Era un magnifico giorno soleggiato quando un giovanotto alto, leggermente palestrato, di bell'aspetto e regale portamento, restava incantato ad osservare il paesaggio fuori alla finestra di una delle stanze del suo castello. Non prestava attenzione al sarto che, con grazia, agilità ed impegno, tentava di apportare le giuste modifiche all'abito blu cobalto che indossava. Nemmeno i giochi di luce alle pareti, causati dall'illuminazione dei raggi solari, servirono a distrarre il ragazzo.
Un unico pensiero vagava per la sua mente ogni volta che puntava lo sguardo all'orizzonte del suo Regno.
Un solo luogo gli risvegliava emozioni contrastanti: curiosità, timore, determinazione ed inquietudine.
«Manica!» sentì dire dal sarto, prima che questa venisse sistemata. L'uomo, un tipo anziano, mingherlino, occhialuto, coi capelli bianchi ed una voce nasale, tentava di portare a termine il lavoro il prima possibile. Il Principe, a sua volta, non ne voleva sapere di star fermo. Ogni abito da confezionare per lui era un incubo!
«Testa!» proseguì poi, afferrando con delicatezza il mento del ragazzo, voltandolo nella sua direzione. Armato di metro, gli misurò la circonferenza della testa, ignorando le smorfie del giovane ed il modo in cui roteava gli occhi. Ci era abituato, e si era arreso.
Si rassegnò anche al fatto che il Principe riportò, un secondo dopo, la sua attenzione alla finestra.
«Com'è possibile che sarai incoronato Re tra un mese?» lo distrasse la voce di suo padre. Il ragazzo voltò lo sguardo e, solo in quel momento, si accorse dell'entrata dei suoi genitori in sala.
Il Re Adam portava un completo formale, composto da un pantalone nero con sopra una camicia bianca, abbellita da una giacca blu. Immancabile la corona sul suo capo. La madre Belle, invece, indossava un vestito sbarazzino del suo solito e monotono color giallo canarino. Avanzarono verso di lui a braccetto, tutti sorridenti ed austeri.
«Sei ancora un bambino!» proseguì il padre, avvicinandosi con la Regina al proprio erede.
«Sta per compiere vent'anni, caro!» cinguettò Belle, regalando un sorriso dolce a suo figlio.
«Ciao papà!» salutò imbarazzato il Principe.
«Venti anni? E' troppo giovane per diventare Re! Io ho preso la prima decisione importante a quarantadue!» considerò Adam, riponendo gli occhiali da vista nel taschino interno della giacca.
«Uhm. Hai deciso di sposare me a ventotto.» gli ricordò la Regina, guardandolo quasi con rimprovero.
«Ah, la scelta era fra te e la teiera!» scherzò l'uomo, strizzando complice l'occhio a suo figlio, il quale ridacchiò abbottonandosi i gemelli alla camicia. «Scherzavo!» continuò poi, notando lo sguardo di sua moglie.
«Mamma, papà...» prese coraggio il Principe, attirando la loro attenzione. Fece per scendere dal piedistallo su cui posava da ormai troppo tempo, ma un «Ah! Mh-Mhh!» di rimprovero da parte del sarto (doveva finire quell'abito, per l'amor del cielo!) che lo intimava - minacciandolo col dito in un "non ci provare" silenzioso - di non muovere un solo passo, lo zittì, facendogli quasi perdere la grinta.
«Ho deciso quale sarà il mio primo Decreto Reale!» dichiarò infine, rimettendosi composto, per la gioia del vecchio.
Sua madre e suo padre si guardarono meravigliati, ed era ben visibile la nota di orgoglio nei loro occhi limpidi al sentir quelle parole.
«Voglio che anche i ragazzi dell'Isola degli Sperduti possano vivere ad Auradon.» terminò il Principe, cercando di non tentennare o dimostrarsi insicuro ai loro occhi.
Era più forte di lui: il pensiero di quell'Isola era come una potente calamita. Francamente, non sapeva spiegarsi il perché, ma era come se quel luogo lo richiamasse. Avvertiva una sorta di legame con esso, ne era attratto come una falena era attratta dalla luce, era inevitabile, non lo capiva neanche lui. Si era spesso domandato quali problemi lo affliggessero. Era per caso masochista? Era forse impazzito? Era alla ricerca di avventure con un po' di adrenalina mista a pericolo? Voleva dimostrare che tutti, con un po' di impegno, potevano migliorare? Era una sfida personale quella di "reclutare" persone cattive e cambiare il loro modo di vedere il mondo? Voleva semplicemente aiutarli da bravo futuro Re? Un unione di tutti questi dilemmi messi insieme? Non riusciva mai a darsi una risposta soddisfacente. Voleva farlo e basta. Quante storie aveva sentito sulla gente che vi abitava? Quanti avvertimenti aveva subìto dalle persone che lo circondavano? In quell'Isola viveva il Male, sotto ogni sua subdola forma. Eppure ne era così affascinato che tutto sembrava passare in secondo piano. In fondo non era abituato a fare di tutta l'erba un fascio, uno dei suoi pregi era la razionalità, il modo in cui apriva la mente tralasciando ottusità e pregiudizi. Conoscere quei ragazzi, aiutarli, farli istruire come si deve, renderli persone "normali" e civili era uno degli scopi che si era prefissato da quando aveva sedici anni e gli comunicarono che, appena degno di tale onore, sarebbe diventato Re. Non era colpa loro, in fondo, se il Destino li aveva assegnati a famiglie malvagie e senza scrupoli. Sospirò, rendendosi conto di quanto potesse essere difficile la vita in quel posto, tanto lontano quanto vicino. Aveva voglia di aiutare i suoi futuri sudditi, tutti i suoi futuri sudditi, e ce l'avrebbe fatta, ad ogni costo!
«E-eh?» chiesero allibiti i due coniugi, fissandolo come se fosse sotto un terribile incantesimo. Il sarto diede una rapida occhiata al Principe, prima di riprendere il suo lavoro.
«Guardo l'Isola e penso che li abbiamo abbandonati!» affermò con fermezza il ragazzo, scendendo dal piedistallo. Nemmeno il sarto, a quel punto, osò obiettare.
«I figli dei nostri nemici giurati? Qui in mezzo a noi?» chiese il Re esterrefatto.
«Potremmo cominciare con pochi! Solo quelli che hanno più bisogno del nostro aiuto...ed io li ho già scelti!» sorrise fiero, guardando i genitori con un pizzico di speranza e desiderio di comprensione. Sua madre tentennò, ed il ragazzo lo prese come un segno positivo.
«Davvero?» domandò scettico Adam, fissandolo duramente.
«Anch'io ti ho dato una seconda chance...» tentò di farlo ragionare Belle, posando una mano sul suo braccio. «Chi sono i genitori?» chiese poi.
«Crudelia De Mon, Jafar, la Regina Cattiva, Gaston – tossicchiò, notando la smorfia del padre e lo sguardo smarrito della madre - Madre Gothel...» elencò, prendendo poi una piccola pausa. Prese un bel respiro, gonfiò il petto e con decisione terminò pronunciando l'ultimo nome. «...e Malefica.»
«Ahhh!» urlò - poco virilmente - il sarto, facendo cadere alcuni dei suoi utensili.
«MALEFICA?!» digrignò i denti il Re. Belle alternava lo sguardo da suo marito a suo figlio, non sapendo come intervenire. Persino la servitù iniziò a sgomberare la stanza, lasciando privacy alla famiglia Reale.
«E' la più cattiva di tutti i Regni!» lo riguardò severamente.
«Papà, devi darmi ascolto!» lo pregò suo figlio.
«No! Non voglio nemmeno parlarne! Posso anche capire Gaston, Liam, ma Malefica! Santo cielo, figlio mio, sono colpevoli di crimini indicibili!» gli ricordò.
«Ma i loro figli no!» continuò a ribattere il Principe. «Non credi che abbiano diritto ad una vita normale? Dai!» lo scongiurò con lo sguardo. Belle fissò suo marito, riflettendo sulle parole del figlio. In fondo, cosa sarebbe potuto mai accadere di male, ad Auradon? I ragazzi verrebbero sorvegliati tutto il tempo, le guardie vigilerebbero ogni angolo del Regno, perciò sarebbe impossibile per loro comportarsi in modo errato. Ed era anche vero che quei poveri ragazzi non avevano colpe delle malefatte dei genitori, e non bisognava punirli per un motivo simile senza concedergli almeno un'opportunità per dimostrarsi diversi. Gaston aveva ferito in prima persona lei ed il suo compagno, mettendo a repentaglio la vita di Adam per puro egoismo...eppure suo figlio non ci aveva pensato su due volte, avviando ciò che lei e suo marito mai avrebbero pensato di fare: dare un'altra opportunità a lui e molti altri cattivi, permettendo ai loro figli di integrarsi col Regno. Era maturato così tanto, faticava a credere che tale impegno venisse fuori proprio dal frugoletto che aveva stretto fra le sue braccia venti anni prima. Decidendo infine di appoggiare la richiesta del suo bambino, lanciò uno sguardo complice al marito, al fine di fargli cambiare idea. Ormai il loro piccolo era cresciuto, e per quanto avesse fatto una scelta pericolosa, quanto responsabile, aveva fiducia in lui e non se la sentiva di voltargli le spalle. Il Re, intercettando lo sguardo confidente di sua moglie, si voltò nuovamente verso suo figlio, ed, ancora un po' riluttante, annuì.
«Hai ragione, i figli sono innocenti.» e senza aggiungere altro, abbozzò un sorriso e si allontanò di qualche passo. La Regina si aprì in un sorriso luminoso, affrettandosi ad aggiustare piano la giacca del Principe.
«Bravo, ben fatto!» lo elogiò, ricevendo in cambio un sorriso imbarazzato e quasi del tutto incredulo.
Ce l'aveva fatta! Finalmente era riuscito ad andare oltre i pregiudizi che attanagliavano il Regno, che attanagliavano suo padre. Ora poteva avere un contatto reale con l'Isola, poteva dimostrare a tutti che con un po' di gentilezza e bontà d'animo si poteva ottenere qualcosa di buono anche da chi non ci si aspettava.
«Vogliamo andare?» domandò Belle, raggiungendo Adam. I due uscirono dalla sala, ma un urlo fece trattenere il respiro al giovane Principe.
«Gaston, Belle, Gaston! E' la vendetta di tuo figlio per averlo fatto cadere dalla culla?!»
«Suvvia, Adam! Quanto sei melodrammatico, è solo suo figlio! Chissà se è di bell'aspetto come il padre...»
«Belle!» urlò l'uomo, facendo riecheggiare la risata della moglie per i corridoi del palazzo.
Il futuro erede del Regno rilasciò un sospiro, tranquillizzandosi. Era felice che la situazione non si fosse aggravata come immaginava. Certo, il padre era parecchio restio per la sua scelta, ma era grato che non lo volesse ostacolare, dandogli fiducia.
Si era prefissato uno scopo, il quale lo fece tornare alla finestra, mentre giocherellava con l'anello dorato col sigillo Reale posto al suo anulare destro. Fissò l'Isola con aspettativa, sorridendo vittorioso.
Egli era ancora all'oscuro del fatto che, conoscere quei sei ragazzi, avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
*
Hey guys,
che dire: ecco il primo capitolo! Come ho già detto, la mia è una trascrizione del film con opportune modifiche, quindi non mi allontanerò più di tanto dalla trama!
Ho iniziato a scrivere questa storia mesi fa, avvantaggiandomi un po' con i capitoli, ecco perché in questa mia versione compare anche il figlio di Gaston, che, ahimè, la Disney ha inserito invece nel secondo film. Ne sono venuta a conoscenza quando la storia era ormai bella che avviata, quindi perdonate la confusione, in caso. Il mio personaggio non ha nulla a che fare con quello del secondo film. Ho già in mente di ideare anche il sequel, e nella mia versione il personaggio del figlio di Gaston verrà sostituito con il figlio di un altro "cattivo", non me ne vogliate.
Detto ciò, spero di aver introdotto al meglio la storia, e spero di riuscire a trascrivere i pensieri ed i sentimenti - cosa molto complicata dalla trascrizione del film - in modo adeguato e giusto.
Grazie a chi la leggerà e la seguirà, e domando scusa per gli eventuali errori!
Al prossimo capitolo, thestralini del mio cuor!
All the love,
Bree.
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Descendants! || Ziam Mayne.
Novela JuvenilNell'idilliaco regno di Auradon, Liam, l'amorevole figlio adolescente del benevolo Re Adam e della Regina Belle, è pronto a salire al trono. La sua prima azione è quella di offrire una possibilità di redenzione a Zayn, Louis, Niall, Josh, Ashton e L...