Capitolo 1. "L'inverno della mia vita"

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CAPITOLO 1

"L'INVERNO DELLA MIA VITA"

-Maggio

Odio il mese di maggio. Non esiste un motivo preciso. Forse lo odio tanto perché i periodi più bui e devastanti della mia vita risalgono tutti a questo mese. O forse perché si trova in piena mezza stagione. Odio anche le mezze stagioni, non si sa come vestirsi, prima fa caldo e dieci minuti dopo si muore dal freddo, un giorno c'è il sole e un altro diluvia.

Se c'è invece una cosa che amo è la pioggia, amo il fatto di rimanere rintanata in casa o in un bar guardare la gente correre per la strada con un giornale sulla testa alla ricerca di un riparo, amo l'odore della pioggia, il rumore che produce quando ogni singola goccia cade a terra, mi rilassa terribilmente.

Nei giorni di pioggia mi rannicchio sulla mia poltrona preferita nel mio bar preferito, un caffé amaro e un bel libro, mi isolo da tutto: dai problemi, dalla noia e soprattutto dalla frenesia che accompagna la vita di chiunque abiti in una grande città come Londra.

Vi mentirei se dicessi che non ho scelto Londra esclusivamente per le sue condizioni atmosferiche.

Sistemai dietro l'orecchio un ciuffo di capelli neri. Robert era di fronte a me, mi fissava accigliato, con una sorta di sorriso stampato sulle labbra. Abbassai nuovamente lo sguardo su quel romanzo, tanto bello quanto difficile.

-Intendi stare lì a fissarmi ancora per molto? Non puoi andare ad importunare qualcun altro?- gli domandai retorica senza guardarlo.

Robert era in assoluto la persona più strana che avessi mai incontrato nella mia vita, e ne avevo incontrate tante durante i miei viaggi. Ci conoscevamo da più o meno un mese, ma il nostro legame era diventato subito indissolubile. Mi aveva ospitata a casa sua ed eravamo diventati migliori amici.

-No, trovo piuttosto interessante studiare la tua espressione mentre leggi quel tomo, ecco per esempio ora hai trovato una parola che non riesci a leggere....- disse indicandomi e ridendo a bassa voce.

Aveva ragione. Sbuffai, aveva sempre ragione. Gli porsi il libro indicandogli la causa del suo riso.

-Procrastinamento- lesse, senza nemmeno la parvenza di un po' di difficoltà -Sostanzialmente significa rinviare...- concluse poi. Odiavo quel suo modo di fare saccente in determinate occasioni. Sapevo che era intelligente, e molto studioso; per quanto potesse sembrare il classico nullafacente, in pochi erano a conoscenza della sua erudizione nel campo giuridico.

Robert stava terminando il suo corso di laurea online. Sicuramente sarebbe diventato un ottimo avvocato.

-Smettila di mangiarti i vocabolari...- il mio tono acido gli procurò una risata tutt'altro che composta.

La cameriera, strizzata nella sua polo verde, si avvicinò ancheggiando al nostro tavolino.

-Posso aiutarvi?- domandò rivolgendo un sguardo del tipo "Spogliami qui, ora, e fammi tua!" al mio amico, che per quanto non facesse altro che proclamare la sua bisessualità, era sicuramente ed irrimediabilmente gay. Che grande spreco... Privare l'universo femminile di una tale bellezza era sicuramente uno spreco.

-Un caffé nero. Non zuccherato, grazie...- ordinai. Scarabocchiò l'ordinazione sul block notes e si accucciò con uno straccetto a pulire il tavolino. Rivolsi gli occhi al cielo per via del suo ennesimo, e soprattutto, privo di gusto, tentativo di attirare l'attenzione del biondo tinto di fronte a me.

-Un espresso per me...- le rivolse un sorriso di cortesia. Evidentemente lui non capiva, che quel suo cazzo di sorriso non avrebbe fatto altro che aumentare la sua convinzione di aver fatto colpo. La giovane bionda si allontanò ancheggiando spropositatamente verso il bancone.

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