

«Non è quello il problema Lorè, è che ho promesso a mia moglie di passare il pomeriggio con lei» il napoletano annuì, e si diede mentalmente dello stupido.

"Giusto, quella brava ragazza della moglie, quando capirà che lo sta solo usando mi faccia un fischio" pensò.
L'aveva sempre odiata, per ovvi motivi.
Gli aveva portato via Dries, in qualche modo.
Che poi Kat lo conosceva praticamente da una vita, quello era un altro discorso.

Ma la cosa che non aveva capito, era che il belga non era mai stato suo.

E fu un duro colpo accettare la realtà dei fatti: aveva perso, per la prima volta nella vita.

Però aveva ancora Ciro e Marco, non avrebbe mai potuto dimenticarsi di loro.

«Lorenzo? Ci sei?» Dries gli schioccò le dita davanti agli occhi, per farlo uscire da quella specie di stato di trans.

«Eh? Che succede?» il centravanti scosse la testa, divertito.
L'amico non sarebbe mai cambiato.

«Alle sette a casa tua, quindi?» il partenopeo annuì, un po' deluso.
Sperava che in quei pochi minuti avesse cambiato idea.

Si salutarono, con uno dei soliti abbracci.
Ma non un abbraccio normale.
Quello mai.

Si stringevano, forte, e non si lasciavano andare, perché il loro legame era più forte di qualsiasi cosa.

Eppure, ogni volta che Dries sfiorava Lorenzo, i brividi si impossessavano della sua schiena.

Una notte, mentre era nudo nel letto con Gonzalo al suo fianco, gli disse tutto.
Aveva bisogno di sfogarsi.
L'amico gli schiaffò in faccia la terribile verità: era innamorato di lui.
Lorenzo innamorato?
Per i primi tempi manco ci credeva, poi dovette arrendersi.
L'argentino aveva ragione e lui torto.

Con il belga non stava bene, stava divinamente.
Era il suo punto fermo.
Non poteva fare a meno di lui.
Anche se si doveva limitare ad averlo come amico.

Dries non sentiva nulla.
Le emozioni che Lorenzo provava per lui le sentiva solo con la moglie.
Era solo un'ottima compagnia, un modo per fuggire dalla realtà.
Poteva raccontargli tutto.
Era la cosa più simile ad un fratello che avesse.

Ma allora, perché non gli disse che in quel periodo stava litigando sempre con Kat?

...

Alle 19:00 in punto, Dries era fuori da casa Insigne.
Aveva paura di suonare il campanello, e il perché non lo sapeva.

Spinto da un coraggio che non gli apparteneva, premette il pulsante.
Il cancello, dopo poco, si aprì, e percorse lentamente il piccolo sentiero che portava alla porta di casa.

Lorenzo lo accolse con un bellissimo sorriso, che Dries rimase incantato a guardare.
Il primo non se ne accorse, e lo fece entrare.

Subito Carmine e Cristian lo assalirono, senza dargli neanche il tempo di togliersi il giubbotto.

«Piccoletti, come state?» chiese loro, mentre li prendeva, un po' a fatica, in braccio.

«Benissimo» risposero, in coro. Il belga sorrise.
Erano così dolci, piccoli, ingenui.
Non si dovevano preoccupare di nulla.
Voleva tanto tornare bambino.

«Ciao Dries» lo salutò la moglie di Lorenzo, uscita dalla cucina.
Lui era rimasto in disparte a guardare la scena, immaginando se i due ometti fossero stati figli suoi e del belga.
Scosse la testa, stava impazzendo.

«Io vado a dormire a casa dei miei genitori, posso assicurarmi di ritrovare la casa intatta domattina?» i quattro ridacchiarono, e annuirono.

Quando Jenny ebbe finito di preparare la cena, se ne andò, lasciando il via libera ai maschi.
Cominciarono a tirarsi cuscini, raccontarsi barzellette mentre mangiavano e, come di consueto, qualche partita a FIFA.

Si erano fatte le dieci e mezza, e Lorenzo mise a letto i bambini, con l'aiuto di Dries.
Una volta addormentati, i due scesero di sotto, e si sedettero sul divano, nel più completo silenzio.

Non si sentivano a disagio, per niente.
Era solo che uno aveva voglia di esplodere, l'altro di baciare l'amico fino a consumargli le labbra.

Poi, Mertens parlò.
«Sto avendo molti problemi con Kat, non è più quella di una volta. Tutto il tempo che abbiamo passato insieme, l'abbiamo speso parlando dei vestiti che si dovrà comprare, o dei posti in cui vuole andare.
Litighiamo sempre, non c'è un attimo di pace. Sono stanco Lorè, non ne posso davvero più.
Vorrei tornare bambino, essere felice e spensierato senza dovermi preoccupare del mondo, senza avere il peso di qualcun altro addosso» cominciò a piangere, e il suo dolore colpì anche Lorenzo, che non lo diede a vedere.

L'unica cosa che fece fu abbracciare l'amico, e provare a tranquillizzarlo.
«Io ci sono Dries, non sarai mai solo, lo giuro» lo sentì annuire, e prese ad accarezzargli i capelli, lentamente.

Sentiva che i singhiozzi si calmavano, e piano piano il respiro rallentava, finché non diventò regolare.

Continuò a coccolarlo per molto tempo, non si stancava mai di guardare il suo viso sofferente ma anche felice, per essere tra le sue braccia.

Sapeva che anche lui stava bene.

Aveva la forte tentazione di lasciargli un leggero bacio, ma non lo fece.
O meglio, si, però sulla fronte.

Si addormentò anche lui, e nel sonno finirono uno sopra l'altro.

Amor Omnia Vincit «Mertigne»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora