Capitolo 3: Un inizio promettente

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Sirius ha mantenuto la parola, si è presentato a casa mia e ha spiegato a mia madre, Leah e a mio padre, William tutto quello che c'è da sapere su di me e sulla scuola che andrò a frequentare. 

Tutto ciò mentre ero in camera a prepararmi, ignara del fatto che quell'uomo singolare stesse bevendo del tè insieme ai miei genitori.

L'unica informazione che si sono degnati di ripetermi è che solitamente gli studenti vengono ammessi a 11 anni, ma nel mio caso i poteri hanno deciso di fare capolino in un'età decisamente avanzata.

L'indecifrabile sconosciuto ha anche provveduto a mostrarci una lista dei prodotti che andremo ad acquistare.

-Tre divise da lavoro in tinta unita (nero)

-Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno

-Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)

-Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)

Ora so che i draghi esistono ed è normale usare la loro pelle per farne dei guanti.

Avrò bisogno anche di un mucchio di libri, il lato positivo è che a giudicare dai titoli, nessuno sembra essere di matematica.

Tra gli accessori da possedere ci sono una bacchetta magica e un calderone e io continuo ad aspettare che qualcuno mi dica che è tutto uno scherzo, ma nessuno sembra averne intenzione.

A quanto pare Hogwarts è davvero una scuola di magia e per poterla frequentare c'è davvero bisogno di comprare un sacco di roba.

Appena i miei genitori escono di casa, non posso fare a meno di chiedere a Sirius <<Come ha fatto a convincerli a lasciarmi andare chissà dove con uno sconosciuto? Ha usato un incantesimo o qualcosa del genere? >> 

Lui mi guarda divertito <<Non ce n'è stato bisogno. Erano semplicemente entusiasti all'idea di saperti fuori dalla tua camera. >> Spiega, ridendo sotto i baffi.

Lo guardo di traverso, senza prendermela troppo perché in fondo è la verità.

<<Ah, per tua informazione quest'abitudine che hai di darmi del lei mi fa sentire terribilmente vecchio. >> 

<<Davvero? Sicuro che questa sensazione non abbia niente a che fare con quei peletti bianchi che hai nella barba? >> Per vendicarmi lo prendo in giro, mentre fingo di studiare la sua peluria facciale.

Si lascia andare ad una breve risata divertita e scuote la testa. <<Touché. >>  

In un beffardo gesto cavalleresco, mi porge la mano con una riverenza talmente armoniosa da sembrare quasi autentica. << Andiamo? >>

<<Andiamo! >> Rispondo con abbastanza entusiasmo da sorprendere me stessa.

Nel momento in cui poggio la mano sulla sua, mi ritrovo catapultata in un'altra dimensione. Sto orbitando vertiginosamente mentre mi sento comprimere, poi stirare, poi entrambe le cose e la nausea non tarda ad arrivare.

Quando ''atterriamo'' (...non credo sia la parola esatta, ma me la farò bastare), faccio fatica a mantenere l'equilibrio. Vacillo un po' prima di riprendere stabilità, grazie all'aiuto di Sirius che mi agguanta per un braccio.

<<Benvenuta a Diagon Alley! >> Dice con un pizzico di esaltazione.

<<Sarebbe stato carino avvisarmi. >> Ansimo, cercando di tenere giù la colazione.

<<Carino, si, ma molto meno divertente. >> Precisa lui con uno sguardo vivace. 

Senza darmi il tempo di rispondere, si incammina a passo spedito in questo grande viale pieno di gente presa dai propri acquisti. Guardo di sfuggita le vetrine, ci sono scope volanti, una grande quantità di gufi, barili di roba viscida che non riesco ad identificare, pile immense di libri, alcuni dei quali si stanno mordendo a vicenda e altre stranezze che non colgo appieno, perché il mio accompagnatore prosegue come se avesse delle molle nelle suole delle scarpe.

La ragazza che non aveva sceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora