Capitolo 5

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<< Quella è la mia maglietta. Che cosa stai facendo ? Ma sei malata ? Percheeeé ? >>
Disse Mirela avvicinandosi sempre di più, con la fila che si spostava ai lati formando un corridoio per lasciarla passare.
Avrei voluto scappare in quel momento. Scappare da tutti e da tutto. Scappare dai miei problemi. (come faccio ancora oggi ) Scappare da me , avrei voluto uscire da quel corpo che non mi apparteneva e non mi appartiene. Ma non era possibile.
Le gambe mi tremavano ma dentro , perché fuori la paura mi trasformò in una statua. Ero immobile e non respiravo, non agivo , non parlavo. Ero là ma non ero là.
<< Cosa.. ho..fatto !!!?>> disse il mio essere interiore molto pentito.
Ma non potevo di certo stare per molto là e allora mi incamminai verso Mirela e con uno sguardo abbassato è molto pentito di tutto( e anche della propria esistenza ) la abbracciai e con una voce tremante le dissi sottovoce all'orecchio:
<< Scusami è tutta colpa mia ..>>
Le passai la maglietta.
Notai che le sue mani cercavano di contenersi. Contenevano ,però , troppa rabbia dentro e quella rabbia si trasformò in un pungo in faccia, giusto sul osso zigomatico. Ero scivolata giù. Quella rabbia diventò in pochi secondi un..calcio giusto in mezzo alla costole. Non vedevo, non riuscivo a capire niente. Sentivo solo le risate di tutti che ridevano così forte che i miei timpani stavano per esplodere. Sentivo il sangue scivolare sulla mia guancia , era caldo.
Finalmente riacquistai la vista.
Erano tutti là ancora a guardarmi. Solo alcuni all'incrocio del mio sguardo abbassavano il loro di sguardo.
Scappai via, scappai.
Già, questa era l'ultima goccia che mi fece esplodere, esplodere dentro.
...Io avevo paura, paura di perderla. Questa paura era diversa dalle altre , questa nasce da una conseguenza. Ecco la conseguenza ,era un bigliettino.
Certo ci sono molti casi di questo genere, anche casi peggiori. Ma pochi l'hanno tenuto dentro per più di 8 anni. Beh vero alcuni stanno zitti anche per tutta la vita ma non giudicatemi perché credetemi è difficile e brucia dentro se lo tieni al chiuso, fai incubi durante la notte, non dormi certe volte solo per paura di rivivere quel incubo. Nessuno ne sapeva qualcosa , solo il mio diario. (Che bruciai per paura che i miei ci ficcassero il naso dentro e leggessero ciò che provavo e ciò che volevo fare.)
I giorni seguenti e per tutta la mia vita ,fino a uno o due anni fa, mi comportai come se fossi felice e forse , pensavo, che un giorno sentirò quella felicità.
Certo che avevo paura di perdere Giulia, mi rendeva felice, mi rendeva umana. Per questo quando ero con lei non facevo altro che sorridere, per non spaventarla, per non farla allontanare dal mio essere interiore che voleva uscire e urlare e piangere.
Volevo liberarmene di quel dolore interno, prendere volo e andarmene. Avevo paura che un giorno lei mi facesse arrabbiare e che io le esplodessi in faccia, facendoli del male, avevo paura che lei scoprisse la vera me, che scoprisse l'essere che è intrappolato in questo corpo. Che scoprisse la mia rabbia. (ero arrabbiata non con gli altri ma con me, con ciò che sono diventata, con ciò che ho fatto , con ciò che non ho fatto. Ero ,e lo sono tutt'ora, arrabbiata con me. )
Ma stranamente con lei andava tutto bene, andava veramente anche troppo bene. Lei mi difendeva dalle risate e dalle prese in giro del mio ex. Lei mi difendeva da ogni cosa mi ferisse. Lei c'era per me. Non ero sola anche se ne avevo l'impressione che lo fossi.

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