Venezia

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Dal taxi che lentamente si accostava alla banchina, il Professor Josh Finnes osservava la facciata del palazzo la cui pianta a forma di pentagono seguiva il profilo del Canal Grande, magicamente incastonato nella laguna accanto al famoso Ponte di Rialto. Dopo una lieve scossa dovuta all'approdo, il taxi attraccò, permettendogli di scendere sulla terra ferma. Inclinò il capo verso l'altro e, superando la zona d'ombra del cappello, posò lo sguardo ammirato dei suoi straordinari occhi azzurri sulle finestre e i numerosi marmi consumati dal tempo del Palazzo dei Camerlenghi. Era una vista imponente, una fra le tante meraviglie rinascimentali di Venezia. Quel luogo sacro pieno di storia resisteva da circa quattrocento anni all'inesorabile forza della laguna e dello sprofondamento a cui la città sembrava destinata, senza tuttavia mai rifuggire alla sua mansione attuale: sede del tribunale. Inforcò gli occhiali per proteggersi da un insolito sole primaverile e si fermò per qualche attimo a ripassare mentalmente le fasi della sua visita. Sbirciò l'ora dal suo Baume e Mercier, infilò la mano nella tasca della giacca sartoriale ed estrasse il biglietto da visita. Si avviò a passo deciso verso la porta d'entrata del palazzo dove lo attendeva la donna.
<< Josh Finnes, suppongo? >> gli chiese porgendogli la mano dalle unghia smaltate; un grosso onice risaltava dall'indice destro, incastonato su una vistosa montatura in oro.
<< Sì, piacere di conoscerla. Lei dev'essere la dottoressa Menin>> ricambiò con un sorriso accattivante.
Francesca rimase a guardarlo per qualche secondo, lo sguardo confuso, incerto, come se si stesse chiedendo se l'uomo che aveva davanti fosse lo studioso di storia del Rinascimento italiano, massimo esperto di valutazioni di autenticità di opere d'arte e titolare della cattedra di Storia dell'Arte presso l'università di Harvard. Nel suo immaginario era un vecchio signore occhialuto dalla chioma brizzolata e di media altezza, lontano da colui che in quel momento la stava scrutando con due profondi occhi azzurri. Quando la sovrintendenza dei Beni Culturali e artistici di Venezia aveva predisposto l'autenticazione di alcune opere d'arte Rinascimentali, Francesca si era subito messa in moto per cercare il massimo esperto nel settore. Bello, alto e con indosso un vestito sartoriale di gran pregio, non rappresentava affatto lo stereotipo comune che si aspettava.
<< Ha fatto buon viaggio professore?>> disse cercando goffamente di svincolarsi dall'impaccio iniziale. Non avrebbe voluto che lui si accorgesse della piccola scivolata di stile.
<< Non molto, qualche turbolenza ma nulla di grave>> rispose lui dirigendo verso di lei un mezzo sorriso d'incoraggiamento. Rimasero immobili per qualche secondo prima che lei si decidesse a prendere l'iniziativa e a farsi seguire presso il grande atrio del piano terra.
<< Ci siamo sentiti per telefono e per me è un onore conoscerla di persona, ma soprattutto sono lusingata che abbia accettato di valutare per noi l'autenticità del quadro >> cominciò.
" Mia cara Francesca, tutto ha un prezzo..." pensò, avvicinandosi a lei tanto da poter sentire lo Chanel che indossava.
Josh consegnò il passaporto al corpo di guardia e affiancò Francesca nel percorso verso le scale.
<< Per favore indossi questo>> gli ordinò consegnandoli il pass per gli ospiti << So che potrebbe sembrare una precauzione eccessiva, il palazzo non è aperto al pubblico e le opere d'arte sono custodite al piano superiore in una stanza protetta, e anche se il palazzo non è mai stato preda di furti importanti, sa come si dice... mai essere troppo sicuri>>
<<... E sfidare la sorte >> terminò lui al suo posto. La donna sorrise mentre continuava a camminare lungo il corridoio che portava al piano superiore. Quando Josh fu qualche passo dietro di lei poté osservare nei particolari la figura sottile della donna che aveva davanti: forme sinuose, fianchi stretti, gambe snelle che finivano il loro percorso su un paio di tacchi dieci che la portavano a fronteggiare in pieno i suoi centottanta centimetri di altezza. Non male per una direttrice alle sovrintendenza speciale per il patrimonio storico e artistico.
<< Al piano inferiore c'erano le antiche prigioni, essendo un palazzo di giustizia si tenevano i prigionieri in attesa di processo...>>
Si muoveva algida, facendo ondeggiare la chioma bionda lasciata libera sulla schiena.
<< Al secondo piano supereremo gli uffici...>> la mano con l'anello scivolava, poggiata leggera come una carezza, sul vecchio corrimano.
<< Che splendida vista...>> disse il professore e lei si voltò di scatto. Lo sguardo fino a quel momento mantenuto distaccato si fermò incuriosito sull'uomo accanto alla finestra.
<<Certo che se qualcuno volesse scappare da qui, l'unica via d'uscita sarebbe solo il canale>> constatò guardando il traffico di sotto.
<<Si riferisce ai detenuti?>>
<<E ai ladri>> ammise provocatorio.
Francesca rispose con un risolino.
<< Molti dei quadri, professore, come lei certamente saprà, sono stati portati via nel corso dei secoli, alcuni sono tornati per intercessione dei dogi stessi, ma mai rubati, al contrario alcuni sono ancora dispersi>>
<<Almeno sono serviti a qualcosa>> commentò sarcastico. Francesca lo squadrò accigliata.
<<Mi riferivo ai dogi...>> tenne a precisare <<...Non brillavano certo per la loro intelligenza e venivano scelti di una certa età, in modo che potessero essere facilmente manipolati e che non dessero problemi a chi deteneva il reale potere politico. Insomma delle mezze calzette >>
Francesca lo guardò allibita. Si basava molto su un pregiudizio iniziale, ma quell'uomo esulava da ogni schema predefinito, e l'aveva stupita fin dal primo istante. Tutto ciò che sapeva era che non l'aveva ancora inquadrato bene, l'unico aggettivo che per il momento sentiva di affibbiargli era: indecifrabile.
<< Nel 1505 la repubblica veneziana aveva ritenuto necessaria la formazione di un collegio solenne a cui fossero affidate le decisioni più importanti riguardante specifiche materie>> cominciò la spiegazione storica.
<< Sorvolando le numerose mansioni che i Magistrati avevano>> Francesca decise di proseguire spedita, con l'intenzione di ottimizzare i tempi, tralasciando notizie che presumibilmente dovevano essere già note all'esperto.
<< La più importante era la regolazione dell'intera vita della repubblica e avevano funzioni che raramente comprendevano l'ordine giudiziario>>
Josh le camminava accanto mentre percorrevano le scale per raggiungere il terzo piano.
<< Quando un magistrato terminava la sua permanenza qui, che coincideva con la fine della sua carica forense, regalava al palazzo un quadro con soggetto religioso>> si avvicinarono alla porta di legno e Francesca estrasse un mazzo di chiavi.
<<Qui dentro troverà la maggior parte della collezione di questi quadri, alcuni di essi sono stati trasferiti nel Palazzo Ducale>> entrarono nel grande salone attorniati dai dipinti appesi alle pareti, protetti solo da teche in vetro. Sotto a ognuno vi era il committente e il proprio stemma di appartenenza al casato. Era noto che chi rivestiva quella carica provenisse da nobili famiglie blasonate, per lo più aristocratici con un forte potere economico e politico.
<<Come lei ben sa tutti i quadri sono stati autenticati tranne uno...>>
Bloccò la frase per creare una certa attesa mentre estraeva dalla cassaforte il dipinto.
<<San Michele Arcangelo donato dall'allora Camerlengo de Comùn, ossia il cassiere dello stato nel periodo Aristocratico>> asserì Josh, ammirando estasiato il piccolo dipinto trenta centimetri per cinquanta di dimensioni che Francesca posò sull'unica scrivania nella stanza.
<<Opera insolita come scelta del protagonista, tutti gli altri hanno come soggetto la Vergine o la Crocifissione>>
Josh indossò i guanti prima di porre le mani sulla preziosa cornice.
<< Il committente non era un personaggio qualunque>> osservo Josh mentre fissava con sguardo attento le pennellate, i chiaroscuri e le profondità del colore per risalire con certezza al periodo e alla scuola di provenienza. Si asseriva che il dipinto fosse stato eseguito da Vittore Carpaccio, autore di enormi tele che rappresentavano per la maggior parte episodi storici e non soggetti unici, per giunta arcangeli. Per Luca Vendramino Camerlengo doveva essere stata un ulteriore schiaffo alla società dell'epoca, lasciare come unico ricordo di sè, la rappresentazione dell'angelo più vicino a Satana. Accusato di aver pagato trecento Ducati d'oro a Valentino Federici speziale del re d'Ungheria, in realtà si era spartito la parte non dichiarata con lui e i testimoni che avevano registrato l'atto. La vicenda fu affossata, e col tempo furono fatte sparire anche le prove a suo carico, ma la furbizia e sua la fama di sobillatore e truffatore aveva resistito nei secoli. Josh provava un che di simpatia per quell'ambiguo personaggio, alimentata anche da una certa affinità.
Alzò lo sguardo su Francesca e prima che potesse dirle ciò che pensava le squillò il telefono. Le sorrise pensando all'ottimo tempismo.
<<Mi scusi, devo lasciarla per qualche minuto >> disse in tono preoccupato.
Lo so...
Appena Francesca varcò l'uscita, richiudendo la porta dietro di sè, il professore si guardò attorno. Nonostante la recente ristrutturazione non avevano pensato a un sistema di sorveglianza. Questo perché non si aspettavano furti, sopratutto in una zona accessibile solo a personale addetto e dove la maggioranza delle opere con ogni probabilità erano state eseguite solo dagli allievi delle botteghe. Celò il dipinto in un panno infilandolo con cura nella borsa scambiandolo con la copia perfetta che si era portato dietro. Dopo che ebbe finito, scrutò la copia per qualche secondo, soffermandosi per l'ennesima volta sui particolari affinché nessuno potesse accorgersi dello scambio.
Sentì la porta aprirsi e alzò lo sguardo sulla figura della donna.
<< Dottoressa Menin , ho buone notizie per lei >>

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