34. LA CASA E' DOVE SI TROVA IL CUORE

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DOPO ESSERCI RITROVATI, ed avremmo voluto trascorrere tutta la giornata insieme, io e Bucky passammo gran parte del mattino seduti sul letto a parlare per toglierci dei pesi dallo stomaco.

Tra le lunghe pause e respiri faticosi, Bucky mi raccontò di cosa l'Hydra gli aveva fatto nei dettagli, cose che non mi aveva mai spiegato prima. Mi disse di cosa gli avevano fatto fare e mi descrisse alcune missioni. Tornò così tanto indietro che fino a parlarmi di cosa ricordava degli anni 40 fino a quando aveva salvato Steve dal fiume Potomac.

Nonostante fosse stato difficile vederlo condividere i suoi ricordi traumatici che lo torturavano, era la cosa più commovente vederlo rinvenire ogni volta che diceva qualcosa. Di fronte a me si trovava un uomo distrutto che stava ancora tentando di stare meglio. Mi sentivo come se sapessi tutto e niente su di lui allo stesso tempo.

Condividevo il suo dolore, ma non l'avevo provato con la sua stessa intensità. La sua presenza mi era famigliare, ma non riuscivo veramente bene a comprendere bene le sue espressioni. Sapevo che, nonostante Bucky fosse distrutto in modo forse irreparabile, era forte abbastanza per amare.

Era abbastanza forte per vivere ancora.

E mentre continuammo a condividere le nostre somiglianze tramite le storie, trovammo conforto nelle parole uno dell'altra. Gli dissi di Anya e Denali e dei Kresniks, che lo misero sia a disagio e lo intrigarono allo stesso tempo. Poi gli dissi tutto ciò che mi ricordavo dal mio tempo passato nella struttura Hydra. La tortura, le missioni, il lavaggio del cervello – tutte ciò che a lui era famigliare.

Avevo sempre saputo che eravamo due tessere di un puzzle fatti per lenirci a vicenda. Una volta ero sicura che fossimo entrambi troppo danneggiati per non distruggerci a vicenda.

Ora ero cerca che ci stessimo salvando a vicenda.

La nostra conversazione mutò in un silenzio rassicurante e gli presi delicatamente la mano di metallo ed intrecciai le dita con le sue. Lui inalò duramente per regolarizzare il suo battito cardiaco. Lui chiuse gli occhi ed avvicinò il viso al mio fino a che le nostre fronti si toccarono.

ы подходим" [Ci completiamo] disse in un sussurro quando riaprì gli occhi. "Две обломки, образующие единое целое" [Due pezzi rotti che ne compongono uno intero]

Lo fissai nei suoi grandi coperti dalle sue spesse ciglia, e mi trovai consumata dalla profonda turbolenza che si sprigionava all'interno di questi ultimi, la quale mi travolgeva nel profondo facendomi sentire come se fossimo le uniche persone al mondo.

Improvvisamente bussarono alla porta. Mi alzai dal letto e mi voltai verso la porta, ed incontrai un altro paio di occhi azzurri.

Steve si immobilizzò rimanendo ad occhi sgranati. Ci fu una pausa momentanea in cui assimilammo la presenza uno dell'altra.

"Alaska?"

"Hey Cap" dissi lentamente inarcando le labbra in un sorriso pungente. La sua espressione mutò in una più calma, orgogliosa e sollevata.

Avanzò di un passo verso di me, ed aprì le braccia come per accogliermi in un abbraccio amichevole.

"Ti ci è voluto un po'"

Ridacchiai mentre lo strinsi a me rilassandomi nel suo abbraccio.

"Si, lo so" la mia voce era attutita sul suo petto.

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