Gelosia e mi dispiace

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13

Non era un segreto per nessuno che la mia famiglia avesse un sacco di problemi di fondo. Purtroppo nel corso degli anni mio padre aveva commesso molti errori e perdonarli tutti non era facile tutt'oggi. Ma oggi è un altro giorno.

Rendi ogni giorno, un giorno nuovo e dinamico. Cambia te stessa, rivoluzionati e dai la possibilità a te ed altri di ricominciare.

Mio padre aveva fatto degli errori ma nessuno di noi si era mai sprecato nel rinfacciarlo alla prima occasione.

Fare una gita così, poteva sembrare banale e stupido, ma non lo era per noi.

Camminavamo sotto il sole e la cosa strana e che ci stavamo divertendo un sacco. Tralasciando le battute squallide di mio fratello.

Vabbè, cosa ci si poteva aspettare da un uomo, se poi questo uomo era Ashton che aveva il QI di un criceto in prognosi riservata.

«Porca troia.» sentì un urlo ed uno tonfo da dietro.

Audrey era appena caduta.

Corsi verso di lei, seguita da Paulo e mio padre che erano avanti con me.

Ashton si fece una risata che fu interrotta da una sberla di mia madre.

Maturo.

«Non riesco ad alzarmi.»disse lei con le lacrime agli occhi.

Molto probabilmente era più dispiaciuta per aver interrotto la nostra prima gita che per il dolore.

Paulo si inginocchiò «Sta tranquilla, adesso mettiamo una bottiglia fredda, la fasciamo e ti porto in braccio. »

Mi venne da piangere per la gelosia.

Sapevo che non c'era niente di male, ma volevo solo per me quelle attenzioni. Mi mancava il modo in cui mi guardava, anche se la maggior parte delle volte lo faceva con supponenza, mi mancava come mi accarezzava il viso o come mi abbracciava sudato dopo una partita.

E la cosa che faceva più male era realizzare che era stata colpa mia. Ero stata io a decidere che era meglio troncare la cosa e lo avevo fatto con codardia, senza consultarlo, senza parlarne, senza sapere se lui fosse d'accordo.

La prese in braccio e lei di aggrappò a lui come le era stato chiesto. Lei avevala faccia schifata, perché non lo sopportava granché, ma sapeva che lui era l'unico che poteva reggere il peso ed una camminata.

Lo guardai con superiorità «Possiamo continuare?»

Lui annuì senza spiccicare parola. Andava avanti così da un mese ormai.

Mi morsi il labbro perché stavo quasi per piangere al pensiero che a breve non avrei avuto nemmeno questo da lui. Sarebbe andato via, dimenticandosi di me, di questo periodo di merda, dei suoi errori e tutto. Ed io sarei solo rimasta lì a guardalo mentre andava avanti, rimanendo bloccata.

Non tutti siamo capaci di voltare pagina nello stesso momento. Io ho i miei tempi e ci sono delle cose che faccio fatica a dimenticare facilmente, quindi non posso chiedere a me stessa di fare un passo così enorme.

Mi voltai ed andai avanti, camminavo dritto e non guardavo più indietro.

Era così che dovevo fare da quel momento in poi: andare avanti.

Lui non poteva essere mio e seppur non volessi lasciarlo andare, dovevo. Dovevo dargli la possibilità di ricominciare senza un peso, perché quello sarei stata. Avrei reso il tutto ancora più doloroso. Potevo vivere senza di lui, non ne ero sicura del tutto, ma ci avrei provato. Per me stessa.

Break - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora