Chapter VI_Halloween_prt I

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Note: Finalmente arriva la festa di Halloween a casa Styles,
qui sopra trovate il link del trailer del capitolo, vi conviene guardarlo poiché
la maggior parte delle scene sono state tratte da lì.
Più avanti ci sarà -come ormai avrete capito di me e le mie ossessioni-
una canzone da ascoltare nel mentre, sarebbe il video.

PS: ogni costume, che potete ritrovare ritratto nella GIF in alto, rispecchia qualcosa che ha a che fare con il personaggio
che lo rappresenta, fate attenzione!
NB: Nulla è dato dal caso.

"Se mi baci,
sappi quello a cui andrai incontro,
sarai marchiato,
da ciò che è più tossico e sbagliato."

Tratto dal suddetto capitolo.

LOUIS' POV

Era venerdì,
quel venerdì tanto atteso.
Dove allo scoccar della mezzanotte
saremmo subentrati in Halloween.

Un'ora fa Lottie,
dopo aver concluso un lavoro fantastico con i travestimenti per me e Zayn,
era andata via,
raggiungendo la festa con amiche e amici suoi coetanei.
A detta sua.

Non avevo fatto storie,
mi ritenevo un fratello iperprotettivo nei suoi confronti,
forse esageravo e me lo avevano detto in tanti,
ma se mi ritrovavo ad esserlo, c'erano motivi,
e tali erano più che validi.

Spalancai lo sportello del passeggero,
accomodandomi,
facendo attenzione alle ali che sbucavano dalla mia giacca.

Appena dentro,
sfilai il pacchetto di Malboro dal taschino,
accendendone una tra le labbra,
avevo davvero bisogno di allentare i tendini
ormai troppo tesi,
ripensando alla giornata super stressante tra
impegni al locale e non.

D'un tratto mi accigliai,
non sentendo ancora l'auto in movimento,
troppo tempo,
il veicolo ancora non partiva.

Voltai il capo,
assottigliai le palpebre per concentrarmi maggiormente sulla figura al volante,
ancora immobile.

Braccia riposate ai lati del busto,
petto in fuori,
nessuno tremolio
viso...

Oh cazzo,
no.

Scattai sul posto,
inumidendomi le labbra,
entrai nel panico.

Zayn guardava la strada,
in un punto oltre il parabrezza,
un punto qualunque.

Il vuoto.

Eccolo,
in quel presente vivido,
subentrar uno dei suoi momenti.

Quello da lui definito,
dialogo tra 'cervello e cuore'.

Era uno di quei momenti che durano,
dove il tempo per lui, doveva fermarsi,
o meglio, dove lui desiderava fermarsi.
Come blocchi emotivi,
blocchi d'essere,
come se scomparisse,
come se smettesse di respirare e al tempo stesso di esistere.

Quella era l'ennesima
conseguenza,
la conseguenza a un evento che fortunatamente conoscevo.

Smisi di respirare,
avvolgendo le tempie tra le dita e massaggiando,
perché purtroppo quei momenti avevano una durata loro.

E quel vuoto nello sguardo,
che avevo visto fin troppe volte,
mi provocò infiniti brividi di tristezza,
spingendo i miei polsi sulle tempie.
Il cuore mi si frantumò in mille pezzi,
perché quella voglia di avvolgerlo,
di stringerlo,
era forte,
ma si spingeva troppo in là rispetto a quello che avevo capito di lui,
era tutto inutile.

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