#Day 3 (2/4)

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‹‹ Farò in modo che non ti tocchi nemmeno un capello, finché ci sarò io qui. Dovesse costarmi la vita ››
ripensai a quelle parole come se, nella mia testa, ci fosse una sorta di registratore che mi permettesse di sentirle in un loop continuo.
Ero ancora chiusa nel bagno, seduta sulla tazza, ad ascoltare Seven che leggeva chissà quale codice binario.
La sua voce era piacevole da ascoltare, ed il suo tono concentrato, per qualche strano motivo, mi rilassava al punto che mi sarei potuta anche addormentare, ascoltandolo.
‹‹ Oh... uhm? ››
‹‹ Che c'è? ››
‹‹ Oh, no, niente di preoccupante. ››
Non si direbbe. Il suo tono di voce era cambiato di colpo, e quel verso sorpreso la diceva lunga.
‹‹ Anju... chiudo la chiamata. Credo che avrò parecchio da lavorare, e non voglio tenerti tutto il giorno al telefono, quindi... ››
‹‹ Luciel, è tutto okay? ›› domandai, preoccupata. Non mi piaceva quella sensazione allo stomaco, nel sentire quel suo tono di voce palesemente preoccupato per via di chissà cosa avevano visto i suoi occhi.
‹‹ Sì... sì. Oh, questo gattino è preoccupato per il Dio Seven? ›› provò ad ironizzare, sforzando una risatina ‹‹ non farlo, non sono io quello che ha ricevuto dei messaggi da parte di una delle blatte del web ››
‹‹ Uhm? Blatte del web? ››
‹‹ Sì. L'hacker. ››
‹‹ Ma... Luciel, anche tu sei un hacker! ››
‹‹ Io sono una blatta buona! ›› rise, e sta volta sembrò essere una risata più sincera rispetto a prima ‹‹ comunque, sei buffa, Anju. Ti conviene scegliere il nome con cui chiamarmi, o finirai col confonderti! ››
Gonfiai le guance a quella frase. Sì, in effetti, lo chiamavo un po' con tutti i nomi incrociati fino a quel momento, ma non riuscivo a trovarne uno "fisso".
Per me, Seven era il nome generale col quale chiamarlo in pubblico, 707 il semplice nome da chat, e Luciel... beh, Luciel era il nome "privato". Anche se ero già abituata a chiamarlo Seven, generalmente... in effetti era un gran casino.
‹‹ Quale preferisci, tu? ››
‹‹ Dio Seven ›› ironizzò, e ridacchiò poco dopo.
‹‹ Dai! ››
‹‹ Per me è uguale, Anju. Sul serio ››
‹‹ Allora continuerò a chiamarti con tutti i nomi. Non mi confondo, stai tranquillo. A meno che non salti fuori un altro nome... allora potrei pensare di usare quello ››
Rimase in silenzio per qualche attimo, come se fosse spaesato da quell'affermazione.
‹‹ Va bene ›› disse infine, ma non era veramente concentrato sulle proprie parole ‹‹ ora chiudo... ci sentiamo appen – ››
‹‹ Appena hai finito. Non potrai nemmeno messaggiare? ››
‹‹ Ti mancherò così tanto? ›› ironizzò ancora.
Gonfiai le guance, di nuovo, come una bambina capricciosa, prendendomi il mio tempo prima di rispondere a quella domanda. Mi sentii beccata con le mani nel sacco.
‹‹ Lo prendo come un sì? ›› intervenne lui, non sentendo la risposta da parte mia.
Annuii, ricordandomi solo in un secondo momento che lui, fortunatamente, non era in grado di vedere all'interno del bagno.
‹‹ Sì ›› brontolai. Sentii le mie guance prendere fuoco. Ero arrossita come una cretina.
Emise una risatina che, a sentirla così, simile ad un "eheheh", sembrava essere imbarazzata quasi quanto lo ero io.
‹‹ Vedrò di farmi sentire ogni tanto, ma non ti prometto niente. Ora chiudo. Sul serio, però. Più tardi comincio, più tardi finisco. ››
‹‹ Non so cosa tu voglia fare, ma.. in bocca al lupo, Luciel. Sta attento ›› ero veramente preoccupata per lui. Non avevo idea di cosa volesse fare, ma... ero certa, in cuor mio, che non erano cose facili e sicure.
‹‹ Lo sono sempre. A presto ›› e chiuse la chiamata, quasi con fretta, come se non vedesse l'ora di liberarsi di me. Quindi, per oggi, basta Seven?
Sospirai, e poggiai il cellulare sulle mie labbra, tamburellando l'indice sulla cover.
Avevo sbagliato a parlargli dell'hacker, o avevo fatto bene? Magari non era niente di rischioso.
D'altronde, alla fine, non aveva fatto niente di male. Ci aveva solo... rapite e chiuse dentro un appartamento. Okay, sì, forse era abbastanza grave.
Ma, guardando il lato positivo, se non fosse stato per lui ora non avremmo conosciuto i membri della RFA. Alla fine, aveva compiuto un opera di bene. Annuii tra me e me, e decisi, finalmente, di uscire dal bagno.
Non avevo fatto caso, fino a quel momento, della voce di Haruka che sembrava squittire come uno scoiattolo.
Il suo viso era illuminato da sorrisi che le avevo visto fare poche volte nella sua vita, e generalmente erano rivolti ai gatti – randagi e non –, e non al vuoto, come sembrava rivolgerli ora.
Era "seduta" a testa in giù sul divano, col cellulare premuto contro l'orecchio, come se volesse assorbirlo con la pelle, e la testa rivolta al soffitto.
Non ci volle molto per capire che finalmente Jumin aveva mantenuto la sua parola, chiamandola, proprio come mi aveva promesso di fare.
In un certo senso, mi sentii quasi importante, visto che "il signor direttore" mi aveva dato retta. Alla fine a lui non gli rappresentavo niente, eppure...
Scossi velocemente la testa, nel tentativo di allontanare dalla mente quei pensieri.
Dovevo pensare semplicemente che era un gesto di cortesia.
Eppure, in cuor mio... sapevo che non era così. Quella era un'altra prova del fatto che, effettivamente, fossi "lievemente" più presa in considerazione di lei.
Ma non volevo che fosse così. Volevo che fossimo allo stesso livello, in quella scala di valori immaginaria.
Sospirai, ed incrociai le braccia al petto, inclinando appena la testa.
Lei inarcò lievemente la schiena, in modo da potermi guardare, nonostante fosse a testa in giù. Mi rivolse un sorriso, assumendo lo sguardo da "so che qui c'è il tuo zampino". Ma non era arrabbiata. E come poteva esserlo?
Sollevai le spalle, come per dire "e chi lo sa?".
Io e lei avevamo questo modo silenzioso di comunicare, che solo noi riuscivamo a capire.
Come una sorta di connessione mentale. Spesso non c'era bisogno di parlare, per capire cosa stessimo pensando. Anche quando parlavamo via telefono e magari c'erano attimi interi di silenzio, sembrava che riuscissimo a capire cosa stesse passando esattamente nella testa dell'altra.
Era uno di quei "doni particolari" che solo alcune amicizie possedevano.
Feci per camminare, pronta ad andarmi a sedere su una delle sedie per mangiare qualcosa, mettendo il telefono in tasca, e questo squillò.
Cazzo. In effetti non avevo pensato al fatto che probabilmente avevo ricevuto dei messaggi, mentre ero al telefono con Seven. A parte le chatroom perse, ma quelle... beh... pazienza, potevo leggermele con calma mentre mettevo qualcosa da mangiare sotto i denti.
Sbloccai la schermata del cellulare e andai dritta nei messaggi, continuando a camminare. Potevo benissimo fare entrambe le cose... al massimo avrei preso contro qualche spigolo.
Sì, avevo ragione: ne avevo un bel po'.
Fortuna volle che solo entrando nella sezione messaggi, come ogni telefono, potevo vedere il nome e l'anteprima del contenuto, dandomi così la possibilità di scegliere a quel rispondere con più urgenza.

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