La verità
Per questo capitolo voglio fare una premessa, saranno presenti piccole scene di violenza (il reale motivo per il rating rosso), spero vogliate leggere comunque.
Elizabeth non è più con i fratelli Pevensie, è l'impotente spettatrice degli orrori subiti da Cair Paravel. Enormi massi giungono sparati a velocità impressionanti contro le ormai nude mura del castello. Gli arcieri giacciono senza respiro, schiacciati dalle macerie impregnate del sangue dei valorosi che hanno dato la vita per difendere ciò che era rimasto del loro regno. Un castello senza re e regine; dei sudditi senza guida, certi che l'aiuto necessario sarebbe arrivato. Delusi. Combattono in nome di chi non ha più alcun potere di fermare quella barbara carneficina. "Aslan!", le preghiere si levano di poco prima di essere soffocate dai rombanti boati della pietra che colpisce la pietra e della roccia che frana e fracassa i crani di chi quell'orrore non se lo può spiegare.
Un mondo abbandonato a se stesso, ecco cosa vedono gli ultimi guerrieri esanimi. Il loro regno senza più alcuna speranza. Le frecce si insinuano in qualunque fessura, sia essa tra le mura o tra le costole dei valorosi; trapassano le difese e gli elmi con la violenza più cruda conosciuta che i narniani nemmeno riescono a concepire.
Ecco che la guardia crolla, il ponte levatoio cede e si riversa tra la gioia dei barbari assalitori. Il tumulto dei soldati avversari disordinati accompagna il clangore del metallo, ultimo tentativo di resistenza.
Tutto questo nella mente di Elizabeth si sussegue togliendole il respiro, può vedere il ghigno di soddisfazione di chi sa che ormai è finita, di chi non vuole commettere l'errore di lasciare superstiti. Il grande valore di chi si difende e la fede che ancora hanno in una possibilità di aiuto cozzano con la crudeltà del togliere la vita anche alla più innocente delle creature.
Risuona agghiacciante la risata di quello che doveva essere il re in quel momento mentre afferra per i lunghi capelli ispidi l'ultimo nano che non si abbassa a pregare di essere risparmiato.
-La pagherete, presto o tardi Aslan...- la frase rimane sospesa quando la spada cala di netto sul collo dell'abitante di Narnia e Elizabeth ha un conato di vomito quando la testa viene poi calciata in aria e rimbalza a terra con il cupo suono delle ossa che si spezzano. A quel punto inizia il saccheggio, ma le visioni si affievoliscono sempre di più nella mente della ragazza che a poco a poco riprende familiarità con i visi dei fratelli Pevensie.
-Peter...- riesce a biascicare cercando le sue mani in preda al panico. Il ragazzo, inginocchiato di fronte a lei, la stringe forte cercando di calmarla, i respiri affannati ed un tremore ingestibile.
-Peter, Cair Paravel... l'hanno attaccata...e...e il nano...Peter, la sua testa- ancora un conato di vomito.
-Tranquilla, tranquilla, respira. È tutto finito...- la stringe di più e le accarezza piano la nuca.
-Cosa hai visto, Elizabeth?- le chiede prendendo il suo viso tra le mani e cercando il suo sguardo.
-È stato un orrore, Peter- inizia scuotendo la testa e piangendo un dolore che non era solo il suo. Le fitte al cuore le portano un agre sapore sulla lingua, le immagini si susseguono nella sua mente e, ancora una volta, ad Elizabeth sembra che Narnia le stia parlando, che invochi il suo aiuto.
-Cair Paravel è stata attaccata; non so chi siano, ma avevano catapulte, arcieri ben istruiti e guerrieri senza pietà- deglutisce a fatica e cerca lo sguardo del maggiore dei fratelli, poggia le mani su quelle del ragazzo che ancora la stanno accarezzando.
-Peter c'era un nano...- le si spezza la voce e le lacrime le riempiono gli occhi, lui si accosta lentamente alla sua fronte per sostenerla.
-Gli hanno tagliato la testa...- sussurra tra i singhiozzi e si abbandona a Peter che la stringe, ma il ragazzo non si aspetta ciò che Elizabeth dice in seguito: -L'hanno poi calciata in aria per divertimento-. Il più grande dei Pevensie è stato in battaglia centinaia di volte e sa cosa si prova ad assistere alla morte, le soffia un leggero bacio tra i capelli.
Qualche minuto e i respiri si fanno più regolari, Elizabeth lascia Peter a malincuore e si siede sui talloni asciugando le ultime lacrime. Tutti i fratelli le si accostano in silenzio, quel racconto non ha provato solo lei.
-I Castori...- Lucy singhiozza.
-Il signor Tumnus? Elizabeth, hai visto se nessuno di loro si è salvato?- la regna Lucy imprigionata nel corpo di una bambina, come dirle ciò che è in suo dovere rivelare?
-Io non conosco le creature di cui parli, ma non è rimasto nessuno. Non hanno lasciato superstiti- Susan stringe la piccola della famiglia, la voce rotta a consolare la sorella quando il dolore le toglie il respiro.
-Cosa facciamo ora? Dove andiamo?- Edmund prende la parola, -Se ci presentiamo da questi finiamo infilzati, Aslan non è qui e..-
-Come puoi sapere che non c'è?!- Lucy in collera si sfrega le lacrime dal viso.
-Avanti, chiedi a lei se l'ha visto. Chiedile dove fosse mentre tutto questo accadeva!- anche lui ha gli occhi umidi e trema dalla collera.
-Nemmeno noi eravamo qui...- Peter interviene così e questo basta per porre fine al battibecco. Certo non lo avevano scelto un anno prima, ma il loro regno era rimasto senza una guida. Nemmeno lui riesce bene a spiegarsi perché Aslan avesse lasciato che tutto questo accadesse, ma non è il momento per biasimare qualcuno.
-Innanzitutto, troviamo qualcosa di più adatto da indossare e delle armi- Peter infonde coraggio nella voce, hanno bisogno di questo ora.
-Nei sotterranei di Cair Paravel forse sono rimaste delle scorte per la guerra- azzarda Susan, ma Elizabeth integra il precedente racconto con i dettagli della depredazione.
-La cripta segreta, la nostra cripta!- grida Lucy sicura di aver avuto un'idea utile.
-Di cosa parli?- Susan sembra non ricordare.
-Ma sì, proprio sotto la sala del trono. È dove tenevamo tutto quel che avevamo di più prezioso: le corone, i regali dagli altri regni...- la più piccola cerca di farsi capire.
-Dove si trova?- si informa Elizabeth.
-Esattamente dietro quel muro- indica Edmund, -Ricordi se li hai visti entrare anche lì?-
-No, è intatta- la cripta è ben nascosta. All'interno di uno dei muri portanti del castello c'è una botola che scende parecchi metri.
-Se conosco bene i Castori, sono sicura che troveremo molto più di semplici armature di scorta e spade!- assicura Lucy.
-Non ci resta che tentare- Peter si alza e si avvia al muro di pietra. Gli altri lo seguono e con un ghigno di Edmund decidono di starlo a guardare.
Dopo qualche minuto, il più piccolo dei fratelli Pevensie dà una leggera spinta ad Elizabeth indicando con il mento il più grande. La ragazza, con un semplice gesto della mano, fa muovere la parete scatenando le risate delle due sorelle. Peter, da parte sua, cerca di nascondere il leggero fastidio che l'uso di quelle capacità gli creano ingegnandosi per costruire una torcia. Un ramo, un pezzo di stoffa della sua camicia e... un fiammifero, gli manca.
-Ed, non è che...- si interrompe quando la torcia di accende di una fiamma scarlatta ad un semplice guizzo degli occhi di Elizabeth.
-Puoi smettere di farlo?- quando incontra i suoi occhi non sono più quelli che poco prima le avevano fatto dimenticare le immagini orrende che aveva visto, no. Sono duri, di una sfumatura più scura e vacillano lasciando spazio anche alla paura.
-Peter, io non...-
-Andiamo- dice voltandosi ed iniziando a scendere lungo l'irta scala.
-Dagli il tempo di abituarsi, fino a ieri eri solo Elizabeth. Non so dirti cosa tu sia oggi, ma dagli tempo- le parole di Susan risuonano e fanno male. "Solo Elizabeth". Per un momento aveva pensato di essere qualcuno per Peter, quando le era stato così vicino e quando l'aveva tratta in salvo da quel treno. Edmund sembra cogliere persino le sue fitte al cuore e le sfiora la schiena con gentilezza, la ragazza affida i ringraziamenti ad un sorriso spento e si avvia alla discesa.
Dopo qualche minuto giungono ad una grata in ferro battuto ben decorata, Peter riesce ad aprirla e si presenta a loro una stanza circolare. Quattro statute di quelli che dovevano essere i fratelli al tempo in cui avevano lasciato il regno li osservano. I ragazzi si precipitano a controllare i contenuti dei bauli di fronte alle statue.
-Te l'avevo detto che conosco bene i Castori!- esclama Lucy estraendo la propria boccetta a e il piccolo pugnale, regali di Babbo Natale.
-Hanno fatto portare tutto qui non appena ce ne siamo andati- Susan suona mortificata e malinconica ai ricordi che l'arco che impugna le riportano alla mente.
-Non rientrerò mai in questi abiti!- Lucy si appoggia uno dei vestiti che le sta troppo lungo.
-Non capisco, di chi sono se a te non stanno?- Elizabeth non se lo spiega.
-Esatto, Lucy, eri più grande al tempo. Ora, dopo centinaia di anni, sei più giovane- scherza Edmund al quale l'elmo cade di lato perché non è della sua misura.
-Cambiamoci e mettiamoci in marcia, ti racconteremo come siamo arrivati qui la prima volta e come siamo diventati re e regine di Narnia- conclude Susan porgendo ad Elizabeth uno stupendo abito blu notte.
-Re e regine?!- la ragazza è sbalordita.
-Esattamente- sorride radiosa Lucy riuscendo a trovare un vestito scarlatto della sua misura.**ANGOLO AUTRICE**
Di nuovo salve! Meglio tardi che mai arrivano anche gli aggiornamenti di questa storia, mi devo scusare, ma con l'università fatico davvero a trovare il tempo.
Siamo ancora all'inizio della storia, i Pevensie che cercano di capire chi sia Elizabeth e lei che cerca di capire che ruolo loro avessero in quel regno.
Spero come sempre che vi piaccia e vi invito a farmi sapere davvero ogni cosa pensiate o dubbio che abbiate.
Un bacio,
WiseGirl
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Tornati per restare
Fiksi Penggemar**A Narnia manca Aslan, manca da secoli, ormai. A Narnia mancano i suoi Re e le sue Regine, l'hanno abbandonata. Ma non solo [...] A Narnia non mancano solo loro, manca qualcosa. È assente dai tempi della creazione, da quella canzone di Aslan che or...