-Tu cosa?- Susan non capisce cosa Edmund stia cercando di dire.
-Mettiamoci in marcia, dobbiamo trovare un buon posto in cui accamparci prima che tramonti il sole- Peter nemmeno la ascolta, rinfodera la spada e volta la schiena ai fratelli e al nano.
-No!- la voce del più giovane dei Pevensie risuona di un'eco chiara.
-Ora le dici cosa hai fatto. Le dici come hai mandato in fumo l'unica possibilità di salvezza di Narnia, ma soprattutto, le racconti come hai fatto del male all'unica persona che era in grado di perdonarti questo lato egoista e borioso che hai!- Edmund stringe forte i pugni e le nocche impallidiscono quando il fratello si gira di scatto pronto a replicare, sa cosa sta per arrivare, ma stavolta Peter non avrà la meglio. Ha sbagliato ed è compito suo riportarlo sui suoi passi.
-Ed, non può pretendere di venire qui e chiedere di essere diplomatici, questa non è Londra! Si sarebbe fatta ammazzare se non fossi stato lì-
-Oh, non cercare di mascherare il vero problema, Peter. A te dà fastidio che qui sia arrivato qualcuno più importante di te, qualcuno che appartenga a questa terra da prima di te. A te dà fastidio non essere più re-
-Io sono il re di Narnia!-
-Ma ti ascolti? Io, io, io e sempre io! Hai avuto il coraggio di spezzare il cuore di una persona solo perché non riesci ad accettare che ci sia molto più bisogno di lei che di te, e lo sai che è così-
-Spezzare il cuore?-
-Peter, non fare lo stupido. L'hai vista come ti guarda, lo sai quanto conti per lei, eppure questo tua immagine di eroe agli occhi degli altri conta di più! Ti ho visto, ti abbiamo visto tutti. Da quando siamo arrivati qui ed Elizabeth ha scoperto quei poteri, non hai fatto altro che incupirti. Pensavo non fossi così stupido, pensavo che il fatto ti spaventasse come spaventava me o Susan... e invece sei solamente un ragazzino geloso che per un intero anno ha sognato il proprio ritorno in grande stile, ma non è andata come avrebbe voluto.-
-Non è affatto andata così!- Peter e Edmund sguainano la spada nel medesimo istante facendo sobbalzare Susan.
-Vostre Maestà, non sarebbe il caso...- cerca di dire piano Briscola.
-La volete smettere?!- Lucy si fa avanti, fino a quel momento era rimasta in disparta con le lacrime agli occhi.
-È sempre così con te, quando hai le spalle al muro la violenza è la soluzione-
-Ed! Non continuare- lo ammonisce la più piccola. Susan è incredula, non riesce a capacitarsi delle azioni del più grande. Sì, è sempre stato impulsivo ed esageratamente orgoglioso, ma sa anche che tutto ciò che dice non lo pensa, non lo può pensare. Non suo fratello.
-Ora muoviamoci che dobbiamo trovare dove accamparci- Lucy rivolge uno sguardo sprezzante a Peter che, come sempre quando parlava a sproposito, si pente di tutto. Un senso di nausea alla bocca dello stomaco e le mani ghiacciate, se ne rende conto sempre troppo tardi.
I fratelli Pevensie e il nano si avviano nel bosco in cerca di una radura sicura, tutti in silenzio. Una quiete che pesa sulla coscienza di Peter che tende l'orecchio ad ogni rumore, spera di sentire Elizabeth inciamparsi per raggiungerli.Elizabeth cammina da ore e ormai il sole è tramontato, dai continui crampi allo stomaco deduce che l'ora di cena deve essere passata da un pezzo. Deve aver sbagliato strada, perché il bosco non si dirada, ma al contrario si infittisce. Le radici degli alberi sbucano dal terreno e il sentiero diventa sempre più accidentato. Non riesce a notare in tempo un ramo e si inciampa imprecando, a quel punto un rumore e una freccia si impianta a pochi passi da lei, ha attirato l'attenzione di qualcuno. Giungono uomini a cavallo, sono quattro, uno con la balestra, quello che ha scagliato il dardo.
-Cosa ci fa una donna come voi da sola nel bosco e diretta a Telmar?- chiede quello più grosso accennando all'abito regale di Elizabeth. Deve mantenere il sangue freddo e sembrare credibile, altrimenti non può che finire nel peggiore dei modi.
-Oh, grazie al cielo ho trovato qualcuno! Io e mio marito giungevamo da est in visita a mia sorella a Telmar, ma siamo stati attaccati da un gruppo di...di nani. Armati e molto numerosi. Stavo cercando aiuto e grazie al cielo siete giunti voi a me- si finge sollevata per nascondere la paura, ma le espressioni dei soldati le dicono che non credono ad una parola. Se la catturassero non avrebbe più alcuna possibilità di tornare a casa.
-Da est dite, mia signora. E da dove precisamente? Sa, ci dobbiamo assicurare che non veniate da città nemiche.- Elizabeth si appella con tutta se stessa allo spirito che c'è in lei, ai suoi ricordi per strappargli un nome, ma non riesce a concentrarsi. Firma la propria condanna quando senza pensare ed agitata dice:
-Cair Paravel- una città che non esiste più. Subito nota lo sguardo tra gli uomini a cavallo. Quello con la balestra svelto scaglia un dardo che ad un comando della ragazza devia la traiettoria ritorcendoglisi contro e infilzandoglisi nel braccio. Sobbalzano tutti e arretrano per la sorpresa, ma non fuggono, anzi gridano a gran voce e uno di loro suona un corno, ne arriveranno altri. Elizabeth deve liberarsi in fretta e riuscire a fuggire.
-È lei, la ragazza della profezia! Prendiamola, ci dirà poi dove si nascondono gli altri!- e dall'alto dei loro cavalli le galoppano in contro. Elizabeth riesce a disarcionarne uno che, però, non demorde e sguaina la spada. Non si può concentrare su tutti e tre, al momento l'uomo a terra è la minaccia più grande ed inizia a bombardarlo di pietre con i suoi poteri. Alcune vengono schivate, altre vanno a segno finché il guerriero cade a terra tramortito. La ragazza si distrae all'arrivo di altri cinque uomini, uno dei quali non può essere un semplice soldato considerati gli abiti che indossa. Viene travolta dal più grosso dei cavalieri che smonta da cavallo e approfittando dell'attimo di debolezza le afferra un braccio e lo torce pericolosamente finché Elizabeth non si inginocchia. La spalla fa un rumore innaturale e la ragazza esplode in un grido di dolore. Intontita dal male si accascia e non ha le forze per reagire. Il nobile che era con loro si avvicina correndo, tiene tra le mani una cosa e gliela lega attorno al collo. In un secondo Elizabeth si sente sola, dentro di lei tutto tace, quelle emozioni e quei ricordi che non le appartenevano, tutto sparito.
-Che cosa mi avete fatto?!- grida nel panico tirando la catenella di metallo della collana che le è stata messa, ma sembra impossibile sbarazzarsene.
-Voi chi siete?!- cerca di strattonare l'omone che torreggia su di lei, ma non fa altro che provocarsi altre fitte.
-Che bella ragazza- inizia il cavaliere ben vestito sollevandole il mento.
-Chi sono io? Lord Miraz, reggente di Telmar. Che cosa ti ho fatto è una questione più complessa, invece.- si alza e le passeggia di fronte con aria soddisfatta.
-Vedi, quando è tornato al castello uno dei miei uomini raccontando che cinque ragazzi avevano liberato il nano prigioniero che lui aveva il compito di uccidere, mi sono mobilitato subito. Il generale Glozelle mi aveva detto di aver sentito il suono di un corno la notte in cui Caspian è sparito. Noi a Telmar non crediamo nelle profezie, ma sappiamo ben distinguere una leggenda dalla storia. Ebbene, il precettore di mio nipote ha confessato che Caspian era in possesso del corno della regina Susan, in grado di richiamare gli antichi regnanti di Narnia. Ho collegato il vostro arrivo con la profezia, ma qualcosa non tornava. Come poteva aver visto cinque ragazzi e non solo quattro. Voleva dire che la profezia che in cuor mio temevo doveva essere un'altra, una dimenticata. Così l'ho letta e ho preso precauzioni. Sai cos'è quello che hai al collo?- Elizabeth istintivamente tocca quello che capisce essere un frammento.
-È una scheggia del bastone della Strega Bianca, in mezzo a quegli stupidi libri è stato veloce trovare come scovarlo. Antichi re più accorti di quanto io sia mai stato avevano già preso il frammento e l'avevano nascosto nel castello. E sai cos'è in grado di fare? Assopire il grande potere che c'è in te.
Ho giurato che vi avrei trovati prima che vi uniste a Caspian, l'uomo che vi siete lasciati sfuggire mi ha rivelato dove vi aggiravate e sono voluto venire a portarti il mio dono di persona. Certo non immaginavo che vi avrei scovati tanto in fretta- Miraz sorride.
-E ora ci dirai dove possiamo trovare gli antichi re e le antiche regine.- il reggente fa un cenno a Glozelle che ancora le tiene la spalla pericolosamente torta. Elizabeth grida e si alza.
-Non potrei dirvelo neanche volendo, mi sono separata dai fratelli e non conosco la loro meta.- risponde a fatica.
-Verrai comunque con noi. Io con te non ho finito-
-No!- la ragazza scalcia e cerca in tutti i modi di liberarsi, di usare i poteri, ma nulla. Il generale le torce il braccio finché il dolore è così insopportabile da causarle uno svenimento. Viene caricata come un sacco di patate su un cavallo e la compagnia si avvia di buon passo al castello.Elizabeth quando riprende conoscenza è stesa sul pavimento umido di una cella e il dolore lancinante alla spalla destra la costringe a lamentarsi.
-Siete ferita, mia signora?- la ragazza si spaventa e d'istinto arretra contro la parete.
-Oh, scusate, non avevo intenzione di spaventarvi- la voce proviene da un ometto corpulento nella cella accanto, li divide solo una linea di sbarre. Elizabeth solleva le spalle e gentilmente gli sorride.
-Perdonatemi se insisto, mia signora, ma siete ferita? Vi siete lamentata parecchio mentre eravate svenuta.-
La ragazza annuisce e gli mostra la spalla.
-Si dà il caso che io sia anche un medico, avvicinatevi e strappate delle bende dalla vostra sottogonna, così potrò fasciarvi- Elizabeth si avvicina e con l'aiuto dell'ometto riesce ad ottenere la stoffa.
-Perfetto ora sfilate il braccio dalla manica del vostro vestito lentamente- ci prova e il dolore le mozza il fiato, ma lentamente ci riesce.
-Bambina, ma cosa vi hanno fatto? Chi vi ha ridotto così?- le lacrime le salgono agli occhi. Non si sarebbe mai dovuta avvicinare ai Pevensie quella mattina, avrebbe dovuto accettare il passaggio in automobile da parte del padre di Agatha per tornare a casa. Invece no, voleva vedere Peter. E per cosa? Per essere trattata in quel modo. Piange, singhiozzi strozzati ed un dolore al cuore che è solo suo. Quello spirito in lei ormai quietato non lo conosce e non lo conosce certo il ragazzo che l'ha provocato.
-Scusate, non vi volevo rattristare, ma per la donna nobile che credo siate non è comune vedervi in questo stato. Ora perdonate il male che sto per farvi, ecco tenete, mordete la stoffa e non gridate. Chi vi ha fatto ciò potrebbe rincarare la dose se notasse che vi ho medicato- Elizabeth trattiene il fiato ed è pronta allo strattone. L'uomo, più forte di quel che sembra, posiziona le mani sul suo braccio: una all'altezza della spalla e l'altra pronta a spingere per rimetterla in sesto. Il primo colpo ed il suono innaturale delle ossa provoca alla ragazza un conato di vomito nel dolore. Stringe più che mai la stoffa pronta al secondo strattone che arriva poco dopo. Ha il fiato corto e si asciuga le lacrime.
-Ora datemi le fasce. Le metterò in modo che una volta che infilerete la manica non si noteranno-
-Grazie- gli sussurra stringendogli la mano.
-Vi siete fidata di me. Ora ve la sentite di dirmi perché siete finita in una cella reale in quelle condizioni? Non vi farei mai del male, bambina- la prima cosa che aveva imparato a Narnia era quanto fosse scomoda la sua posizione. A malapena la tollerano gli innocenti e gli oppressori la vorrebbero morta. Non si è potuta fidare nemmeno di Peter. Per quanto quell'uomo fosse stato gentile e l'avesse aiutata, non gli avrebbe rivelato la verità.
-Sono qui per un riscatto. Mio padre guida un piccolo manipolo di uomini che si oppongono alla monarchia, viviamo vicino alla foresta. Non sono nobile, mio padre è un contadino, ha rubato questo abito dal guardaroba di una nobildonna per farmi fuggire dalle minacce di Miraz, ma sono stata catturata ugualmente. Ora mio padre e i suoi uomini saranno costretti alla resa se vuole rivedermi viva.-
-Ci sono disordini tra la popolazione? Non me n'è giunta voce, sono quaggiù da giorni- il medico si incupisce.
-Sì, per mesi si sono organizzati, ma si sono palesati solo due giorni fa-
-Mi dispiace... Come vi chiamate, se posso chiedervelo?-
-Elizabeth- sorride.
-Elizabeth, questo avvalora la mia tesi che chi vi ha dislocato la spalla possa farvi ancora del male se vi vedesse stare meglio- le stringe piano le mani.
-Non vi preoccupate, Lord... Posso chiedere il nome del medico che mi ha aiutata?-
-Certamente, nessun Lord, signorina. Sono il Dottor Cornelius-
-Dottore, cosa ci fate in cella?-
-Sono il precettore del legittimo re, Caspian X-ANGOLO AUTRICE
Salve a tutti! Sì, lo so è passato troppo tempo dall'ultimo aggiornamento, ma purtroppo scrivere come io credo sia "bene" non è una cosa che mi viene a comando, ha una parte fondamentale l'ispirazione. Non voglio cadere nella banalità, ecco perché misuro ogni paola che uso ed ogni frase.
Spero che la storia continui ad appassionarvi anche se gli aggiornamenti non sono mai costanti. Adoro ogni singolo voto, commento o recensione (su Efp).
Vi ringrazio come sempre e fatemi sapere cosa ne pensate.Un abbraccio,
WiseGirl
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Tornati per restare
Fanfiction**A Narnia manca Aslan, manca da secoli, ormai. A Narnia mancano i suoi Re e le sue Regine, l'hanno abbandonata. Ma non solo [...] A Narnia non mancano solo loro, manca qualcosa. È assente dai tempi della creazione, da quella canzone di Aslan che or...