Capitolo 9

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metto i piedi giù dal letto e mi vesto in meno di mezz'ora minuti sono già di fronte al muso di Sabrina. Mi trovo veramente molto bene con lei. Sarà difficile fare in modo che tutto torni alla normalità ma Davide già ha  dimenticato tutto ed Elena ha ricominciato a parlarmi. Per quanto riguarda Giulia non vedo l'ora di vederla per spiegarle meglio. Ho paura che possa essere arrabbiata con me. Ed io? Io sto bene, stranamente sento una sensazione di... felicità.

Sabrina è pronta così raggiungo Davide in campo. «Buongiorno» lo saluto, lui mi sorride e mi da istituzioni. La lezione va come al solito, porto sotto scuderia Sabrina e mentre cammino sento una voce che proviene da dietro di me chiamarmi. È Giulia.

Ok, ora cosa le dico? Di lei mi posso fidare... credo. « Ciao, è da un po' che non ci vediamo»  « già...» fa per andarsene ma io la afferro per il braccio  «Ehm... Giulia?»
«Dimmi»
« Mi... mi dispiace. Vi ho fatti preoccupare e tu sei venuta a cercarmi senza neanche conoscermi bene ed io non ti ho neanche ringraziata...» lei non risponde, mi abbraccia.

Quando ci allontaniamo mi dice con sguardo complice: « va bene, ti perdono solo se adesso mi racconti tutto, e con tutto intendo proprio tutto!»
« Va bene...»

Sorrido e ci incamminiamo verso il paddock di Ghibli. Ci sediamo sulla staccionata e io comincio a parlare. Le racconto di me, di Alba e di Rebecca. Lei mi interrompe qualche volta e mi parla anche di Ghibli. « Cel'ho da quando era solo un puledro, ci sono molto affezionata. Abbiamo vinto qualche premio, niente di più» mi sta dicendo ora. Passo un bel pomeriggio, tra paglia, fieno, chiacchiere e cavalli.

Poi Giulia se ne va e io passo un ora o due a leggere nel fienile. Poi guardo l'orologio e mi incammino verso casa. È buio, almeno Davide sa che sono qui. Mi stringo nella mia ampia felpa nera finché non sento un nitrito disperato. Viene dal box di Ghibli.

Corro in direzione della scuderia ma non so come inciampo su qualcosa, anzi qualcuno e cado a terra. « Ehi, fai attenzione!» sbraita una voce familiare. « Tu? Che ci fai qui?» domando confusa riconoscendo la voce calda del giovane stalliere. « Si da il caso che ci lavoro, qui. Ho sentito un nitrito, andavo a vedere.» mi risponde più tosto infastidito.

« Si è vero, scusa. Vengo con te»
Mi tende la mano e io la afferro alzandomi. Corriamo da Ghibli e vedo per la prima volta una scena che mai mi sarei sognata di vedere. E che mai avrei voluto vedere. Il bellissimo cavallo era buttato a terra e si stava contorcendo su se stesso. « Oh no.» Mormora lui. 

Sono terrorizzata, ma devo fare qualcosa. Probabilmente è una colica.  Con difficoltà riesco a pronunciare queste parole: « Vai a chiamare aiuto.»
«Chiamo Giulia e Davide. Tu rimani qui.» dice correndo via.
« Si. Non mi muovo.»

Mormoro quando già non lo vedo più. Mi avvicino a Ghibli e tento di calmarlo. Se continua a contorcersi così, e se ha veramente una colica rischia di strozzarsi. Provo in tutte le maniere ma non riesco a fermare il cavallo. La scena che ho davanti agli occhi è davvero orrenda.

Per fortuna arrivano i rinforzi. Davide seguito da Giulia in lacrime. Corro ad abbracciarla accorgendomi che anche io piango. Davide si affaccia al box del cavallo ed è il primo a riuscire a parlare. « Non è messo bene.  Menomale che Lorenzo mi ha chiamato subito. Ho già chiamato il veterinario, dovrebbe essere qui a momenti.»  Allora il ragazzo si chiama Lorenzo, ma adesso non è decisamente il momento di pensarci, sono terrorizzata.

Il veterinario arriva. Ci dice che Ghibli ha una colica  che è dovuta ai vermi che vivono nell'intestino del cavallo e che, a un certo punto dei loro sviluppo, perforano l'intestino per andare ad annidarsi in un' arteria. Stiamo tutta la notte svegli ma non c'è niente da fare. Siamo arrivati troppo tardi. è incredibile come pochi secondi possano fare la differenza. Sommati insieme fanno minuti, e pochi minuti in più significa più probabilità di poter cambiare il corso delle cose. Sarebbe cambiato qualcosa se avessi sentito prima Ghibli? Se fossi tornata a casa prima. Immagino non lo sapremo mai. Ma sarebbe cambiato qualcosa se come mi era stato consigliato non avessi portato Alba in gara quella domenica? La risposta a questa domanda invece la so, ed è si. Si, sarebbe ancora viva.

Ghibli muore davanti ai nostri occhi. Giulia urla. Tanto e tanto forte, così forte che le luci della casa si accendono e tutti accorrono. La stringo nelle mie braccia e le dico che mi dispiace. « É colpa mia! Avevo notato che era più irrequieto e nervoso, è colpa mia.» continua a dire.  Non provo neanche a rassicurarla, non servirebbe, mi limito a stringerla un po' più forte. 

Ci sono passata anche io.  Quando è morta Alba ho pensato di non potere più vedere un cavallo senza scoppiare a piangere, e per un po' in effetti è stato così, ma eccomi qui. Si ricomincia, ce la possiamo fare. « Ce la possiamo fare.» sussurro un po' a me stessa, un po' agli altri con in sottofondo le grida di Giulia.

Spazio autrice
Questo è sicuramente uno dei capitoli più tristi che io abbia mai scritto. Però era necessario per il proseguimento della storia.
Ho scritto questo capitolo e mentre lo scrivevo mi sembrava veramente di essere lì. Comunque spero che vi sia piaciuto, ci terrei che scriviate nei commenti cosa ne pensate, grazie e a presto❤

L'unico Limite È Il CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora