CARLOTTA 2

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~INCONTRI~

Sono davanti allo specchio e l'unica cosa che provo è solo tristezza e tanta angoscia.
Mi sento affogare. Ma non nell'acqua, bensì nella cenere.
<<Signorina i Signori vi stanno aspettando nel salotto.>>, mi avvisa Miranda bussando alla porta.
<<Eccomi!>>, non mi va di fingere.
Nel salotto non dovrò mostrare nessun sentimento di tristezza.
Nel soggiorno sono presenti il Signor e la Signora Black, una bambina e due uomini tra cui il Signore che avevo incontrato a casa dei Black.
<<Carlotta loro sono i Signori Black, tra cui il loro figlio: il Signor Nicholas Black con sua figlia: la Signorina Katia Black e il loro amico: il Signor Thomas Roter.>>, mi sembra quasi che mio zio mi voglia bene con il tuono con cui presenta i presenti.
Dopo le presentazioni prendo posto sul divano al centro del soggiorno.
<<Quindi siete Carlotta Smith Evans.>> esclama il Signor Thomas.
<<Sì.>>, gli rispondo prima che Casy iniziasse a suonare il piano.
Dopo pochi secondi Katia si siede vicino a me e mentre l'ha guardo mi rendo conto che mi ricorda una bambina.
<<Voi non suonate?>>, mi domanda possando il suo sguardo celeste su quello mio.
<<No. Non più.>>, cerco di sorriderle.
<<Perché?>>.
Non so cosa risponderle.
<<Katia!>>, la richiama Nicholas.
Non avevo mai incontrato il suo sguardo fino a quel momento.
Quindi il colore celeste degli occhi di Katia è merito suo.
Non so, ma mi sembra che le cenere si siano riaccesse .
Abbasso subito lo sguardo con la sensazione che Nicholas riuscisse ha vedere le mie cenere.
<<Non la sgridate. Non mi da fastidio.>>. Ho paura di parlare ed è la prima volta.
<<Katia vieni a suonare assieme a me.>>, la chiama Casy.
<<No, grazie.>>, rispose Katia facendo crescere l'odio verso me.
<<Katia!>>, la richiama Nicholas.
<<Padre! Voglio stare a parlare con Carlotta. Suonerò solo se suonerà assieme a me.>>, il carattere di Katia mi ricorda molto il mio carattere.
<<Suonate Signorina Katia, per favore.>>, la prego convincendola a suonare il piano.
<<Ad una condizione.>>, spiega.
<<Quale?>>, le chiedo sentendo lo sguardo di Nicholas su di noi.
<<Mi dovete chiamare Katia.>>.
<<Va bene. Allora anche tu Katia mi devi chiamare Carlotta.>>, le dico prima di andasse a sedersi al piano.
Le sue dita iniziano a muoversi sui tasti bianchi e neri del piano dando vita ad una dolce melodia.
Pian piano le note giungono alle mie orecchie ricordandomi il mio passato.
Quella canzone che Katia stava suonando era la canzone preferita dei miei.
Come se fossi stata scossa o meglio punta da qualcosa mi alzo dal divano.
<<Perdonatemi!>>, dico vedendo tutti gli sguardi su di me prima di salire in soffitta.
Mi devo calmare! Mi ripeto prima di sentire la voce di Katia dietro la porta.
<<Stai bene?>>, mi domanda da dietro la porta.
È salita fino in soffitta.
<<Sì. Scusami non volevo interrompere la tua esibizione.>>, mi scuso aprendo la porta.
Non è sola la piccola Katia.
C'è Nicholas.
<<Mi dispiace non era nel mio intento far preoccupare nessuno.>>, le dico, <<È meglio se scendiamo prima che gli altri scoprano che siete saliti fino a qui.>>, l'avviso prendendo la sua mano nella mia e scendendo le scale seguite da Nicholas.
Appena arriviamo davanti al salone zia mi si piazza davanti con sguardo omicida.
<<Dove sei stata?>>, mi domanda cercando di sembrare dolce.
<<È stata colpa nostra Signora. Volevamo veder lo splendido giardino e la Signorina è stata così gentile che ci ha accompagnati.>>, mente Nicholas.
Perché ha mentito?

Finalmente il pranzo è finito e sono sola nella mia stanza.
Ma per mia fortuna o sfortuna le mie pene non sono finite, quando da sotto le scale sento la voce di mia zia chiamarmi.
Appena incontro il suo sguardo noto subito la rabbia sul suo volto.
Non dice niente. Mi guarda sempre con più disprezzo.
《Ditemi!》.
《Come ti sei permessa di comportarti in quel modo? Tutti i Black hanno iniziato a guardarti con pietà. Ma tu non ti meriti niente. I Black ritorneranno questa sera a cena, ma tu non cenerai con noi.》, mi informa freddamente.
Sinceramente non voglio incontrare il Signor Nicholas. Però vorrei incontrare la piccola Katia.
Come si fa a vivere in questo mondo?
Perché le persone danno più importanza agli oggetti e nessun valore alle persone?

《Signorina posso entrare?》, È Miranda.
《Sì.》 Sono davanti alla piccola e circolare finestra a guardare i passanti passeggiare allegramente.
《Le ho portato la cena Signorina.》, mi informa Miranda poggiando il vassoio sul tavolino vicino alla finestra.
《Grazie!》.
Noto una cosa che non era mai successo fino a quel momento.
Miranda è troppo silenziosa e il mio sospetto che ha qualcosa mi viene subito confermato dal suo sguardo tormentato.
《Buona cena Signorina!》, mi augura pronta a lasciarmi sola.
《Miranda, sapete che potete parlare con me di qualsiasi cosa.》.
《Signorina...》, sento nella sua voce paura , tristezza e rassegnazione, 《non ha nessun importanza.  Passerà. 》.
《Sai, ho imparato una cosa durante questi anni.》, le spiego,《Ho imparato che ogni cosa, anche la più piccola, che ti tieni dentro ti distrugge lentamente fino alla fine senza pietà. L'unica soluzione è parlare e tirare tutto fuori.》.
Sono brava ad aiutare, ascoltare e dare consigli agli altri, ma non so aiutare me stessa.
《Mi sono innamorata Signorina.》, mi confessa abbassando il capo e iniziando a giocare con le mani.
Mi avvicino a lei e le prendo le mani nelle mie.
《Anche se mi dai una mano con il corsetto o mi porti la cena. Tu per me non sei una domestica. Si, è il tuo lavoro ma per me sei la mia amica. Siamo tutti uguali Miranda.》.
La mia camera la pulisco io, non mi piace che debba pulire qualcun'altro il mio disordine.
《Signorina lei è la persona più ordinata, gentile, buona che io abbia mai incontrato nella mia vita. 》, sorride, ma il suo sguardo è triste,《 E comunque lui non mi guarderà mai.》.
La sua informazione mi fa capire che questo Lui non è un domestico.
《Allora è uno stupido come tutti gli uomini se non capisce quali sono veramente i veri valori della vita.》.
《Non è uno stupido. È lui. Non è colpa sua se lui è nato ricco e io no.》. Mi dispiace vederla così triste.
《È colpa della gente che ancora oggi non capisca che la ricchezza non conta. Etu sei più ricca di lui, questo te l'ho posso giurare.》.
TOC TOC
La nostra conversazione viene interrotta da qualcuno che bussa alla porta.
I miei zii e cugina non può essere. Miranda è qui con me.  Forse sarà un'altra domestica. Penso prima di veder spuntare da dietro la porta i riccioli castagni di Katia.
《Scusatemi per il disturbo,  però volevo sapere come state.》, si giustifica Katia.
Mia zia ha usato la scusa del malessere.
《Se vi vedono qui...》.
《Ho detto che andavo alla toliet. 》, mi informa con un'espressione birichina.
《Perché avete mentito?》, le domando.
《Perché tua zia ha mentito?》.
Non sapevo cosa rispondere o forse non volevo perché sapevo la risposta.
《Voglio rimanere qui con te. Ti prego.》, mi dice forse leggendo qualcosa nel mio sguardo che ancora non avevo espresso a parole.
Guardo Miranda in cerca di aiuto ma lei come riposta ride.
《Non potete. Quando vostro padre vedrà che non ritornate da lui si preoccuperà e poi cosa dirà se vi scopre qui?.》, cerco di convincerla a ritornare dagli altri, dov'è il suo posto perché non è qui con me.
《Non mi dirà niente. E se ti preoccupi che non saprà dove sono ci penso subito a questo.》, esclama prendendo un pezzo di carta e la penna sul tavolo ed inizia a scrivere,《Signorina Miranda potete dare a mio padre questo biglietto senza che nessun altro l'ho legga.》. Detto ciò Miranda ci lascia sole.

Non è Colpa TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora