Capitolo 1- Il risveglio

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Oggi piove a New Hope, le nuvole nere non lasciano nessuno spazio al sole, anche se è mattino sembra che sia ormai sera. La pioggia batte insistentemente sulle strade, sui tetti, sulle finestre, sta cominciando a darmi fastidio. Sento l'odore dei Pancake provenire dalla cucina, adoro quando mia madre li cucina per colazione. Io intanto continuo a far finta di dormire, non mi va di alzarmi dal letto per ora, penso che ognuno di noi abbia bisogno di quei cinque minuti in più nel letto caldo prima di affrontare una giornata fredda e piovosa. Chiudo gli occhi per assaporare ancora un po' il privilegio del sonno.

- Grace, la colazione è pronta!- urla mia madre

Sbuffo, non ho proprio la forza di iniziare una nuova lotta quotidiana con la vita, queste giornate sono fatte per restare sotto le coperte. Mi siedo sul letto e guardo il vuoto, ho bisogno di tempo per riprendermi dal trauma di abbandonare il mio carissimo giaciglio. Quando rinsavisco mi stiracchio allungando le braccia, ed invoco un lunghissimo sbaglio. Scendo dal letto con tutta la svogliatezza di questo mondo e guardo fuori dalla finestra: lungo le vie bagnate dalla pioggia  noto individui con ombrelli e impermeabili mentre il traffico automobilistico scorre regolare; anche se da un'ora a questa parte le auto si moltiplicheranno provocando un caos assurdo a causa di conducenti intrepidanti a suonare fastidiosi clacson. Di fronte la finestra c'è la caffetteria da Ros, la adoro, e in questo momento ho proprio voglia di una loro crostata, ma ora mi aspetta ben altro, i pancake di mia madre! Il solo pensiero mi incoraggia, quindi mi precipito in cucina dove trovo mia madre con il grembiule che le ho regalato quest'anno per il suo compleanno; è blu, con vari dolci stampati sopra è una scritta che dice "The best mom in the world!", ricordo ancora quanto fosse contenta di riceverlo, aveva un sorriso che le arrivava fino alle orecchie. 

- Buongiorno tesoro! Ecco la tua colazione.- dice mentre mi rivolge il piatto.

 Appena porgo uno sguardo al piatto la mia salivazione aumenta a dismisura e i miei occhi brillano. Si tratta di una torre di pancake ricoperta di cioccolato e panna, e io sto letteralmente mangiando con gli occhi questo spettacolo. Mi siedo al tavolo e divoro il piatto nel giro di 2 minuti. Con la bocca ancora piena fisso l'orologio per capire quanto tempo mi resta prima della scuola.

- Sono in ritardo!- urlo mandando giù il boccone- e comunque, buongiorno mamma! I pancake erano buonissimi- le scocco una bacio sulla guancia e scappo in camera, non pensavo di essermi svegliata così tardi.

Mia madre ride ma non dice nulla mentre io scappo in bagno. Ci metto esattamente 10 minuti per prepararmi, posso farcela, sono le 7.50 e le lezioni cominciano alle 8.10, se corro riesco ad arrivare a scuola in tempo. Non posso far tardi il primo giorno di scuola, sopratutto se si tratta del mio ultimo anno di liceo! Sto indossando le prime cose trovate nell'armadio, una felpa nera, jeans neri e anfibi, con una leggera linea di eyeliner sugli occhi per completare il mio outfit da "ragazza che è in ritardo".  Uscendo di casa non mi sono resa conto che fuori stesse continuando a piovere quindi mi sono dimenticata di portare l'ombrello, ma ormai sono le 8.00  e non posso permettermi alcuna sosta. Corro più veloce di un giaguaro (forse), supero la caffetteria, supero due case e il supermercato, continuo dritto verso un semaforo, è rosso per i pedoni ma me ne frego e continuo a correre. Mentre attraverso con il rosso un auto nera frena a due millimetri da me e impreco contro l'autista di quel veicolo mentre continuo a correre. Con la coda dell'occhio guardo l'uomo alla guida, vedo che è un ragazzo, ma la scuola è più importante quindi continuo a correre, sono quasi arrivata, mancano solo duecento metri.

Alle 8.11 arrivo davanti al cancello della scuola, bagnata fradicia, con il fiatone e la dignità sotto le scarpe. Noto che sono ancora tutti fuori sotto il portico, e mi stanno guardando. La prima figuraccia è stata fatta! Gonfio il petto, alzo le spalle e cammino con aria sicura verso il portico cercando di nascondere la vergogna dalla mia faccia. Mi sento ancora gli occhi addosso di tutta la scuola ma cerco di non pensarci e mi avvicino ad Amanda, la mia migliore amica. Lei è l'unica che probabilmente non mi ha notata quindi decido di sorprenderla abbracciandola da dietro. Fa un piccolo salto per la sorpresa, si gira e mi abbraccia a sua volta.

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