CARLOTTA 1

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~DISPREZZO?~

Mancano due mesi e una settimana ai miei vent'anni.
Dovrei essere felice, raggiante, allegra, ma nessuna di queste emozioni mi appartengono più.
Non provo più niente.
Se non dolore, sconforto, tristezza e rabbia.
E in più i miei cari zii e la mia cara cugina non mi facilitano le giornate.
La mia vita è diventata una vera angoscia e condanna.
Non passo mai troppo tempo con loro.
Anche perché non mi vogliono vedere molto spesso.
Perciò quando non ci sono ospiti ho l'obbligo di rimanere in soffitta.
E se ci sono non devo permettermi di aprire bocca. Però non riesco a stare buona e tranquilla sulla sedia.
Quindi la soffitta è ormai la mia vera casa, la mia camera, il mio mondo.
<<Signorina Carlotta!>>, la dolce voce di Miranda manda via ogni pensiero, <<I Signori hanno detto che non dovete lasciare la soffitta, perciò vi ho portato qui la cena.>>, mi informa guardandomi con tristezza.
Miranda la conosco da quando ero bambina, anche se lei lavorava e lavora tuttora per i miei zii.
Conosceva i miei genitori. È più grande di me di sette anni.
<<Non ho fame.>>, esclamo dopo aver guardato la cena.
<<Signorina dovette mangiare.>>, mi rimprovera dolcemente poggiando la cena sul malandato e vecchio tavolino vicino alla finestra, << I suoi non vorrebbero vedere la loro figlia in questo stato. Sono sicura che loro voglio rivedere la loro figlia di undici anni fa. Gioiosa. Allegra. Una ribelle perché non era mai d'accordo con le regole. Loro voglio e anche io vedere la Carlotta di qualche anno fa. Non è stata colpa vostra.>>.
<<Se non sarebbero venuti a prendermi nella mia stanza, loro adesso..>>, non riesco ha finire la frase perché le lacrime prendo il sopravvento.
<<Come vi ho già ripetuto e vi ripeto non è stata colpa vostra.>>, la sua voce viene sostituita dal suono acuto e freddo del campanello dei domestici.
<< Andate! Non vi preoccupate.>>, le dico fingendo un piccolo sorriso.

~*~*~*~*~*~*~

<<Carlotta! Carlotta!>>, la voce di mia zia giunge forte e chiara alle mie povere orecchie.
Lei e anche il resto della famiglia non sono mai saliti in soffitta, perciò mi chiamano dall'inizio delle scale senza salire fino a qui.
<<Eccomi!>>, esclamo scendendo le scale.
Il suo sguardo non è affatto affettuoso o dolce. Non lo è mai stato.
<<Questa sera siamo stati invitati alla dimora dei Black.>>, capisco dal suo sguardo che la sua prossima informazione non le è molto gradevole,<<Purtroppo devi venire anche tu. Ho cercato ogni scusa possibile per non farti venire senza riuscirci.>>, specifica.
Cerco di non dare peso alle sue parole, ma come tutte le altre rimangono nascoste in un angoletto del mio corpo.
<<Va bene.>>, sono le uniche parole che riesco ha dire.
<<Vattene a cambiarti e questa sera non ti voglio sentire parlare, capito.>>, mi ordina prima di ritornare nel salotto.

~*~*~*~*~**~*~

Il vestito che mi avvolge e di un tessuto morbido e delicato come il suo colore.
Non mi piace il rosa. Infatti questo vestito non l'ho comprato io, bensì mia zia.
<<Siete bellissima!>>, mi dice Miranda con gli occhi lucidi.
<<Vi sbagliate!>>, esclamò guardando il mio riflesso allo specchio e vedendo solo cenere.
Sono come tutte le ragazze.
I miei cappelli sono lunghi e ricci. I loro colore è nero.
<<Perché ditte così?>>, vuole sapere.
<<Perché devo indossare il corsetto? Non mi fa respirare! Perché le donne non possono indossare i pantaloni?>>, le chiedo non rispondendo alla sua domanda.
<<Signorina Carlotta siete unica! I vostri adorati genitori mi dissero un giorno che avete preso un paio di pantaloni e gli avete tagliati in modo da potergli indossare.>>, mi ricorda con la voce avvolta dalla tristezza e felicità.
<<Sì. Mi ricordo bene quel giorno. Quando mi videro correre in giardino con indosso i pantaloni rimasero un po' confusi, ma poi iniziarono a ridere. Quando ho fatto a mio padre la stessa domanda che ho fatto a voi, sapete cosa mi ha risposto? Mi ha risposto che era una bella domanda e che forse un giorno anche le donne avrebbero indossato i pantaloni.>>, ricordare quei momenti mi fa male.
<<Continuate ad essere la ribelle di sempre. Ditte quello che pensate senza esitazione.>>, mi dice ammorbidendo la stretta del mio corsetto sulla mia vita.
Se fossi stata una ribelle non sarei in questo carcere famigliare.
Prima di scendere dai miei zii, guardo un'ultima volta il mio riflesso di cenere.
<<Finalmente ti sei decisa di scendere.>>, mi sgrida mio zio porgendo il braccio a mia zia Marsia e a mia cugina Casy.
<<Perché deve venire con noi, padre?>>, gli domanda Casy con tono lamentoso.
<<Perché sono stata invitata.>>, gli rispondo stufa della situazione.
Il suo volto è incredulo.
<<Come ti permetti?>>, mi chiede.
Per tutto il tragitto verso la dimora dei Black, i miei zii non hanno parlato di altro se non di trovare un buon partito per la loro adorata figlia.
L'amore e i sentimenti erano all'ultimo posto.
Il partito era perfetto se apparteneva ad un rango elevato e che avesse ricchezze.
A me sinceramente non mi interessa.
Non mi voglio sposare per soldi o per elevare il mio rango.

~*~*~*~*~*~*~*~

La dimora dei Black è situata al centro di un bellissimo giardino.
<<Signor Caio Smith! Signora Marsia Smith! Signorina Casy Smith! Signorina Carlotta Smi..>>, ci saluta, presumo che sia, il Signor Black.
<<Sono Carlotta Smith - il cognome di mia madre- Evans -il cognome di mio padre.>>, specifico.
<<Grazie di aver accettato il mio invito.>>, ringrazia i miei zii prima di andarsene.
<<Come ti sei permessa?>>, mi domanda mia zia inorridita dal mio affronto.
Non gli rispondo perché è tempo perso.
Finalmente si decidono di lasciarmi da sola nel immenso salone bianco.
I volti che riempieno il salone sono avvolti dalla gioia, dalla allegria.
Decido di uscire sulla terrazza.
Non riesco più a ridere senza loro.
Dalla vetrata della porta bianca vedo iniziare il ballo tra le rispettive coppie.
Il ballo è l'unica occasione in cui l'uomo può sfiorare e parlare con la donna.
Mia cugina e le altre ragazze dentro il salone emanano gioia da ogni cellula del corpo.
Per loro il ballo è una cosa emozionante, addirittura un' amica di Casy ha detto "eccitante".
<<Cosa fa una bella Signorina come voi, qui da sola?>>, la voce di questo Signore allontana i miei pensieri.
<<Preferisco stare qui.>>, gli rispondo e noto che è sorpreso dalla mia risposta.
<<Se state qui non incontrerete il vostro futuro marito.>>, mi informa.
<<Non mi importa.>>, esclamo.
<<Perdonatemi! Io sono Thomas Rother.>>, si presenta.
<<Non vi scusate. Io sono..>>, la mia voce viene interrotta da un'altra maschile che voleva urgentemente il Signor Thomas.
<<Scusatemi, ma devo proprio andare.>>, si scusa prima di lasciarmi da sola sulla terrazza.

~*~*~*~*~*~*

A casa, mia zia mi avvisa che domani avremmo avuto ospiti, perciò mi dovevo comportare bene.
Mi disse che durante il pranzo dovevo esserci anche io, perché gli ospiti avevano espresso il desiderio di partecipare all'incontro.
Domani sarà una dura giornata.
<<Notte madre! Notte padre!>>, saluto i miei prima di chiudere gli occhi.

Ecco a voi il primo capitolo di questa storia.
Vi chiedo scusa per gli errori.
Se volete fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie.
Buona lettura!

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