Chapter I

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Note:
In questo capitolo più avanti troverete una canzone, io da scrittrice vi consiglio di ascoltarla, vi immergerete ancor di più nella scena, anche perché essa è nata grazie a tale melodia.

Song: 
 'Dum dee Dum'- Keys_n_Krates, in alto anche il link.


"Continuate la lettura, nonostante tutto,
nulla sarà scontato,

nulla ovvio"
Dal Prologo.



Bianco,
 The...

verde,
way...

blu,
out...

rosso,
club...

nero.

Insieme: "The Way Out Club",
disco-strip-club.

Trasgressione,
era quello il giusto termine,
seppur celato,
che pullulava ai quattro venti
in quell'alternanza di colori non casuali. 

Da noi,
all'entrata,
ci separava una fila gremita di gente,
che si dimenava imperterrita e chiassosa,
formando un serpentone di persone troppo lungo,
decisamente troppo lungo.

Questo,
avrebbe dovuto significare:
attendere e pazientare.

Peccato che,
queste disposizioni d'animo,
in quel momento
in me,
non avrebbero avuto né un principio,
né una fine, 
semplicemente 
risultavano avulse e del tutto inesistenti.

Ed è proprio in questi casi,
quando per qualcuno tutto potrebbe sembrare perduto,
che per me,
ogni cosa è possibile.

Sapevo benissimo come agire.

Quindi,
per il bene della mia pazienza,
era cosa buona...: entrare,
...e giusta: in quel momento.

Voltai il capo,
i miei occhi entrarono in contatto con delle familiari iridi nocciola,
completamente concentrate verso quelli che erano i miei occhi.
Le sue labbra,
alla vista del suo sorriso sghembo,
capii che non solo io sapevo-
Sapevamo benissimo come agire.

Bianco,
sguscio felino verso destra, oltre la folla.

Verde,
è il colore della vittoria a lampeggiare lampante a pochi passi dall'entrata,

Blu,
passai inosservato rinoltrandomi tra la gente nella fila,
trascurando completamente quegli spintoni che parvero carezze,
d'altronde poco prima, incurante ne avevo inviati io a valanghe.

Rosso,
le iridi nocciola lontane e occupate,
puntate verso una guardia imbellettata nella sua divisa. 
Parlava, lui parlava, cercando di distrarla.
Afferrai la mia sigaretta dal retro dell'orecchio.
Il segnale per agire,
per muoversi era ancora remoto.
Del fumo svolazzò tra le mie iridi,
qualcuno aveva acceso la mia sigaretta,
gesto carino al quale avrei dovuto rendere grazie,
ma ero troppo occupato a deviare ogni ostacolo per non perdere d'occhio nemmeno un particolare sul mio obiettivo:
L'entrata.

Nero,
la sua mano destra si alzò, 
in un gesto apparentemente spontaneo,
restò qualche secondo,
più del previsto, dato che funse per poggiarsi sulle spalle della guardia di turno.
Era
il
segnale.

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