Day One

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day one-l'istituto mentale

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Cierra,
Ciao come stai. Spero che tu stia bene,perché io non sto bene. Quando riceverai questo saprai già dove sono. In un istituto mentale.I miei genitori mi hanno portata qui dentro senza un fottuto avviso. Okay,si,forse sarò una suicida,si,forse mi odio,si,forse la mia vita è una merda. Ma non dovevano mettermi in un istituto mentale. Questo posto, ipoteticamente,dovrebbe migliorarmi la vita? Non ho smesso di piangere da quando sono entrata ed ho vomitato due volte. In questo momento,sto aspettando in sala d'attesa,puzza di ambulatorio medico. Sto indossando i vestiti più brutti del mondo,uno di essi è una schifosa camicia da notte che dovresti mettere in ospedale. Oh giusto,io sono in un ospedale. Sono stata abbastanza fortunata per il fatto che mi hanno dato una penna e un foglio per scriverti. Addirittura,non mi hanno dato ne una cartella o un banco o qualche altra merda,quindi sto scrivendo sulle mie gambe ,se ti stessi chiedendo perché la mia schifosa scrittura fa più schifo del normale. Beh,sto per piangere tutta l'acqua presente nel mio corpo. Sto già odiando questo posto e ci sto solo da venti minuti. Mi manca già la mia vita,si fottesse. Non avevo mai pensato di dire una cosa del genere. Porca puttana voglio finire questa schifo di vita. Ma questa qui non è vita - praticamente è un inferno. Odio questa vita dannatamente tanto. Ma ti voglio bene C. Sii forte per me. Solamente perché non sono più forte per me stessa. Ti prego non ti scordare di me - cercherò di uscire da questo posto in un modo o in un altro.

-Vicky

P.s Se qualcuno chiedesse a scuola di me,sono malata. Ho un cancro. Uno o l'altro lascio libertà alla tua immaginazione.

Ripiegai il pezzo carta,tenendolo in modo sicuro sulle mani. Incrociai la gamba destra al di sopra di quella sinistra,cercando di trovare un pò di comodità. Ero seduta su una delle terribili sedie dell'ambulatorio medico - una di quelle che fanno un rumore strano quando ti siedi.Ero nella sala d'attesa dell'istituto mentale.

Non ero sicura di come si sarebbe conclusa qui dentro. È tutta una sorta di confusione. Posso ricordare il momento esatto in cui ero in macchina con i miei genitori ed avevo chiesto dove mi stessero portando. Avevano detto che volevano aiutarmi e quindi avevo pensato che mi stessero portando a fare un'altra terapia di gruppo o da un possibile altro dottore. È tutto uguale - ero depressa,una ragazza suicida che odia la vita e vorrebbe morire. I miei genitori vorrebbero aiutarmi, mandandomi da molteplici dottori e terapisti. Ma ero ancora la stessa persona.

Nel mezzo del viaggio,mia madre si girò verso di me e disse "è per il tuo bene,Vicky". Iniziò a piangere e mio padre prese a consolarla,dandole colpetti sulla schiena e strofinandole la mano sul braccio. Onestamente non avevo una vaga idea su dove stessimo andando; ero confusa ma decisi di rimanere in silenzio.

"Dove stiamo andando mamma?"chiesi finalmente. Non ero una meraviglia.Ma mia madre era tranquilla, togliendo ,di tanto in tanto ,qualche lacrima che cadeva dal suo viso.

"Papà?"chiesi lievemente,sapendo che voleva dirmelo . Ho sempre preferito mio padre a mia madre; mi conosce un pò meglio rispetto a lei.

Ma mio padre mi diede le spalle, tenendo gli occhi diretti alla strada.

"Bene"avevo borbottato,incrociando le braccia.

Il giro durò in tutto trenta minuti,ci fermammo davanti un semplice edificio bianco fatto di mattoni. Rapidamente guardai al di fuori del finestrino per vedere dove eravamo.

Non potevo vedere niente eccetto l'enorme edificio bianco davanti a me.Quando parcheggiammo, saltai fuori dal veicolo e fronteggiai la costruzione, cercando un nome, un'insegna, un qualcosa che mi aiutasse ad identificare il posto. I miei genitori mi seguirono e tirarono una borsa fuori dal portabagagli. Tuttavia, non era solo una borsa. Era la mia. Una che usavo quando viaggiavo. E senza dubbio non era vuota; c'era roba imballata dentro.

Camminavo lentamente dietro ai miei genitori mentre ci avvicinavamo all'entrata- avevo paura di cosa stesse per accadere. E poi vidi un'insegna.

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